Mario Barresi
Nostro inviato
Palermo. Lsu "paperoni", sussidi ai Pip detenuti, forestali col doppio o triplo lavoro? Poca roba, in confronto al numero di dipendenti inquisiti della Seus, società che gestisce il 118 in Sicilia. Per ben 391 lavoratori, su un totale di circa 3.200, risultano carichi pendenti. Un "bignamino", in salsa siciliana, con dentro un riassunto dei codici amministrativo e penale: qualche assegno cabriolet, guida in stato d'ebbrezza, abusivismo edilizio; un crescendo che arriva a maltrattamenti in famiglia e su minori, fino ad arrivare a vere e proprie carriere criminali con ricettazione, furto, lesioni pesonali, omicidio colposo ed estorsione. Ed è questo l'altro filone delle indagini della Procura di Palermo, coordinate sempre dal sostituto procuratore Leonardo Agueci.
Eppure è stato un colpo allo stomaco - anche per chi ormai, dopo decine di indagini sui reati sulla pubblica amministrazione siciliana, non dovrebbe stupirsi più di nulla - aprire la lettera che lo scorso 10 aprile il direttore generale della Seus, Angelo Aliquò, ha inviato in Procura. Chiedendo una sorta di "Tac" giudiziaria sui carichi di tutto il personale in servizio. Il dato impressionante era stato comunicato anche al presidente della commissione Sanità all'Ars, Pippo Digiacomo, in una nota diffusa ieri dallo stesso deputato del Pd e anticipata nel pomeriggio da LiveSicilia. Una delle cose più strane della vicenda è che nel 2010 la società dispose accertamenti sulla fedina penale dei dipendenti. Risultato? Un minuscolo buco nell'acqua, perché «l'esito di dette procedure di accertamento si è concluso con un nulla di fatto ad eccezione del licenziamento di due soggetti, di cui uno era l'unico ad aver prodotto una dichiarazione veritiera. Tali soggetti furono licenziati in quanto era pendente nei loro confronti, all'atto dell'assunzione, la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici. Per i rimanenti soggetti, da cui risultava un'omissione dei loro precedenti penali nell'autocertificazione da essi fornita, si è proceduto - scrive Aliquò - a presentare in data 24 febbraio 2011 singoli esposti alla Procura di Palermo per il reato di mendacia».
Da quel momento si rompe (ma non si abbatte) il muro di gomma costruito sulle false autocertificazioni dei diretti interessati e le responsabilità di chi, come minino, non ha fatto nulla per controllare. «Dei procedimenti così attivati, 31 sono stati oggetto di richiesta di archiviazione da parte del pm designato alle indagini e la società non ha presentato opposizione. Gli altri - scrive ancora Aliquò -risulterebbero ancora pendenti». E quando dice «gli altri» parla di 95 casi sinora accertati di reati "ostativi", ovvero di gravità incompatibile con il contratto di lavoro in corso.
Un altro precedente, scaturito dall'interrogazione del deputato regionale Stefano Zito (Movimento 5 Stelle) riguarda i dipendenti del Siracusano. In questo caso, lo scorso 28 febbraio, il direttore della Seus chiede una verifica alla Procura aretusea. Risultati? Una notizia buona: «Nessuno dei dipendenti indicati nella suddetta interrogazione ha subito condanne passate in giudicato ad eccezione di uno di questi, per un reato comunque non ostativo alla permanenza nella Pubblica Amministrazione (reato fallimentare) ». E una notizia meno buona: «Alcuni di questi dipendenti, che sarebbero appartenenti al clan Nardo, risultano avere procedimenti penali in corso non ancora definiti per reati vari tra cui, il reato ostativo di usura».
Ieri sera la presa di posizione dell'assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino, secondo la quale l'ennesimo caso «impone certamente di perseverare nella posizione di rigore già assunta dalla nuova direzione a salvaguardia della società e di quei lavoratori, la maggior parte, non coinvolti in procedimenti giudiziari e che con il loro servizio qualificano il 118, importante articolazione del servizio sanitario regionale». L'assessore si dice «stupita» di come, «rispetto alle evidenze acquisite dagli organi societari pro tempore, persistenti già dal 2010, non si sia provveduto ad assumere i provvedimenti consequenziali previsti per legge e che solo oggi tali circostanze vengano poste in rilievo». Stupore e dubbi più che legittimi. Ai quali ora la Procura di Palermo deve dare risposta.
twitter: @MarioBarresi
11 Maggio 2014
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