La selva dei forestali
Si adeguano a questo sistema anche tutte le sigle sindacali, che hanno raggiunto il loro obiettivo principale, che è quello di assicurare occupazione (anche se precaria), incassando però, oltre all’1% della trattenuta sindacale sul compenso di ciascun operaio, anche quella sull’indennità di disoccupazione corrisposta dall’Inps agli operai che, se ‘malauguratamente’ fossero assunti… verrebbe meno. E non si tratta di bruscolini.
Mantenere lo status quo, in fondo, conviene a tutti: politica, sindacati e pure agli operai (soprattutto a coloro che, eventualmente, si ‘arrangiano’). Così come trovare i fondi per continuare a far girare una ‘giostra’ che ruota in senso inverso agli interessi dei cittadini e dell’ambiente.
L’ultima soluzione del governo regionale siciliano perché tutto cambi affinché nulla cambi, è quella di utilizzare 200 milioni dei fondi Par Fas (la stessa somma che doveva essere utilizzata per la super strada Catania-Ragusa).
I soldi, che non dovrebbero essere impiegati per spese correnti (ma sono ‘giustificati’ da estemporanei progetti di riforestazione), però, concretamente, non sono arrivati. E se ‘vanno in fumo’ i fondi Fas, e quindi i forestali restano senza stipendio e lavoro, si rischia di vedere ‘andare in fumo’ quel che resta dei boschi siciliani che, secondo una ‘innovativa’ stima, arriverebbero a circa 500mila ettari in quanto viene computata come ‘bosco’ qualunque copertura vegetale anche non arborea.
«Quella che manca – spiega Cavarretta – è una nuova politica forestale siciliana». E questo ha portato alla «sostituzione della classe dirigente di forestali esperti con una classe di non forestali». Secondo l’ex dirigente forestale – che lamenta come siano state trascurate in Sicilia specie nobili come la sughera e le sugherete che davano, un tempo, lavoro ad oltre 300 aziende: «da anni la politica forestale non guarda al recupero della produttività ed economia dei boschi, tant’è che intere aree boscate mature sono state tagliate lasciando a marcire sul terreno tutti i tronchi».
Nessuna critica viene mossa agli operai ai quali, peraltro, nonostante il decremento delle aree boschive, è stato, negli anni, innalzato il monte ore: sono troppi (anche se il loro impiego ha consentito la ‘sopravvivenza’ dei centri montani a più alta criticità abitativa che altrimenti sarebbero disabitati) e sono impiegati non adeguatamente. «Alcuni potrebbero fare altro. Potrebbero – dice Cavarretta – essere impegnati nel verde urbano, cimiteriale e nel verde in genere».
Nessuna critica anche al Corpo forestale che «ha salvaguardato sempre i boschi». Di recente il docente universitario ha presentato al governo regionale un piano di ricostruzione boschiva che assicuri l’ampliamento e la salvaguardia del lavo-ro, ma anche la redditività della produt-tività legnosa utilizzando, ad esempio, specie arbustive e legnose, come biomassa, per esclusiva produzione a scopo energetico. «I forestali – tiene a precisare il dirigente del Corpo forestale della Regione Siciliana, Pietro Tolomeo – sono solo quelli che appartengono al Corpo, sono dipendenti regionali e sono circa mille, e poi ci sono 7200 contrattisti addetti al servizio antincendio boschivo; gli altri 19mila, sono operai, contrattisti a tempo determinato dell’azienda foreste».
Una precisazione, quella di Tolomeo: «per evitare le confusioni che vengono sempre fatte quando si parla di forestali». Sull’anomalia delle promozioni nel suo ‘esercito’, Tolomeo - dopo aver raccontato, con una certa soddisfazione, di aver respinto un assalto di Striscia la notizia perché «al di là dei gradi, il decreto di attuazione è chiaro nell’imporre loro di svolgere qualsiasi funzione sia necessaria» – spiega che è normale che sia accaduto: «Il più giovane dei miei uomini ha oltre 30 anni di servizio perché è entrato in Regione nel 1984. La loro situazione, comunque – assicura – sarà normalizzata entro un anno».
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