Il versamento della liquidazione era stato sospeso per le eccessive richieste. Il recupero in vista del voto
di CLAUDIO REALE
26 Settembre 2017
La lettera porta la data di venerdì
scorso. Ed è di fatto una resa: il Fondo Pensioni della Regione annulla
la regola che impedisce a chi ha smesso di lavorare in anticipo di
ricevere subito il 70 per cento della liquidazione per comprare una
casa, una norma inserita all’inizio di quest’anno per evitare quello che
di fatto è un aggiramento delle regole. La legge sui prepensionamenti,
infatti, permette ai dipendenti della Regione di smettere di lavorare
con circa cinque anni di anticipo, a patto però di lasciare il
trattamento di fine rapporto nelle casse di Palazzo d’Orléans fino alla
maturazione dei requisiti. Hanno accettato in 4.500, che sono andati in
pensione a partire dal 2015 o ci andranno entro il 2020, ma c’è stato
anche un effetto indesiderato: «L’anno scorso — dice il direttore del
Fondo, Rosolino Greco — abbiamo assistito a un’esplosione delle
richieste di anticipo del Tfr per acquistare una casa, che si sono
sestuplicate. Così, a marzo, abbiamo inserito una regola: possono
chiederlo tutti, tranne coloro che hanno chiesto la pensione anticipata.
Altrimenti devono ritirare la richiesta di prepensionamento».
Apriti cielo. A quel punto fra i dipendenti di Palazzo d’Orléans è scoppiata la rivolta, per quella che è considerata una disparità di trattamento: così, la settimana scorsa, in tutto silenzio Greco ha firmato appunto la resa, una letterina di una pagina che annulla la decisione di marzo e che di fatto riapre fino alla fine di ottobre i termini per presentare la richiesta. «L’annullamento — taglia corto Greco — è stato deciso dal consiglio di amministrazione del fondo, su richiesta del dipartimento Funzione pubblica. Ci hanno detto che sarebbe stato ingiusto». Le conseguenze, ovviamente, sono enormi, ma ancora sono tutte da quantificare: unico requisito, a questo punto, dimostrare dopo l’operazione di avere effettivamente acquistato un’abitazione.
La norma sui prepensionamenti è stata approvata nella primavera del 2015. La legge Fornero prevede per tutti 42 anni di anzianità di servizio o 67 di età anagrafica, mentre per i regionali sono stati introdotti parametri più blandi: i dipendenti di Palazzo d’Orléans devono raggiungere 97 anni e 7 mesi sommando anzianità di servizio ed età anagrafica, con un minimo di 35 anni di lavoro alla Regione e 61 anni e 7 mesi di età. In virtù di questo meccanismo, negli ultimi anni la pianta organica della Regione si è molto assottigliata: nel 2013 Palazzo d’Orléans aveva 14.905 “soldati semplici” e 1.761 dirigenti, mentre alla fine di quest’anno — fra pensioni ordinarie ed esodo anticipato — saranno andate in pensione quasi 2.000 persone (il totale, al 31 dicembre, sarà di 13.416 dipendenti “semplici” e 1.403 dirigenti). Il grosso, però, arriverà nei prossimi tre anni: alla fine del 2020 i dipendenti ordinari si saranno ridotti del 24 per cento (passando a quota 11.256) e i dirigenti si saranno addirittura più che dimezzati (rimarranno in servizio solo in 840).
A pagare le conseguenze, ovviamente, saranno i conti del Fondo pensioni: secondo uno studio elaborato nel 2016 la differenza fra i contributi pagati dai dipendenti di Palazzo d’Orléans e gli assegni versati agli ex lavoratori ammontava a 451 milioni e nel 2032, in assenza di nuovi concorsi, arriverà a quota 708. Un salasso al quale adesso si aggiunge l’anticipo del Tfr. Perché trattenerlo per un po’ a chi va in pensione cinque anni prima di tutti gli altri «sarebbe stato ingiusto».
Fonte: palermo.repubblica.it
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