11 giugno 2012

NIENTE SCONTI PER QUEI IMBECILLI CHE DISTRUGGONO LA NATURA




Ferito a sangue il polmone verde delle Masse Guai a sottovalutare il "segnale", si ricordi l'estate del 2007! Il sindaco: linea durissima contro i responsabili



Lucio D'Amico
Linea durissima contro chi appicca il fuoco. Il sindaco Buzzanca lo ribadisce: «La mia è stata l'amministrazione che, dopo decenni, ha dotato il Comune dell'indispensabile Catasto degli incendi e già dal 2010 è in vigore l'ordinanza per prevenire i roghi. I responsabili dell'ennesimo attentato all'ambiente, alla sicurezza e alla pubblica e privata incolumità non devono farla franca». All'indomani del devastante incendio, si contano i danni nel territorio collinare della zona nord. Le Masse, che assieme a Curcuraci e a contrada Marotta sono state definite la "Svizzera di Messina" per la bellezza e la salubrità del paesaggio, sono state colpite al cuore. Ettari ed ettari di terreni boscati e di macchia mediterranea sono stati ridotti in cenere. Il bilancio avrebbe potuto avere dimensioni ancor più drammatiche e si potrebbe dire che è andata bene, con i "soli" due edifici andati distrutti e i sette feriti lievi (tra cui due vigili del fuoco ustionati). Ma, invece, non è andata per nulla bene. Un incendio di tali dimensioni, a inizio estate, è un bruttissimo segnale e bisogna intervenire subito, con tutti i mezzi e le forze disponibili, per assicurare alla giustizia chi ha commesso l'odioso reato e per scongiurare che la prossima stagione sia simile a quella di un anno "maledetto come il 2007"
Facciamo, per un momento, un salto indietro di cinque anni. Era addirittura maggio quando furono segnalati i primi roghi sulle colline. Nessuno ci fece caso, sembrava "routine". Poi, gli episodi si verificarono anche a giugno, ma anche allora non ci furono reazioni adeguate, giustificandosi dietro la difficoltà di controllare un territorio vasto, in lunghezza e larghezza, come quello del capoluogo dello Stretto. Il luglio del 2007 fu semplicemente terrificante: a sud e a nord, migliaia di ettari di bosco e di superficie agricola furono inghiottiti dalle fiamme, il questore di allora, Santi Giuffrè, parlò di una vera e propria «offensiva criminale» e il sindaco Genovese chiese addirittura lo stato di calamità.
I più avveduti e saggi cominciarono a lanciare l'allarme: l'erosione del suolo, si disse, dopo gli incendi diventa cento volte maggiore. «Il rischio alluvioni – scriveva la Gazzetta – è sempre in agguato ma nei prossimi mesi lo sarà molto di più. Gran parte della cortina di verde che protegge la città è sparita. Gli esperti possono spiegare benissimo cosa significa l'alterazione chimico-fisica dei suoli, la diminuzione della capacità di infiltrazione, la riduzione dei tempi di corrivazione, cioè tutto quello che concorre al dissesto idrogeologico. I terreni perdono plasticità, porosità e coesione, non sono in grado più di trattenere nulla, almeno fino a quando non si ricostituirà la copertura vegetale, non prima di 2-4 anni. Incendiare significa togliere stabilità ai sistemi naturali, provocare frane e smottamenti, cambiare perfino le condizioni di piovosità locale con ingentissimi danni alle coltivazioni e alle risorse paesaggistiche e turistiche». Era il 18 agosto 2007, il giorno del disperato "sos": «S'intervenga subito per prevenire altri disastri». Il 22 agosto, 96 ore dopo, la tragedia di Patti: le fiamme assassine che stroncarono sei vite tra coloro che avevano deciso di trascorrere una tranquilla giornata di festa all'agriturismo "Rifugio del falco". Poi, nell'ottobre di quello stesso anno un inequivocabile campanello d'allarme: il fiume di fango sceso su Giampilieri, con serissimi danni ma fortunatamente senza provocare vittime. Ma un territorio indebolito è come un organismo privo di difese naturali: il morbo è in agguato. E così anche la tragica alluvione dell'ottobre 2009 può essere direttamente collegata a quanto accaduto in quell'estate di fuoco del 2007.
Ecco perché oggi non è consentito il "peccato di sottovalutazione". Dietro gli incendi, vi sono precisi interessi criminali che vanno contrastati con la stessa fermezza che si rende necessaria nei casi di atti terroristici o di intimidazioni mafiose. Niente sconti per nessuno.


11 Giugno 2012




A proposito di quel maledetto 2007.
Qualcuno ha sospettato che potevano essere proprio i lavoratori forestali a distruggere quei polmoni verdi. Ma come si fà ad accusare una categoria che per la difesa dei boschi rischia anche la vita?

I piromani vanno condannati con la massima pena. 
Chiunque esso sia!!!


Ecco cosa si è detto:





La categoria dei forestali rimanda al mittente tutte quelle insinuazioni che si sono fatte e, che purtroppo si continuano a fare. Se poi qualche nostro collega IMBECILLE viene colto con le mani nel sacco, bisogna radiarlo definitivamente dal servizio che presta.

 I forestali amano il proprio lavoro

Uno studio canadese ha dimostrato grazie ai molteplici ecoservizi che un semplice albero di media età, in città o in campagna, fornisce alla società umana riduzione dell'inquinamento, ospitalità alla fauna, difesa da erosioni o alluvioni e, soprattutto ossigenazione e frescura.
Provare per credere: basta spostarsi, in una torrida giornata estiva, da una strada cittadina ornata di solo asfalto e cemento, ad un viale ombreggiato da frondosi alberi. O entrare, per una volta, in una vera foresta. Viene dai  boschi l'ossigeno per la terra sofferente.
Incendi boschivi .org


PER QUESTO I FORESTALI AMANO IL PROPRIO LAVORO

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