Coldiretti promuove i “buoni lavoro” e boccia gli agricoltori in sciopero
Chiara Sirianni
Per i sindacati di categoria la riforma del lavoro getta il settore agricolo nel precariato. Coldiretti invece vede il bicchiere mezzo pieno: «Contrastano il mercato nero».
I voucher comprendono una copertura assicurativa e previdenziale e non sono soggetti a ritenute fiscali. Lo scorso anno, secondo Coldiretti, su 20,3 milioni di “buoni lavoro” contabilizzati dall’Inps un quarto è stato utilizzato dagli studenti, che alle vacanze al mare o in montagna hanno preferito un’attività remunerata di raccolta della frutta nei campi. Il periodo di maggiore impiego di manodopera giovanile coincide con la pausa scolastica e universitaria: duecentomila giovani dai 16 ai 25 anni si sono mossi per pagarsi le vacanze o l’affitto. Si va dalla raccolta di pesche nella provincia di Cuneo ai pomodori e alle cipolle in Campania, passando per le mandorle in Sicilia e la frutta in Emilia Romagna e Veneto. Ciascun voucher è comprensivo dei contributi ed è acquistabile dal datore di lavoro a 10 euro (e in multipli da 20 e 50 euro) ed è rimborsabile al lavoratore per 7,50 euro netti. Il Veneto continua a mantenere il primato fra le regioni che maggiormente utilizzano i voucher, con il 16,5%, seguito da Lombardia (13,8%), Emilia Romagna (12,8%) e Piemonte (11,9%).
Ora, con la riforma Fornero, la possibilità di usare i voucher viene liberalizzata. Secondo i sindacati il rischio sociale è altissimo: «Se passasse questa norma, tutti gli stagionali agricoli potranno essere pagati con un buono da incassare alla Posta e con un colpo di spugna saranno cancellate le conquiste sindacali di 50 anni. Diciamo no a questa barbarie» ha dichiarato Stefano Mantegazza, il segretario generale della Uila. Più cauto Augusto Cianfoni (Fai):«Dobbiamo frenare l’inondazione di voucher in agricoltura. Siamo convinti della buona fede del ministro Fornero che ci ha assicurato la volontà di limitarne l’uso, ma per come è scritta la legge è un vero cavallo di Troia. In Parlamento lavorano lobby che tendono a liberalizzarne l’uso. Bene la semplificazione, ma non così».
Secondo Coldiretti, invece, questo allarmismo è eccessivo. Anzi c’è molta soddisfazione, visto che l’ultima versione del testo della riforma, quella approdata in Senato, ha recepito una richiesta avanzata dall’organizzazione agricola: l’esclusione dei contratti agricoli dai costi aggiuntivi dell’1,4% sul lavoro a tempo determinato. Un risultato importante, dato che interessa l’83 per cento dei lavoratori in agricoltura, come riconosciuto dallo stesso decreto 368/2001. E il meccanismo del voucher? È buono o cattivo? «Ha portato risultati estremamente positivi, contrastando il fenomeno del lavoro nero e dando la possibilità a studenti, casalinghe e anziani di integrare il proprio reddito in piena trasparenza» precisa Romano Magrini, responsabile politiche del Lavoro di Coldiretti. «Il sindacato sciopera, ma i fatti parlano chiaro: la possibilità di estendere i voucher a tutte le figure professionali esiste dal 2008, per le imprese di piccole dimensioni».
E il mercato non è si affatto destrutturato: «Al contrario, abbiamo registrato un aumento delle giornate lavorative in quasi tutte le regioni che li hanno utilizzati. Il che dimostra la bontà del sistema». Hanno torto le sigle sindacali che prospettano, in sintesi, l’abolizione del lavoro dipendente? «Intendiamoci: se i datori di lavoro abusassero dello strumento dei voucher, il rischio c’è. Ma fino a ora non è mai successo. La riforma non vuole stravolgere, bensì completare il mercato del lavoro».
12 Maggio 2012
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