di Gaetano Gurino
Stamattina, primo giorno di lavoro come Preposto del Corpo Forestale
della Regione Siciliana a Piana degli Albanesi. Oggi, per me, è stata
una giornata particolarmente emozionante e commovente. Proprio così:
commovente. Commovente perché al mio arrivo nel Territorio per prima
cosa ho chiesto ai Colleghi di accompagnarmi a Portella della Ginestra.
Lì ho portato dei fiori di campo. Non rose, né altri fiori. Solo dei
bellissimi fiori di campo rossi: fiori semplici, come semplici erano
quei 2000 lavoratori accorsi da Piana degli Albanesi, San Cipirrello,
San Giuseppe Jato. E rossi come il loro sangue, versato su quelle zolle
di terra a me tanto care. Quegli uomini erano lì per difendere il loro
lavoro, contro il latifondismo, a favore dell’occupazione delle terre
incolte e abbandonate e per festeggiare la vittoria del Blocco del
Popolo. Improvvisamente, dal monte Pelavet, partirono sulla folla in
festa numerose raffiche di mitra, che si protrassero per circa un quarto
d'ora e lasciarono sul terreno undici morti (nove adulti e due bambini)
e ventisette feriti, di cui alcuni morirono in seguito per le ferite
riportate. La storia ci insegna che la Strage di Portella della Ginestra
è la prima Strage di Stato; quello Stato che, invece di garantire e
tutelare i suoi figli, faceva accordi con la Mafia per garantire gli
interessi dei latifondisti e non solo. Ma ritornando a oggi, una riflessione, su quei luoghi, l’ho fatta. Una riflessione amara ma non rassegnata: quante nefandezze ha subito il Popolo Siciliano, quanto sangue ha versato. I problemi di sempre, mafia e lavoro, sono ancora irrisolti, volutamente, per tenere il popolo siciliano in ostaggio. Io oggi non voglio certo fare la lezioncina a nessuno; la Storia, si presume, la conosciamo tutti. Voglio solo ripetere a gran voce che è con il Lavoro che si combatte la Mafia e si rende l’individuo libero. E concludo, rivolgendomi ai miei Colleghi del Servizio Antincendio Boschivo e della manutenzione: non scoraggiatevi, non demordete. E' dura, lo so. Non è sopportabile per nessun individuo stare nel limbo del precariato da ben 35 anni. È sfibrante e umiliante. Dobbiamo lottare affinché questo stato delle cose cambi. Sta a noi dimostrare il nostro valore e impegno nella tutela dell’Ambiente e del Territorio Siciliano. Noi, insieme, saremo i custodi di questo e di tanti altri luoghi Sacri, resi tali dal sudore e dal sangue versato da tanti Lavoratori Siciliani prima di noi. E saremo onorati e fieri nel percorrere sentieri già percorsi dai nostri Padri, e dimostreremo di essere degni dell’eredità che ci hanno trasmesso.
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