di Andrea Cannizzaro
L'esecutivo dà via libera alla Ragioneria che dopo l'impugnativa aveva bloccato gli stanziamenti.
PALERMO - Da un anno sono le categorie e settori a rischio ma al momento possono tornare a tirare un sospiro di sollievo. Sono i forestali, gli ex Pip, gli impiegati di tanti enti “pararegionali”, i talassemici, il trasporto pubblico locale, i teatri e tanti altri. Solo un mese fa l’impugnativa del governo centrale sul collegato aveva messo in dubbio i trasferimenti della Regione prima congelati e poi ripristinati. Adesso, però, l’esecutivo regionale tira dritto e ordina al ragioniere generale, che nel frattempo aveva bloccato tutto, di scongelare di nuovo le risorse.
Come una spada di Damocle, il rischio dei tagli incombe su alcuni capitoli di bilancio dalla Finanziaria votata lo scorso febbraio. Nella legge sono stati congelati 141 milioni di spesa nell’attesa di un accordo per ripianare il disavanzo. Proprio per deliberare lo sblocco dei capitolo a seguito dell’intesa con lo Stato, il Collegato è stato fermo all’Ars per un mese. Così sono stati sbloccati 114 milioni e l’Ars ha dato mandato al governo di selezionare a quali categorie ripartire queste risorse rinviando all'assestamento di bilancio lo sblocco delle restanti somme. Poi l’impugnativa ha fatto vacillare i piani gettando dubbi sul da farsi. Il vicepresidente della Regione e assessore all’Economia Gaetano Armao ha subito commentato che Palazzo d’Orleans sarebbe andato al “braccio di ferro” con Roma. Come si scopre nella delibera della giunta, però, il ragioniere generale Giovanni Bologna ha “prudenzialmente” congelato di nuovo gli stanziamenti. Così si è reso necessario l’intervento del governo regionale votato qualche giorno fa.
Dietro la posizione del governo c’è il convincimento che l’esito del processo di fronte la Consulta possa essere positivo. L’atto dell’esecutivo rivela che l’impugnativa sarebbe affetta da un vizio procedurale, e nello specifico un errore nella notifica, che potrebbe fare dichiarare inammissibile il ricorso statale.
Intanto in Via Notarbartolo gli uffici del Bilancio possono sbloccare nuovamente i 114 milioni nelle modalità stabilite dalla giunta lo scorso 8 agosto. In quell’occasione si è deciso di destinare la maggior parte delle risorse ai forestali e al trasporto pubblico locale. Per il primi lo sblocco è valso 46 milioni dei 53 congelati mentre per il secondo sono stati trovati 41 milioni rispetto ai 48 che ne servivano. Altri due milioni sono stati destinati agli Ersu, gli enti per il diritto allo studio universitario, 1,8 milioni ai malati di talassemia e 7,3 ai consorzi di bonifica. Per i Pip sarebbero serviti 8,7 milioni ma subito ne sono stati trovati 7,6. Altre risorse poi sono state trovate per l'Istituto incremento ippico di Catania a cui sono andati 250mila euro e quasi due milioni serviti per ripristinare i fondi per i teatri di Messina e Catania. Scongelati anche alcuni capitoli di bilancio del dipartimento all’Istruzione, mentre niente si è potuto fare per altri settori non interessati da impegni giuridicamente vincolanti. Infatti, sono state impiegate le risorse per pagare gli stipendi e le altre "obbligazioni giuridicamente vincolanti" mentre hanno dovuto attendere i capitoli di bilancio dedicati a cultura e sociale.
Adesso, risolto questo primo impasse, i piani potrebbero tornare quelli del precedente schema: trovare i circa trenta milioni che mancano. Per far questo, però, occorrerà aspettare il giudizio di parifica fissato per il 13 dicembre. Nell’attesa del giudizio della Corte dei conti sul consuntivo 2018, la capacità di dare copertura finanziaria alle leggi dell’Ars è sempre per prudenza bloccata. Solo dopo la parifica arriverà all’Ars il Rendiconto parificato e si potrà procedere entro l’anno a un assestamento di bilancio in cui occorrerà varare numerose azioni. A Sala d’Ercole toccherà votare infatti sia il piano di rientro per recuperare il maggiore disavanzo che dovrebbe emergere dal giudizio dei magistrati contabili, sia eventuali variazioni di bilancio per evitare i tagli.
Gli scenari però sono a tinte fosche. I tagli, “la riduzione delle diseconomie”, sono una delle due strade per colmare il buco del disavanzo. L’altra sono le maggiori entrate. L’esecutivo regionale ha spesso fatto sapere che lavora su tutti i fronti: sfruttare il guadagno derivante dalla fatturazione elettronica, provare a dilatare i tempi di spalmatura del disavanzo da quattro a dieci anni. Tutto però verte attorno al valore, al momento sconosciuto del disavanzo. Durante l’ultima seduta dell’Ars, in cui non a caso si è parlato di situazione finanziaria, Roberto Di Mauro, deputato e vicepresidente di Palazzo dei Normanni, durante il suo intervento, ha infatti rivelato che all’orizzonte ci sarebbe un ulteriore peggioramento. Insomma, la partita è tutt'altro che chiusa ma qualcuno può tirare un sospiro di sollievo.
Fonte: livesicilia.it
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