20 miliardi ha ricevuto la Sicilia
grazie all’ormai mitico art.38, che avrebbe dovuto ripagare l’isola
dalle colpe del centralismo, dandole quel che serve per rimettersi in
carreggiata e dare una spallata al passato, investendo sullo sviluppo.
Che fine hanno fatto questi 120 miliardi?, si è chiesto il Presidente
dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone.
La risposta la sanno tutti. Quei 120
miliardi sono finiti in mille rivoli. Seguirne il percorso regalerebbe
tante sorprese.Di sicuro, non sono serviti a nulla, anzi hanno drogato
il mercato del lavoro e delle imprese, creato una precariato
insostenibile, sacche di povertà e disoccupazione, costretto migliaia di
giovani a cercare fortuna all’estero o un’istruzione di alto livello
che assicurasse un ingresso nell’attività professionale. E’
un’ammissione di colpa. Niente di personale s’intende, Ardizzone non
“confessa” alcuna omissione o indifferenza. Per quanto lo riguarda,
pensa di avere fatto la sua parte. Ma non può non riconoscere che anche
lui, come altri – buoni amministratori e meno buoni, sopporta una
responsabilità oggettiva, che aumenta il rammarico per il modo in cui
sono andate le cose, ma finalmente c’è un autorevole rappresentante
delle istituzioni che oltre a difendere lo Statuto e le pregative
dell’autonomia, e sentire l’orgoglio di essere siciliano, riconosce che
le colpe dei governanti siciliani sono immense. Tali da giustificare una
cattiva immagine della specialità siciliane ed indurre anche i più
riottosi a considerare che è meglio farne a meno se deve servire per
mantenere privilegi e aiutare i maneggioni che, zona grigia o meno,
sanno come cavare l’acqua anche dalle pietre. –
“In Sicilia sono arrivati oltre 120
miliardi di euro dai cosiddetti fondi ex articolo 38. C’erano soldi a
pioggia, dalla formazione alle false cooperative e questo sistema,
diciamolo chiaramente stava bene a tutti”, afferma iil Presidente
dell’Ars, intervenendo alla Biennale dell’Economia di Legaccop, a
Palermo. “Basta con la zona grigia, basta con la falsa antimafia. “Non
ne possiamo più di tutto questo. A governare gli eventi deve essere la
politica, la buona politica, occorre avviare un percorso nuovo”. Una
domanda sorge spontanea, tuttavia. Finora chi ha governato gli eventi se
non la politica. Anzi, la cattiva politica.
21 Ottobre 2016
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