06 marzo 2013

LA MALAGESTIONE DI MEGARA HYBLEA


La malagestione di Megara Hyblea

Unico caso in Sicilia: solo quattro visitatori al giorno. Lo storico Giansiracusa: «Manca una visione globale»

Uno scorcio di megara hyblaea scoperta dagli archeologi francesi 
Vallet e Villard, oggi a due passi dalle industrie
foto lasicilia.it


Isabella Di Bartolo
Un territorio dalle potenzialità inespresse. Quello megarese è un luogo che custodisce siti archeologici ma anche beni architettonici di epoche varie, di grande rilevanza. Eppure, come mostrano i crolli recenti, i restauri infiniti o mai partiti e la mancata valorizzazione di beni unici, Augusta necessita di una gestione del suo patrimonio «illuminata».
L'esempio più eclatante è certo Megara Hyblea. Nonostante gli sforzi profusi dalla direzione del Parco archeologico (che si occupa anche delle aree di Leontinoi e Pantalica), il sito è fuori dai circuiti turistici. Poche le indicazioni per raggiungerlo, assenti i trasporti, inesistente la promozione da parte degli enti pubblici. E così il sito è in oblìo.
Lo testimoniano, in primis, i numeri: quattro visitatori al giorno in media. Quattro euro il costo del biglietto, due euro quello ridotto e un euro per chi risiede in provincia: vista la media dei visitatori, l'introito è minimo.
«Facciamo del nostro meglio - dichiara Maria Musumeci, direttrice del Parco archeologico - sebbene con pochissime risorse a disposizione. Nel 2011, per esempio, abbiamo promosso il sito nell'ambito della "Settimana della cultura"; agevoliamo le visite con le scuole e le associazioni come SiciliaAntica o Legambiente. Cerchiamo di fare di più anche insieme con la scuola francese con cui abbiamo una costante collaborazione anche per la pubblicazione di studi e ricerche».
Tuttavia, la buona volontà non basta. Servono soldi per pagare la manutenzione, liberare il sito dalle sterpaglie, assicurare gli stipendi ai custodi e, dunque, renderlo fruibile. L'assenza di fondi ha fatto sì che il progetto dell'Antiquarium restasse sulla carta: il piccolo museo che la Regione avrebbe voluto allestire nell'area archeologica è bloccato perchè non ci sono abbastanza finanziamenti. La direttrice propone poi una soluzione per la pulizia del sito, costantemente invasa da erbacce: un protocollo con la forestale che, di recente, ha ripulito l'area.
La mancata valorizzazione del sito «simbolo» della zona megarese fa rima con le altre carenze in termini di gestione. Dal castello Svevo a rischio crollo al convento di San Domenico il cui restauro è iniziato nel 2006 e poi bloccato. E ancora, ai forti della città megarese. «Quelli di Garsia e Vittoria - dichiara lo storico Paolo Giansiracusa - creati a protezione di due isolotti che svolgevano una funzione strategica nel sistema difensivo della costa orientale siciliana. Uno dei duie fortilizi, con investimento di ingenti somme, è stato recentemente restaurato ma, come al solito, non ne è stata individuata la funzione. Ciò significa che la ristrutturazione seguita sarà quanto prima destinata a perdersi. Dalle nostre parti non è ancora passato il principio secondo il quale il restauro strutturale deve sempre essere accompagnato da quello funzionale. Senza l'orginaria manutenzione, senza la costante vigilanza dell'uomo ogni opera è destinata a perdersi. Si provveda dunque ad assegnare i fortilizi a privati che ne possano garantire la fruibilità e la manutenzione ordinaria».
Ancora, la perimetrazione e la salvaguardia degli edifici storici della città. «Molti palazzetti del periodo barocco e dell'età liberty, anche in pieno centro - aggiunge il professore Giansiracusa -, sono abbandonati e destinati a subire i danni dell'obsolescenza naturale. Occorre una ricognizione immadiata del patrimonio e un urgente intervento di tutela. In caso contrario si continuerà secondo il barbaro sistema che dagli anni sessanta agli anni Ottanta ha comportato la demolizione di edifici storici sostituiti da orribili edifici in ferro cemento; il tutto accanto alle chiese barocche e a ridosso dei fortilizi rinascimentali. Ad Augusta è mancata e manca una visione globale del problema; tale carenza si esprime con grande evidenza nei disastri architettonici in corso».

05 Marzo 2013




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