Bilancio, legge di stabilità, tagli, abrogazione delle Province: parla il presidente dell'Ars
Ardizzone: «Così sperimenteremo in Aula il modello Sicilia»
Il Presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone
foto lasicilia.it
Lillo Miceli
Palermo. Palazzo dei Normanni si prepara ad affrontare il tour de force per l'approvazione del Bilancio 2013 e il disegno di legge di stabilità, entro il 30 di aprile, giorno della scadenza dell'esercizio provvisorio. Per l'Ars, presieduta da Giovanni Ardizzone, si tratta di un vero e proprio "battesimo", considerato che finora sono stati affrontati dall'Aula pochi provvedimenti, anche a causa dell'interruzione dell'attività parlamentare per la campagna elettorale per il rinnovo di Camera e Senato. Ma già fin dalla prossima settimana dovrà essere sciolto il nodo delle elezioni provinciali.
Presidente, per l'Ars comincia adesso un periodo di lavoro piuttosto intenso.
«Dall'insediamento, avvenuto a dicembre, a parte i pochi disegni legge approvati, abbiamo dato molto spazio all'attività ispettiva. La sessione di bilancio sarà la "prova del fuoco". Ho chiesto al governo, ed in questo ho trovato la massima disponibilità dell'assessore all'Economia, Luca Bianchi, che venga proposta una finanziaria asciutta, per evitare di aumentare le spese. Per quanto mi riguarda, non saranno ammessi emendamenti dell'ultima ora e non saranno accettate spese senza la relativa copertura finanziaria. Eviteremo così impugnative da parte del Commissario dello Stato».
Però, le tentazioni sono sempre dietro l'angolo. Nella recente campagna elettorale chissà quante promesse saranno state fatte.
«Mi auguro che in primo luogo sia il governo a dare l'esempio del rigore e, poi, i parlamentari. In ogni caso, non possiamo ridurre l'attività legislativa dell'Ars solo all'approvazione della finanziaria. Dobbiamo affettuare un vero decentramento delle competenze agli enti locali e lasciare alla Regione il ruolo della programmazione».
Effettuare riforme non sembra facile, come dimostra l'immobilismo della Commissione affari istituzionali dove non c'è accordo sul rinvio delle elezioni provinciali, anche perché c'è chi vorrebbe abolirle e chi, invece, potenziarle.
«In conferenza dei capigruppo è stato deciso che entro il 6 marzo la commissione avrebbe esitato una norma o per il rinvio delle elezioni provinciali o per l'abrogazione delle Province o per la loro riforma. Mercoledì prossimo, se ciò non accadesse, porterò in Aula uno dei nove disegni di legge già presentati e su quello si aprirà il confronto. E sarà li che si sperimenterà per la prima volta il "modello Sicilia". Le Province si possono anche lasciare, ma dando ad esse tutte le competenze intermedie che negli anni sono stati affidati ad altri enti sovraccomunali. Volendolo le competenze sono già previste dalla legge 9 del 1986, mai attuata. Comunque, io sono per l'elezione a suffragio diretto».
Ciò che lei dice implica un serrato lavoro e la costante presenza dei deputati in Aula. Invece, come hanno illustrato fotograficamente i grillini, molti pur risultando presenti non partecipano alle sedute.
«Non bisogna enfatizzare questi episodi, perché ogni parlamentare esercita il proprio ruolo, anche non partecipando alle votazioni. Comunque, ho avuto modo di apprezzare i deputati del M5S, sono meglio del grillismo. Sono sempre propositivi, non si sono fermati alle proteste».
Le elezioni politiche non hanno sorriso al suo partito, l'Udc. Ripeterete l'alleanza con Monti alle prossime amministrative?
«Penso che siamo vincolati alla Regione siciliana, ma nelle singole città, giacché si vota in importanti capoluoghi di provincia come Catania, Messina, Ragusa e Siracusa, bisognerà fare un ragionamento sui programmi».
Si riparte dall'alleanza con Pd e Crocetta?
«Se vuole sintetizzarla così... ma nelle singole realtà si possono coinvolgere altre forze».
A che punto è la spending review dell'Ars?
"Abbiamo ridotto i trasferimenti ai gruppi parlamentari, senza aggrapparci alle prerogative statutarie. Adesso ogni parlamentare ha un contributo di 2. 400 euro mensili, arriveremo a 5 mila euro l'anno per un risparmio di 11 milioni l'anno di euro; abbiamo ridotto anche le indennità dei dipendenti che sembravano intangibili. Stiamo riflettendo sul rinnovo del contratto per la gestione del call center che costa 2, 4 milioni di euro per tre anni. L'ipotesi è quello di gestirlo con risorse interne, mantenendo la stessa qualità del servizio».
Presidente, ci sono le categorie più deboli che rischiano senza assistenza per mancanza di risorse; i precari deli enti locali con i contratti in scadenza; i forestali che rischiano di perdere giornate lavorative.
«I forestali, secondo me, dovrebbero lavorare 365 giorni l'anno, magari affidandoli alle Province, perché tra salario, indennità di disoccupazione e malattia costano alla comunità come se fossero assunti a tempo pieno. Tanto vale farli lavorare e svolgere funzioni utili come quelle che una volta erano affidati ai "cantonieri". Non possiamo certo licenziare, dopo 20 anni, i precari degli enti locali. Bisogna aprire un tavolo con il governo nazionale, pur nel rispetto del Patto di stabilità. Soprattutto, bisogna dare prospettive ai giovani che se ne vanno dall'Italia. Per rendere appetibile la Sicilia, bastano le zone urbane franche? Credo, che bisogna fare di più».
02 Marzo 2013
Presidente Giovanni Ardizzone, partiamo da un presupposto non indifferente, il Presidente Crocetta appoggiato dall'Udc e dal Pd ha vinto le elezioni senza avere una maggioranza parlamentare, però di fronte a questo tipo di provvedimento (forestali) penso che nessuno si tirerà indietro, adesso urgentemente bisogna dare risposte, non a parole ma con i fatti! La campagna elettorale è finita. Se realmente ci sono le condizioni per essere stabilizzati, non bisogna perdersi in un bicchiere d'acqua come in passato, bisogna invece accellerare l'iter affinchè la proposta arrivi in aula prima che sia troppo tardi. Presidente lo sà cosa temo? L'ennesima bufala! Sì, perchè in questo momento si è aperta una frattura proprio sulla riforma delle Province e che sta diventando un caso, l’Udc è da sempre per l’abolizione degli enti regionali mentre il Presidente Crocetta ha più volte ribadito di voler avviare i consorzi fra comuni delegando molte funzioni regionali alle strutture che nascerebbero. Cosa voglio dire? Che quando si litiga ognuno fa le proprie proposte senza che queste vedano la luce. Questo è il mio punto di vista. O nelle province o nei consorzi o nei boschi o nei comuni: noi vogliamo solamente lavorare! Adesso però SBRIGATEVI.
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