27 settembre 2017

IN ESTATE SONO STATI BRUCIATI 650 ETTARI DI AREE PROTETTE IN PROVINCIA DI SIRACUSA. NATURA SICULA: “IL CATASTO INCENDI BLINDEREBBE I TERRENI, MA SOLO FERLA SI È MUNITO DEL CENSIMENTO”


500 ettari al rogo a Pantalica e 150 a Cavagrande 

In particolare la legge stabilisce il divieto per 15 anni di modificare la destinazione d’uso del terreno, per 10 anni di edificare con nuove concessioni, per 5 anni di esercitare caccia e pastorizia, e di fare interventi di rimboschimento e di ingegneria ambientale

Alla fine di questa rovente estate si possono contare i danni. Da giugno a oggi l’impressionante sequenza di incendi ha bruciato in Italia 130 mila ettari di superficie. Per la provincia di Siracusa i dati sono provvisori ma altrettanto gravi: a giugno sono stati bruciati 650 ettari di aree protette, di cui 500 a Pantalica e 150 a Cavagrande del Cassibile. Danni incalcolabili alla fauna, alla flora, alla stabilità dei terreni, all’aria, agli ecosistemi. E all’uomo stesso.

Storicamente, gli incendi vengono appiccati per speculazioni legate alla caccia, al pascolo, all’edilizia; recentemente anche per il business dello spegnimento, spesso in mano ai privati – dice il presidente dell’associazione Natura Sicula, Fabio Morreale – Lo Stato conosce benissimo le dinamiche degli incendi, pertanto si è munito di una legge che è un vero e proprio fiore all’occhiello, la 352/2000 denominata “Legge quadro in materia di incendi boschivi” che definisce divieti, prescrizioni e sanzioni sulle superfici percorse dal fuoco, per rendere inutili i tentativi speculativi“.

In particolare la legge stabilisce il divieto per 15 anni di modificare la destinazione d’uso del terreno, per 10 anni di edificare con nuove concessioni, per 5 anni di esercitare caccia e pastorizia, e di fare interventi di rimboschimento e di ingegneria ambientale. L’applicabilità di tali vincoli è legata all’esistenza del catasto incendi, cioè di un elenco con planimetria delle particelle attraversate dal fuoco. Ogni Comune deve predisporre il proprio catasto incendi avvalendosi anche dei rilievi effettuati dal Corpo forestale. Questi censimenti andrebbero aggiornati anno per anno, affiggendoli all’Albo Pretorio di ogni singolo Comune per 30 giorni. Durante tale periodo è prevista la possibilità, per i cittadini interessati, di presentare ricorso contro l’apposizione del vincolo. Trascorso tale periodo senza che non siano state sollevate obiezioni, il vincolo risulta attivo a tutti gli effetti.

Insomma, il catasto è uno strumento preventivo, un freno inibitore nei confronti delle motivazioni che tradizionalmente hanno armato la mano di incendiari interessati a svilire i pregi naturalistici di un’area per farne suolo da costruzione, o terreno da caccia o pascolo.

La legge, considerata tra le migliori d’Europa, in Sicilia non è stata presa in seria considerazione. Molte amministrazioni comunali non fanno i censimenti, quindi i vincoli rimangono inapplicati e le speculazioni possibili. Da una veloce ricerca fatta sul web, nella provincia di Siracusa, su 21 Comuni si è munito di catasto incendi solo quello di Ferla. Se così fosse, 20 inadempienti sono inaccettabili. E la responsabilità della mancata prevenzione agli incendi e dei danni subiti è impossibile non imputarla ai sindaci – conclude – Questo è il punto di partenza della “vera” lotta agli incendi. Se vogliono, i Sindaci possono attivarsi subito perché dipende esclusivamente da loro. Ai parlamentari invece, soprattutto a quelli che hanno parlato spesso in pubblico per contrastare a chiacchiere gli incendi, il compito di aggravare la pena per il reato di pascolo abusivo. Fino a un anno fa era punito con la reclusione max a due anni, poi i parlamentari lo hanno declassato: il pastore abusivo rischia una multa da 10 a 100 euro. Con queste cifre costa meno fare l’abusivo e rischiare ogni tanto una multa, che comprare foraggio o affittare pascoli“.

 
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Fonte: www.siracusanews.it





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