di Antonino Lomonaco
Lti di Linguaglossa (CT)
Salendo per la statale 120, che da Linguaglossa porta a Castiglione di Sicilia, vedo due distinti incendi boschivi che a distanza di alcuni chilometri l'uno dall'altro, si inerpicano sui fianchi nord dell'Etna. La calura di mezzogiorno è già elevata e mi viene naturale pensare alle squadre, ai miei compagni che interverranno.
In me si scontrano vari sentimenti, anche contrastanti. Vi è una specie di angoscia che ho sempre provato, anche nel tree climbing, di fronte ad un lavoro impegnativo. Una angoscia che tuttavia si associa all'accoglienza eccitante della sfida contro l'imponderabile. Sfida sostenuta dalla consapevolezza della propria esperienza nel sapere come muoversi e cosa fare. Eppure la calura che, di per sé, taglia le gambe, senza neanche muoversi, mi fa considerare il rispetto che merita chi si inserisce in quell'inferno di fiamme e fumo, dentro tute che inaspriscono ancor di più la calura estiva e della foga dei movimenti durante il lavoro di spegnimento. Questi uomini sono dei grandi uomini ed io avrei voluto essere ancora fra loro a soffrire ed a lottare contro la distruzione. A gioire ogni volta che si finisce di contenere l'avanzata di questa distruzione.
Poi ricordo le attuali condizioni sempre più precarie, le squadre composte ormai di pochi elementi, la loro età avanzata...
Ricordo la sensazione che ho provato nell'essere circondato dalle fiamme, dentro le fiamme, il dolore e la voglia di non morire...
Forse che sia migliore, egoisticamente per me, imparare adesso, a 57 anni, la gestione degli incendi nella sala operativa. Imparare ciò che, nell'ignoranza, si credeva semplice ma che di semplice non ha nulla. Serve una ottima capacità mnemonica, una straordinaria capacità di seguire contemporaneamente più avvenimenti, serve una prontezza nello scrivere e un saper sintetizzare in modo comprensibile ciò che si scrive, serve una adeguata preparazione nella gestione del programma su cui si lavora: serve un carattere calmo, capace a dominare le comunicazioni con i vari interlocutori, che vanno dal cittadino terrorizzato alle varie forze di polizia, Vigili del fuoco, associazioni di volontari, amministrazioni comunali, ecc.
Mi mancava quest'altro aspetto dell'attività dell'antincendio! Un aspetto molto importante e nevralgico, che solo persone particolarmente dotate e motivate possono fare.
A dire il vero non vi è niente che possa dirsi secondario in questa attività dell'antincendio boschivo, tutto è meritevole di elogio e di considerazioni elevate.
Se ci si riferisce ai dati, poi, si comprende davvero che la quantità e la qualità degli interventi, testimoniano la capacità ed il livello alto raggiunto da questo servizio nella nostra regione, nell'inconsapevolezza dei molti e persino nel pregiudizio che, in una colpevole superficialità, lo ha sempre svalutato.
Mai un incendio, da noi, è durato più di qualche giorno! Eppure abbiamo temperature estive che superano spesso i quaranta gradi e una vegetazione selvatica che si presta bene all'innesco e all'espansione degli incendi. Mai un incendio è degenerato ma è sempre è stato efficientemente represso nei tempi e nei modi adeguati, malgrado la gran parte del territorio montano e collinare (ovvero la gran parte del territorio siciliano!) sia abbandonato da più decenni, e abbia una continuità boschiva che dai Peloritani arriva fino alle Madonie, dalle Madonie sino ai monti Sicani, e che questi, così come il massiccio dell'Etna o quello dei monti Iblei, siano stati sempre feriti da migliaia di inneschi.
L'antincendio boschivo siciliano ha il solo difetto di esser nato nella famiglia sbagliata, di non esser stato capito per il solo fatto che la classe politica-amministrativa, che avrebbe dovuto capirlo e migliorarlo, non capisce, in generale, le esigenze dei territori e della gente che vi abita. Essa, purtroppo, vive in un'altra dimensione, una dimensione lontana: aliena.
La condizione attuale, ormai, è quella della fine: senza giovani, senza un progetto futuro, tutto andrà in fumo, consumato nel niente. Chi non sa leggerle, le cose, non può capirle ed in questo modo perde le occasioni meritevoli, rendendo vano ciò che di buono si è provato a costruire e donare.
Così, come si diceva in quel magnifico film ( Blade Runner ) che descriveva una futura società distopica e regredita: <<tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire>>.
Ma muore Sansone con tutti i Filistei: senza squadre adeguate chi affronterà gli incendi boschivi?
Incendi, purtroppo, perduranti e diffusi in Sicilia, così come in tutto il mondo, per quella cieca arroganza votata ad incenerire ciò che di buono si ha a disposizione.
Come Caino si è disposti a sbagliare ancora: sempre.
Peccato!
Antonino Lomonaco
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