Ma quando, invece, le critiche vengono mosse affinchè si rimanga immobili è il peggio che ci possa capitare.
Non scordiamoci che l’immobilità è un tentativo per rimanere invisibili ed è anche, in un equilibrio precario, il presupposto per “cadere”.
Per questo non ha senso rimanere invisibili se si vuole migliorare e tanto più se non si vuol cadere!
Quindi diventa importante far emergere tutte quelle condizioni di mortificazione della dignità di lavoratori e di uomini.
I Capi Irf, i dirigenti, i comandanti di distaccamento, i preposti, hanno l’obbligo, per legge, di intervenire e allontanare quelle condizioni di pericolo, di rischio, ma anche di mortificazione della dignità di lavoratori e di uomini.
Questo stesso obbligo, però, lo hanno anche tutti i semplici operai, e non solo perchè lo prevede, assieme alle sanzioni, la legge, ma perchè si tratta di un obbligo elementare: di puro buon senso!
In quest’ambito, l’espressione “fatti i cazzi tuoi” è l’espressione di un pensiero superficiale, colpevolmente complice della precarietà che si subisce o di cui si fa esperienza: ancor di più quando si tratta di lavori pericolosi con alta incidenza di rischio.
Ciò riguarda, senza dubbio, sia i dispositivi di protezione individuale, sia gli ambiti di intervento lavorativo, ma riguarda anche i luoghi di stazionamento, o di sosta, quando mancano di quei requisiti minimi di agio e di dignità.
E’ importante capire che quando il diritto al lavoro viene mortificato, viene mortificata la dignità stessa degli uomini.
Per questo ritengo che quei lavoratori che, per un malinteso quieto vivere, pensano e si esprimono nel senso detto sopra, di “fatti i cazzi tuoi”, non possono intendersi più come uomini ma come semplici “Imbecilli”.
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