Devastati Piemonte e Val D’Aosta
La Sicilia in questi decenni è stata martoriata dagli incendi
dolosi che hanno distrutto decine di migliaia di ettari. In qualche caso
gli incendi sono stati reiterati per completare la distruzione
precedente.
Tutta l’Italia guardava l’Isola come la concentrazione del
malaffare e lanciava anatemi contro il corpo forestale regionale e i
23.000 forestali incapaci di prevenire i delinquenti che appiccavano il
fuoco e d’intervenire con immediatezza.
Avevano ragione, perché in nessuna regione d’Italia vi è un corpo
forestale di oltre 1.200 elementi, in Lombardia ve ne sono 350 e non
esistono gli operai forestali (in Sicilia ve ne sono - ripetiamo - ben
23.000, quasi uno per chilometro quadrato).
I mezzi di stampa e le radiotelevisioni pubbliche e private
segnalarono la nefanda opera attribuita alla criminalità organizzata
radicata in Sicilia, come l’emblema di un sistema sociale e pubblico
negativo e quasi irrisolvibile.
Non abbiamo sentito simili accuse né lamentele per tutti gli
incendi, si presume di natura dolosa, scoppiati in Valle d’Aosta e
soprattutto in Piemonte, per una estensione senza precedenti.
Anche là il fuoco non si appicca da solo, ma è la mano dell’uomo
che lo accende. Data la grande quantità di focolai non vi è dubbio che
tutto ciò che è accaduto in Sicilia e segnalato con titoloni si può
tranquillamente ribaltare su quelle regioni del Nord.
E ciò non per seguire il detto aver compagno al duolo è gran
consolo, ma perché tutto il mondo è Paese: quello che è accaduto in
Sicilia ora accade in Val d’Aosta e Piemonte ma non ha lo stesso
rimbalzo mediatico.
Se la mafia accendeva i roghi in Sicilia, per la proprietà
transitiva, è la mafia che accende i roghi in quelle regioni del Nord
Ovest.
E vi è anche una spiegazione logica: i parassiti si attaccano a un
corpo del quale si nutrono. Se il corpo non ha energie, i parassiti
muoiono oppure cambiano corpo.
Tradotto significa che la mafia va dove c’è la ricchezza, non dove
c’è la povertà. Non c’è dubbio che in Piemonte vi è ricchezza e in
Sicilia povertà come dimostrano reddito pro capite e Pil pro capite,
doppi là piuttosto che qua.
Per altro, la mafia si è trasferita e radicata in Lombardia e in
Veneto, altre due regioni ricche ove i parassiti vivono meglio. Non è un
caso che il ministero dell’Interno in questi ultimi anni ha sciolto per
mafia molti Comuni di Lombardia e Veneto.
Certo la criminalità organizzata non è radicata nel territorio e
nella popolazione come in Sicilia. è comunque un corpo estraneo che però
subdolamente s’inserisce nel tessuto sociale, anche perché non usa i
vecchi arnesi dell’omicidio, ma quelli moderni di persone in guanti
bianchi che sotto un’immagine civile rappresentano le organizzazioni
criminali.
La mafia s’introduce sempre di più nel mondo del business e siccome il business è nel Nord Italia, colà si sta sviluppando.
Non sappiamo se le Forze dell’ordine che la contrastano abbiano la
stessa esperienza di quella parte che ne fa il contrasto nelle regioni
meridionali, ma certo via via l’esperienza aumenterà e si svilupperà con
le nuove tecniche investigative.
Con il gran numero d’incendi sviluppatisi, il Nord sta
sperimentando sulla propria pelle che vuol dire avere a che fare con la
criminalità organizzata. Finalmente si ribalta quel vecchio detto: chi è
sazio non crede a chi è a digiuno.
I cittadini del Nord devono capire che i problemi del Sud sono di tutti, oppure prima o dopo diventeranno anche i loro.
O il Paese si salva tutto o perisce tutto, perché inevitabilmente
quando qualcuno nuota e qualche altro non sa nuotare, ma gli si
aggrappa, finirà per trascinarlo al fondo.
È perciò necessario che nella prossima diciottesima legislatura vi
sia una maggioranza che si impegni a riequilibrare la situazione
socio-economica del Paese, soprattutto incidendo sul territorio
meridionale con cospicui investimenti in infrastrutture (ferro, strade,
importi, autostrade, logistica) e risanamento idrogeologico, nonché con
una forte azione di interventi antisismici.
I cittadini sono avvisati. Dovranno saper scegliere.
03 novembre 2017 - © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte: www.qds.it
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