Si può essere lontani mille miglia dalla storia e dal presente della Lega; si può essere orgogliosamente nati a Sud del Garigliano e del Volturno, come chi scrive, e quindi non concepire neanche per idea di votare un partito che ha per simbolo Alberto da Giussano; ma non si può negare rilevanza all'esito del voto referendario consultivo sull'autonomia che si è celebrato domenica scorsa in Veneto e Lombardia. Non la si può negare soprattutto per le implicazioni politiche e culturali che presenta, più ancora che per la teorica rilevanza degli effetti che produrrà nelle future trattative delle due regioni col governo centrale sulle loro desiderate, maggiori autonomie.
L'implicazione del voto è chiara: va assolutamente riaperta la «questione meridionale», che negli anni della crisi è stata come rimossa da tutta la classe politica, e certo non riconsiderata neanche ultimamente da quella renziana. Ma la questione meridionale oggi non significa più, come in passato, interrogarsi sulla «poca assistenza» al Sud, ma al contrario sulla «troppa assistenza» al Sud.
È ora di imporre a tutte le regioni, anche quelle meridionali, politiche amministrative rigoriste nella gestione delle risorse pubbliche, nazionali ed europee. Chi non saprà applicarle, è ora che paghi pegno. È ora che i cittadini delle regioni inefficienti si rendano conto sulla propria pelle di quanto sia sbagliato continuare a mandare al potere degli asini inefficienti se non collusi con le mafie.
Per indurre questa presa di coscienza, è necessario che lo stato centrale riduca le compensazioni di cassa che versa alle regioni dissipatrici, quasi tutte quelle del Sud (si salva la Puglia, migliora con De Luca la Campania). È un argomento logico, per quanto elettoralisticamente ostico: ma l'Europa, il mondo, non attendono. Gestendo le regioni Calabria e Sicilia con i parametri di efficienza di spesa di Lombardia e Veneto, si libererebbe una decina di miliardi di euro da usare meglio: deve accadere. Per esempio, eliminando gli sprechi occupazionali (come le mitiche, 28 mila inutili guardie forestali siciliane, contro le 406 del Piemonte); o comprando bene, e in modo trasparente, i beni e i servizi che servono alle strutture pubbliche. Insomma: lavorando come si deve.
Altrimenti è chiaro che la forza centrifuga espressa da quei milioni di veneti e lombardi che hanno votato per un'autonomia che adesso il governatore Zaia pretende addirittura di configurare con uno statuto speciale, crescerà sempre di più! E la coesione nazionale, basata anche sulla solidarietà tra aree ricche e aree meno ricche, salterà: perché la solidarietà trova un limite negli sperperi degli assistiti.
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Fonte: www.italiaoggi.it
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