500 ettari al rogo a Pantalica e 150 a Cavagrande
In particolare la legge stabilisce il divieto per 15 anni di modificare la destinazione d’uso del terreno, per 10 anni di edificare con nuove concessioni, per 5 anni di esercitare caccia e pastorizia, e di fare interventi di rimboschimento e di ingegneria ambientale
Alla fine di questa rovente estate si possono
contare i danni. Da giugno a oggi l’impressionante sequenza di incendi
ha bruciato in Italia 130 mila ettari di superficie. Per la provincia di
Siracusa i dati sono provvisori ma altrettanto gravi: a giugno sono
stati bruciati 650 ettari di aree protette, di cui 500 a Pantalica e 150
a Cavagrande del Cassibile. Danni incalcolabili alla fauna, alla flora,
alla stabilità dei terreni, all’aria, agli ecosistemi. E all’uomo
stesso.
“Storicamente, gli incendi vengono appiccati per
speculazioni legate alla caccia, al pascolo, all’edilizia; recentemente
anche per il business dello spegnimento, spesso in mano ai privati – dice il presidente dell’associazione Natura Sicula, Fabio Morreale – Lo
Stato conosce benissimo le dinamiche degli incendi, pertanto si è
munito di una legge che è un vero e proprio fiore all’occhiello, la
352/2000 denominata “Legge quadro in materia di incendi boschivi” che
definisce divieti, prescrizioni e sanzioni sulle superfici percorse dal
fuoco, per rendere inutili i tentativi speculativi“.
In particolare la legge stabilisce il divieto per 15
anni di modificare la destinazione d’uso del terreno, per 10 anni di
edificare con nuove concessioni, per 5 anni di esercitare caccia e
pastorizia, e di fare interventi di rimboschimento e di ingegneria
ambientale. L’applicabilità di tali vincoli è legata all’esistenza del
catasto incendi, cioè di un elenco con planimetria delle particelle
attraversate dal fuoco. Ogni Comune deve predisporre il proprio catasto
incendi avvalendosi anche dei rilievi effettuati dal Corpo forestale.
Questi censimenti andrebbero aggiornati anno per anno, affiggendoli
all’Albo Pretorio di ogni singolo Comune per 30 giorni. Durante tale
periodo è prevista la possibilità, per i cittadini interessati, di
presentare ricorso contro l’apposizione del vincolo. Trascorso tale
periodo senza che non siano state sollevate obiezioni, il vincolo
risulta attivo a tutti gli effetti.
Insomma, il catasto è uno strumento preventivo, un
freno inibitore nei confronti delle motivazioni che tradizionalmente
hanno armato la mano di incendiari interessati a svilire i pregi
naturalistici di un’area per farne suolo da costruzione, o terreno da
caccia o pascolo.
“La legge, considerata tra le migliori d’Europa,
in Sicilia non è stata presa in seria considerazione. Molte
amministrazioni comunali non fanno i censimenti, quindi i vincoli
rimangono inapplicati e le speculazioni possibili. Da una veloce ricerca
fatta sul web, nella provincia di Siracusa, su 21 Comuni si è munito di
catasto incendi solo quello di Ferla. Se così fosse, 20 inadempienti
sono inaccettabili. E la responsabilità della mancata prevenzione agli
incendi e dei danni subiti è impossibile non imputarla ai sindaci – conclude – Questo
è il punto di partenza della “vera” lotta agli incendi. Se vogliono, i
Sindaci possono attivarsi subito perché dipende esclusivamente da loro.
Ai parlamentari invece, soprattutto a quelli che hanno parlato spesso in
pubblico per contrastare a chiacchiere gli incendi, il compito di
aggravare la pena per il reato di pascolo abusivo. Fino a un anno fa era
punito con la reclusione max a due anni, poi i parlamentari lo hanno
declassato: il pastore abusivo rischia una multa da 10 a 100 euro. Con
queste cifre costa meno fare l’abusivo e rischiare ogni tanto una multa,
che comprare foraggio o affittare pascoli“.
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Fonte: www.siracusanews.it
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