L'intervista. Il monito del presidente dell'Assemblea
Ardizzone: “Finanziaria snella
e cifre certe, legge di qualità”
Giovanni
Ardizzone fa il metronomo. Scandisce i tempi dell’attività parlamentare
senza perdere i contenuti di vista, una cosa che per i comuni mortali è
considerata, tutto sommato, naturale, ma che per il presidente
dell’Assemblea regionale siciliana è una roulette. E’ la pallina che
decide quando e dove fermarsi, non chi la tira o chi scommette.
“L’Assemblea ha un impegno sancito
dalla Costituzione, approvare la finanziaria entro il 30 aprile. Il 9
giugno eleggeremo i delegati per la seduta comune del 18 aprile,
l’elezione del presidente della Repubblica”.
Teme che possano esserci ostacoli, che non si riesca a rispettare la scadenza?
“La condizione necessaria perché si raggiunga il risultato è una sola…”.
Quale?
“Deve essere una finanziaria snella, fatta di provvedimenti, con entrate certe, con la garanzia di spese coperte per legge”.
Dovrebbe essere superflua la sua raccomandazione…
Se lo fosse, ne sarei contento. La
finanziaria non può trasformarsi in una locomotiva con i soliti vagoni,
come in passato. E non solo perché non ce lo possiamo permettere, ma per
una ragione, direi, più nobile: abbiamo bisogno di puntare su una
legislazione di qualità”.
L’esperienza fin qui fatta le suscita pessimismo…
“Ho buoni motivi per essere
soddisfatto dell’attività legislativa fin qui realizzata dall’Assemblea:
abbiamo lavorato bene, sono state approvate due leggi importanti, la
preferenza di genere e l’abolizione delle province. E quel che mi preme
sottolineare è che la sintesi è stata trovata a Sala D’Ercole, nel
Parlamento, come dovrebbe accadere sempre”.
Sulla preferenza di genere sono
piovute critiche aspre, arrivando anche a sospettare che essa
costituisce un favore fatto alla mafia.
“Lo escludo, è semplicemente
ridicolo che ci sia una simile volontà o che la legge agevoli le mafie.
Gli eletti devono semplicemente comportarsi in modo da non avere a che
fare né con i boss né con la zona grigia… La legge favorisce il ricambio
della classe dirigente oltre che dare alle donne una condizione di
parità”.
Il suo partito, l’Udc, presidente, è uscito con le ossa rotte dalle consultazioni elettorali. Avrete fatto mente locale…
“Abbiamo fatto di più, dibattendo le
questioni che ci riguardano. Ci siamo riuniti con Gianpiero d’Alia,
alla presenza di tutta la classe dirigente. Il risultato elettorale non
rispecchia affatto la forza dell’Udc, abbiamo pagato la scelta di
sostenere Mario Monti, facendo prevalere il senso di responsabilità.
Siamo sereni e fiduciosi, vedremo alle amministrative entro breve che è
stata una parentesi, abbiamo pagato l’appoggio al presidente Monti”.
Lo stallo romano la preoccupa, presidente?
“E come potrebbe non preoccuparmi,
mi auguro che il Paese abbia un governo e che si trovi una sintesi nel
Parlamento. Governo di scopo, di minoranza, del Presidente. Non sono le
etichette che contano”.
E’ una crisi senza precedenti.
“Forte voto di protesta, sappiamo
dove è andato, ma oggi i cittadini chiedono stabilità. Il voto di
protesta è servito a tutti, i partiti non avevano contezza di quanto
forte fosse l’antipolitica. Ora è sotto gli occhi di tutti quel che
succede affidandosi all’antipolitica…E’ solo con la politica che si
possono salvare le istituzioni”.
07 Aprile 2013
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