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dal già Commissario Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana
Enzo Crimi
Per qualsiasi incendio boschivo chiamare il 1515 del Corpo Forestale della Regione Siciliana (Emergenza Ambientale). "Pro Natura Opus et Vigilantia"
Testo a cura di Enzo Crimi – già Commissario Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana, saggista, divulgatore ambientale e naturalista, esperto di problemi del territorio.
Temperature da record in rialzo un pò ovunque in Sicilia e al sud in generale e super ondate di caldo che rendono l’aria irrespirabile. In questi giorni la Sicilia, investita dal grande caldo, è in ginocchio ed è cresciuto anche l'allarme incendi e le fiamme ripropongono la loro devastante avanzata, che sta divorando ettari di verde in ogni parte della Sicilia. Migliaia di ettari di superficie boscata, agricola, a pascolo e incolta, animali selvatici carbonizzati, intere coltivazioni e attività commerciali danneggiate, residenti sfollati, danni per centinaia di milioni di euro. La virulenza del fuoco ha causato anche un grave depauperamento alla biodiversità animale e vegetale dei luoghi. Aiutati da aerei ed elicotteri antincendio, sono centinaia gli uomini del Corpo Forestale, Vigili del Fuoco, volontari e decine i mezzi antincendio impegnati sui fronti degli incendi, dunque, un inferno di fuoco virulento che non poteva essere bloccato dato che si é messo in campo tutto ciò che si aveva per contrastarlo. L'origine di questo disastro potrebbe essere dolosa o colposa, tuttavia, dietro alle fiamme c'è sempre la mano volontaria o involontaria dell'uomo, un uomo consapevole o inconsapevole del dramma e della catastrofe ecologica connessa al crepitio delle fiamme, un uomo che si chiama “incendiario” e non piromane, come spesso viene chiamato, anche da giornalisti e persino da alte personalità Istituzionali. La piromania è una grave patologia che statisticamente non influisce nel fenomeno. Seppur caparbiamente affrontati dai valorosi operai forestali del contingente antincendio regionale, gli incendi stanno devastando ancora gran parte del nostro territorio siciliano. Tuttavia, pretendere di agire sempre e comunque con un intervento risolutivo e rapido non risolve il problema di quei pochi terribili giorni in cui si sviluppano simultaneamente decine di incendi che sfuggono alla capacità di controllo della migliore struttura di attacco. Gli uomini del Corpo Forestale della Regione Sicilia, che ha una competenza specifica su questo tipo di reati, effettueranno gli accertamenti specifici per tentare di risalire alle cause e ai responsabili di questa immane tragedia che rappresenta una grave piaga per la nostra Sicilia che torna puntualmente alla ribalta ogni estate.
Ma non c’è proprio nulla che si può fare per evitare il disastro ciclico degli incendi di vegetazione? Non è proprio così e forse questi scempi si sarebbero potuti evitare o quanto meno mitigare se solo si sarebbe fatta prevenzione attraverso il monitoraggio attivo del territorio, infatti, dove ci sono attività preventive, gli incendi calano drasticamente. Insomma, quando i nostri governanti capiranno che gli incendi sono oramai una guerra che bisogna combattere con la PREVENZIONE e la soluzione non si trova in estate? E’ giunto il momento di cambiare il solito paradigma, ovvero, incendi e solita caccia all’incendiario di turno, tralasciando il vero problema che è la messa in opera di idonee opere di prevenzione prima di ogni estate. L’incendio di vegetazione è un fenomeno tanto semplice quanto complesso e ostico, che certamente interessa tutti i paesi mediterranei ed in particolare il nostro territorio nazionale e per la sua complessità, più delle volte, non è visto ed interpretato nella sua giusta dimensione e drammaticità, sia nella trattazione diretta che nell'esposizione dibattimentale, attraverso i mezzi di informazione. Questi, archiviato il momento storico relativo all'accaduto e alla sua repressione, non ne curano l'approfondimento, inteso come motivo di ricerca dei sistemi di lavoro, dei mezzi sempre precari, degli uomini insufficienti, delle attrezzature obsolete, delle vaste aree interessate al fenomeno e delle loro fragili dinamiche, del rispetto civico del territorio e cosi via.
Nell'immediatezza dell’evento, ci siamo oramai abituati a leggere e sentire sui giornali, in radio e televisione, le varie opinioni e i pseudo rimedi riguardo gli incendi boschivi, come se le battaglie del fuoco possano essere vinte con la cultura logorroica della parola sterile. Con scarsa proprietà di linguaggio e competenza tecnica, in questo teatrino, sono tutti presenti, quasi facessero a gara: mass-media, associazioni, accademici, gente comune e persino qualche saccentone appartenente alle Istituzioni incompetente in materia e interpellato solo per la carica politica detenuta. Tutti a volere spiegare le cause e i perché di questo grave dramma che puntualmente ogni anno colpisce la collettività, certamente non solo isolana e nazionale. Tutti coinvolti appassionatamente nell’arte dell’apparire e in cerca di visibilità mediatica, tentano di rappresentare goffamente la tematica antincendio con argomenti e parole vane e vuote. Tutti tuttologi ed esperti del settore, tutti preoccupati ad elargire colpe agli altri, tutti ambientalisti e detentori di sapienza e non meglio specificate soluzioni, tutti sempre pronti a criticare e forse mai scesi in campo in modo diretto ad operare per il bene comune contro l’angoscioso fenomeno. Io non credo che la stragrande maggioranza di questi soggetti si sia mai trovata coinvolta in quei momenti di caotica tensione, nello spegnimento di incendi boschivi, sia stata interessata all’esposizione dei rischi che questi comportano per gli operai Forestali antincendio e personale in divisa del Corpo Forestale. Non credo che questi soggetti si siano trovati mai a spegnere un incendio e abbiano mai sentito il fumo acre stringergli la gola e non penso che abbiano mai percepito il crepitio e l’energia delle fiamme accalorargli o peggio bruciargli la pelle. Non credo abbiano mai provato la sensazione che l’acqua non possa placare la sete o cercare rapidamente una via di fuga dal fuoco, non credo che possano comprendere chi a fine intervento, con le labbra inaridite dal calore, possa bisbigliare: grazie a Dio, anche questa volta c’è l’abbiamo fatta. Raramente ho letto o sentito un pensiero di gratitudine rivolto verso questi uomini dell’antincendio siciliano che quotidianamente rischia la vita nella lotta contro il fuoco.
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