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MARTA SILVESTRE 28 LUGLIO 2019
Piante, frutti, fiori, rizomi, bulbi, tuberi e radici. «Chi conosce i doni della natura non torna mai a casa a mani vuote - spiega a MeridioNews il presidente dell'associazione Natura sicula Fabio Morreale - Ma nessuno si può e si deve improvvisare raccoglitore di erbe spontanee».
Nata dalla necessità di mettere qualcosa sul piatto in tavola nei periodi di carestia, l'alimurgia da antichissima arte è diventata la scienza che studia l'uso delle piante selvatiche non velenose e commestibili e, negli ultimi anni, è tornata di moda. Abbandonati durante la fase del boom economico, gli insegnamenti di nonne e bisnonne sono tornati utili, ma l'approccio culturale è cambiato. «Il fai-da-te non può bastare non solo perché è necessario avere cura di raccogliere le piante nella maniera giusta per non danneggiare l'ecosistema, ma soprattutto perché ci sono delle specie insidiose».
Sono diversi, infatti, gli episodi di consumatori intossicati, avvelenati o addirittura morti dopo avere consumato verdure selvatiche velenose scambiate per buone. È il caso, per esempio, della 78enne Anna Laura Maria Mistretta di Mazara del Vallo, morta dopo avere mangiato mandragora scambiata per borragine. Per questo, due venditori ambulanti sono stati condannati per omicidio colposo in concorso a un anno e quattro mesi di carcere. «Il segreto è non limitarsi a usare sola la vista ma attivare tutti i sensi, soprattutto l'olfatto - chiarisce Morreale - Ci sono piante che si somigliano molto tra di loro, ma nessuna è mai perfettamente identica all'altra».
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Buongiorno io sono un operaio forestale,due anni fa ho lavorato a s,pietro Caltagirone,la zona si chiama le grandi querce secolari ,dove c'erano dei frutti chiamati corbezzoli ,sono dei frutti come le fragole dolcissimi,valorizzare questi posti come le erbe che ci sono nei boschi,anchefunghi che sono pregiati i porcini,
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