Le cave accerchiate
Il bacino marmifero locale è condizionato dalle zone Sic e Zps. Sono i siti d'interesse comunitario e le zone di protezione speciale. Il loro perimetro è sempre più insostenibile
Foto lasicilia.it
Le cave di Custonaci sono accerchiate. Tra un piano regionale che non funziona ed un altro, quello forestale, che crea soltanto problemi, il settore del marmo rischia di entrare in crisi. Per gli operatori è già in crisi. Ci sono 200 autorizzazioni per produrre marmo bloccate e le richieste per aprirne di nuove senza una risposta.
Il piano delle cave attende la valutazione d'incidenza, ma c'è un punto che fa da linea di confine. Il bacino marmifero locale è condizionato dalle zone Sic e Zps. Sono i siti d'interesse comunitario e le zone di protezione speciale. Il loro perimetro è sempre più insostenibile perché mette in discussione il rilancio del comparto, che fa 3.000 addetti e oltre 100 milioni di euro di fatturato.
I numeri del marmo di Custonaci vanno completati con l'indotto che è tra i più importanti del territorio. Le soluzioni per invertire la tendenza negativa ci sono ma vanno definite a Palermo. Il governo regionale deve fare la sua parte. Il sindaco Peppe Bica ha lanciato l'allarme, raccolto dal consiglio e confermato durante i lavori di una seduta straordinaria che ha dato il via libera alla costituzione di una unità di crisi.
«La vicenda - ha detto il primo cittadino - va seguita giorno dopo giorno e deve essere supportata da atti concreti. La condizione del settore è sempre più difficile».
Una nuova occasione di confronto sarà quella del prossimo 11 dicembre, quando la quarta commissione dell'Assemblea regionale siciliana farà il punto della situazione con gli assessori alle Attività produttive, al Territorio ed ambiente e ai Beni culturali. Il primo ostacolo da superare è stato indicato dall'onorevole Mimmo Fazio che fa riferimento alle zone Sic e Zps.
«Tale perimetrazione - ha spiegato il deputato regionale - non risponderebbe a reali ed evidenti esigenze di tutele specifiche, ma vincolerebbe a tal punto l'attività estrattiva da mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa delle aziende del settore, con gravissime ricadute negative per l'occupazione».
In precedenza si è fatta sentire anche Confindustria con la sua sezione marmi. I sindacati sono in prima linea per la difesa dei posti di lavoro che potrebbero venire meno in uno dei settori di punta dell'economia provinciale, ma l'ultima parola spetta alla Regione. Il governo Crocetta è chiamato a dettare le nuove linee di sviluppo del settore, che passano, tra le altre cose, dall'aggiornamento del piano regionale delle cave.
Vito Manca
28 Novembre 2013
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