28 Settembre 2020
Nelle ultime settimane si è di nuovo imposto con forza all’interno del dibattito pubblico siciliano il tema degli incendi. Una piaga che interessa tantissimi territori siciliani e che in ognuno di questi – con tempi e modi diversi – sta trovando una risposta degli abitanti. Sappiamo, però, che non è la prima volta che si verificano questi incendi e non è neanche la prima volta che gli abitanti dei luoghi colpiti provano a reagire.
La Sicilia brucia e il popolo risponde
È il 2017 quando, dopo gli incendi che hanno devastato circa 6000 ettari tra bosco e macchia mediterranea e colpito un luogo simbolo come la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, nasce il coordinamento “Salviamo i boschi”.
Abbiamo fatto alcune domande a Mariangela Galante, che si presenta come l’animatrice del gruppo.
Come e quando nasce il coordinamento?
All’assemblea del 2017 parteciparono moltissime persone. Tra queste, i
rappresentanti locali delle associazioni ambientaliste (e non solo) maggiormente diffuse sul territorio nazionale.
I primi gruppi ad aderire furono quelli di Castellammare del Golfo, Calatafimi, Alcamo, Trapani (Metropolis, Angimbè, Ecò, Oasi Zen, Italia Nostra), e poi via via altre realtà. La marcia simbolica del 25 agosto 2017 all’interno della Riserva dello Zingaro, che ha visto la partecipazione di oltre 2000 persone, è il primo segno tangibile dell’impegno di “Salviamo i boschi” per la diffusione di una coscienza civica riguardo gli incendi.
Un rete di associazioni: questa è l’anima del Coordinamento che è frutto di una collaborazione positiva e reale tra associazioni e persone.
Nel 2020 abbiamo deciso di incrementare l’attività accogliendo nuove realtà associative, anche nate fuori dalla provincia di Trapani. La nostra presenza sul territorio, ora anche sull’Isola, è forte.
Abbiamo fatto rete con il gruppo di Altofonte, con il coordinamento “Salviamo i boschi – Sicilia Orientale” , con il Comitato spontaneo di Macari/San Vito Lo Capo.
Senza dimenticare che al nostro interno sono presenti associazioni ambientaliste storiche e di stampo nazionale e tante giovani associazioni come Thàlia APS, Trapani per il futuro, No marine Resort,
Vivere Slow, il Comitato Antudo Lentini e tante altre!
Quali attività mette in campo il Coordinamento, con quale modalità?
Il Coordinamento tiene a coltivare i rapporti con le istituzioni. Nel 2017 abbiamo fatto impegnare la Prefettura per avviare un intervento più efficace contro gli incendi. Sempre nel 2017 abbiamo presentato una denuncia circostanziata alla Procura della Repubblica di Trapani; che, però, è rimasta lettera morta.
Oggi lavoriamo all’integrazione della denuncia presentata nel 2017. La denuncia questa volta sarà portata avanti da un pool di avvocati di Trapani e Palermo, determinati a seguirne l’iter fino all’auspicabile istruzione di un processo con conseguente costituzione di parte
civile delle associazioni e di tutti i soggetti interessati.
Inoltre, stiamo elaborando un documento destinato alla Regione contenente delle richieste precise in ordine alla presa in carico delle responsabilità in materia di incendi. Parallelamente ci adoperiamo per creare una maggiore sensibilizzazione sulle tematiche connesse ai roghi in Sicilia.
La petizione che abbiamo promosso su change.org è giunta ad
oltre 40.000 firme. E adesso stiamo organizzando un flash mob che si svolgerà nei prossimi giorni.
Quali obiettivi si prefigge il Coordinamento?
Il Coordinamento “Salviamo i boschi” mira a fare pressione sulle istituzioni regionali affinché realizzino al più presto una inversione di tendenza rispetto alla gestione della politica ambientale, al tema della prevenzione e del controllo degli incendi.
Per raggiungere questo obiettivo bisognerà mettere mani alla riforma della Forestale, mantenendola pubblica ma realmente efficace: il che presuppone la presenza di un giusto numero di guardie e con la giusta preparazione.
Vi sono centinaia di laureati in scienze ambientali in Sicilia che sono una risorsa in tal senso ma che oggi, a fronte di un sistema forestale a corto di uomini e mezzi, sono spesso costretti ad aspettare.
Ma la vera conditio sine qua non affinché tali obiettivi vengano raggiunti è la creazione di una coscienza collettiva sulle tematiche ambientali. Occorre muoversi prima di tutto, e in parallelo, sul piano educativo-culturale. Proporre piani alternativi di sviluppo, partendo
dalle esperienze concrete che molte piccole realtà hanno già sperimentato con successo nei propri territori.
La Sicilia brucia, dicevamo. E benché i cosiddetti ambientalisti siano spesso circondati dalla disinformazione tipica di una società inerte a diversi modelli di sviluppo, avvinghiata al tintu canusciutu, resistente al sacrificio dei propri insostenibili privilegi, essi sono il cuore pulsante di una parte consistente della società che vuole cambiare le cose, radicalmente.
I Costituenti di “Salviamo i boschi Sicilia”, fuori da ogni categorizzazione, sono portatori di un’istanza di cambiamento che nessuna istituzione, siciliana prima di tutto, può permettersi di ignorare.
Il Coordinamento è l’emblema del fuoco che arde i cuori e le menti dei siciliani. L’unico fuoco che merita di divampare indomito, quello della autocoscienza di un popolo rispetto al potere di cambiare il corso degli eventi.