I poliziotti hanno avuto ancora una volta comferma che gli stupefacenti non lasciano fuori nessuno, il consumo è trasversale, non c’è confine di reddito, classe sociale, cultura, genere. Niente. Si comincia sollecitati da una breve fuga dalla realtà e ci si trova dentro un meccanismo che lentamente ed inesorabilmente ruba alla volontà ogni potere.
La legge italiana mette nel mirino gli spacciatori, pusher e grandi monopolisti del mercato, indifferentemente. Ma non persegue i consumatori. Il consumo non costituisce reato. Naturalmente la quantità di droga fa la differenza, essere scoperti con una provvista a casa o in tasca fa nascere il sospetto che oltre al consumo personale si abbia l’intenzione di distribuirne ad amici e conoscenti al momento giusto. Offrire droga al vicino, congiunto, amico, parente, fidanzata/o, tuttavia, è illegale, e si rischia di finire in galera.
Le indagini, molto accurate, della polizia di Palermo hanno scoperto ben sedici pusher ed organizzatori di provviste. Nemmeno Amazon sarebbe riuscito a fare altrettanto con la sua oleata catena di vendita. I procacciatori palermitani avevano contatti e relazioni con i fornitori, a quanto pare appartenenti ad una collaudata famiglia camorrista. Un asse fra mafia palermitana e camorra? Lo stanno verificando i poliziotti.
L’interesse mediatico sull’operazione antidroga, però, si è concentrato soprattutto sul gossip, la Palermo-bene, che fa notizia. Sapere che la crema della città non si fa mancare niente, e soprattutto, s’imbottisce di stupefacenti, alza la curiosità e l’interesse a livelli molto alti. Ma non così alti da raggiungere la morbosa attenzione che si ha verso i rappresentanti delle istituzioni e le burocrazie pubbliche.
Quando si è venuti a conoscenza che le utenze telefoniche di alcuni consumatori erano pubbliche – appartenevano all’assessorato regionale alla Sanità e Assemblea regionale siciliana – l’interesse si è impennato, ha toccato vertici da primato. Suggerendo al Movimento 5 Stelle una iniziativa politica destinata a far rumore.
I parlamentari grillini hanno scritto al Presidente dell’Ars ed all’assessore Baldo Gucciardi per sapere se non ritengano opportuno fare delle verifiche sulle utenze e, naturalmente, identificare i consumatori di sostanze stupefacenti.
Sia i burocrati quanto, ovviamente, eventuali uomini politici, funzionari e quanto altro, una volta identificati non sono pasiibili di alcuna pena. Sarebbero consumatori e non procacciatori, a meno che dall’utenza scoperta dalla Polizia non siano venute richieste di una “provvista” molto elevata di droga.
L’inchiesta ci dirà di che si tratta, ma al momento sia quegli impiegati regionali, quanto quegli abitatori di Palazzo dei Normanni che si sono procacciati droga, vanno considerati alla stregua di altri cittadini che hanno assunto, haimè, un’abitudine dannosissima alla salute allo sciopo di vivere dei momenti di costosissimo “svago”.
L’iniziativa politica del Movimento 5 Stelle, quindi, non persegue autori di un reato o un delitto, ma consumatori di droga, che –almeno in questa fase- hanno diritto alla privacy, non essendo indagati. Ciò che l’iniziativa provoca, sicuramente, è lo sputtanamento, di cui non c’è proprio bisogno, delle istituzioni regionali, che hanno già tanti peccati sulla coscienza, ma non possono essere identificate come “covi” di consumatori di cocaina, eroina hashish o altra diavoleria.
E’ inevitabile che la difusione della notizia – la lettera al Presidente Ardizzone e all’assessore Gucciardi – desti grande attenzione e financo allarme. E’ purtroppo altrettanto “normale” che si faccia di tutta l’erba un fascio e che l’assessorato alla sanità, con tutti coloro che ci stanno dentro e che, presumibilmente, in larghissima misura non hanno mai fumato nemmeno una sigaretta di marjiuana, siano sospettabili di vizi nefasti.
Talvolta si dovrebbe frenare l’istinto a trarre beneficio – cioè consenso politico – da episodi di alcuna rilevanza penale, eppure in grado di rovinare per sempre non solo una singola persona – che già sarebbe grave – ma interi gruppi di lavoratori. “Mascariare” l’Assessorato alla Sanità ( “sai lì consumano droga…”) o il Parlamento regionale non conviene proprio a nessuno, né ai sospettati ingiustamente, né ai siciliani, così mal rappresentati da politica e burocrazia.
22 Febbraio 2017
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