La pausa estiva sarà ad appena 48 ore di distanza. In attesa ci sono il rendiconto della Regione, l’assestamento di bilancio, che sblocca i fondi per i dipendenti delle ex Province, e la contro-riforma dei Liberi consorzi, che reintrodurrebbe il voto diretto e i gettoni per i consiglieri
Ancora un rinvio. L’ennesimo. Dopo un solo voto, anche se solo parziale: in un’Aula ancora una volta semi-deserta, l’Ars approva il proprio rendiconto interno, ma prima del voto finale constata quello che le telecamere interne di Sala d’Ercole mostravano in maniera impietosa, l’assenza della stragrande maggioranza dei deputati. Poi tocca alla modifica del regolamento interno, la legge con la quale la presidenza dell’Assemblea vuole sventare una delle minacce che gravano sulla prosecuzione dei lavori, la continua richiesta di voti segreti, ma finisce per impantanarsi: Toto Cordaro del Cantiere popolare ribadisce a ogni pie’ sospinto che l’Aula è poco interessata a questioni procedurali come la modifica del regolamento interno, soprattutto in assenza della maggioranza.
Così l’opposizione fa il suo lavoro, l’ostruzionismo: finisce con un rinvio dopo l’altro, fino a quando l’Assemblea deve arrendersi e prendere atto che non si può andare avanti. Troppo pochi i deputati in Aula: nel momento di maggiore afflusso i presenti sono 39 su 90, decisamente meno della metà. «Siamo ostaggio degli assenti – tuona il presidente del Parlamento regionale, Giovanni Ardizzone – e questo non è più possibile. Sulle modifiche al regolamento non dovrebbe esserci maggioranza o opposizione. Al momento del nostro insediamento abbiamo giurato fedeltà non al nostro partito, ma alla Repubblica e allo Statuto».
Il punto è che l’Ars non riesce più a funzionare. Da tre mesi l’Assemblea non approva leggi, e adesso non potrà farlo fino alla prossima seduta, in programma martedì: a quel punto saranno passati esattamente cento giorni dall’ultima legge, e la pausa estiva sarà ad appena 48 ore di distanza. In attesa ci sono documenti fondamentali come il rendiconto della Regione, sul quale la Corte dei Conti ha acceso i riflettori con un ricorso d’appello che decadrebbe solo con l’approvazione definitiva, l’assestamento di bilancio, che sblocca i fondi per i dipendenti delle ex Province, e appunto la contro-riforma dei Liberi consorzi, che reintrodurrebbe il voto diretto e i gettoni per i consiglieri.
«In questi giorni – attacca il presidente della commissione Bilancio, Vincenzo Vinciullo – siamo ostaggio delle assenze di grillini, centrodestra e centrosinistra. Siamo pagati per lavorare, e invece i colleghi sono già in spiaggia». Sullo sfondo, addirittura lo spettro di un commissariamento di fine legislatura: se infatti l’Ars non approvasse il rendiconto della Regione, un’eventualità sulla carta improbabile ma a questo punto non impossibile, si configurerebbe una «grave e persistente violazione dello Statuto» prevista per mandare in archivio la legislatura. Un finale drammatico, per un’Ars in stallo assoluto che a questo punto ha solo una manciata di occasioni per evitare un tracollo senza precedenti.
Fonte: palermo.repubblica.it
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