Dalla Sicilia al Vesuvio: quella puzza di malaffare dietro gli incendi nei parchi
di Rossella Muroni
Presidente Nazionale di Legambiente
Presidente Nazionale di Legambiente
Oltre venti richieste di intervento dei Canadair in poche ore, dalla
Sicilia alla periferia di Sud della Capitale. I 15 aerei antincendio,
gli elicotteri e i mezzi di terra di Vigili del fuoco e Corpo forestale
impegnati senza sosta. Con oltre 2.000 interventi dei pompieri in due
giorni, il 20 e 21 luglio. Hanno poco a che fare con il caldo di luglio
le fiamme che da settimane mettono sotto attacco il patrimonio naturale e
di biodiversità del nostro Paese e minacciano la sicurezza dei
cittadini. Basta guardare la mappa dei roghi più grandi per rendersi
conto che dietro quelle fiamme ci sono mani spinte da interessi
criminali.
Dopo la Sicilia e Pantelleria, incendiata da chi si opponeva alla nascita del primo Parco nazionale nella regione, è stata la volta del prezioso habitat del Parco nazionale del Vesuvio.
La dinamica è sempre la stessa: si appicca il fuoco in diversi punti
del territorio - in questo caso almeno quattro - difficili da
raggiungere se non con i mezzi aerei. Le fiamme divampano in
contemporanea disorientando chi deve intervenire: Vigili del fuoco,
Corpo forestale dello Stato, operai forestali delle regioni e volontari.
Così i tempi si allungano e i danni diventano enormi.
Sotto
l'odore acre degli alberi incendiati e delle carcasse degli animali
uccisi, c'è la puzza insopportabile del malaffare, di interessi che
confliggono con il lavoro di prevenzione, salvaguardia degli ecosistemi e
valorizzazione delle aree protette svolto dai Parchi italiani. Quello
del Vesuvio, in particolare, non limita la propria azione alla
"protezione della natura", ma svolge una preziosa opera di educazione e
contrasto alle illegalità di vario genere che incombono su quest'ultimo
lembo di verde che ancora resiste attorno alla conurbazione della città
metropolitana di Napoli e dei Comuni vesuviani.
Un'area protetta
che deve resistere all'invasione delle discariche, del cemento abusivo,
delle attività economiche illegali. E che lo fa in maniera proattiva,
puntando sulle produzioni tipiche, sulla natura e sulla promozione della
cultura per attrarre turisti e produrre economia sostenibile, benessere
diffuso. Questo lavoro prezioso mette però i bastoni fra le ruote agli
alfieri dell'economia di rapina, che puntano solo all'accumulazione e
per questo non esitano a ricorrere alla violenza e alla corruzione. Che
bruciano per svilire e deprezzare il valore del territorio, in modo da
poter esercitare il controllo incontrastato e fare i loro affari
indisturbati.
Ma la rete di persone, istituzioni locali, economia
sana e associazioni, nell'area vesuviana come negli altri territori
protetti italiani non molla e non molerà la presa. Dobbiamo chiedere
interventi più incisivi nella fase della prevenzione e della
sensibilizzazione, capire quali interessi ci sono dietro questi roghi,
pretendere la piena applicazione della Legge quadro sugli incendi
boschivi (la 353/2000
spesso disapplicata dai Comuni), verificare che non siano gli stessi
soggetti chiamati (e pagati) per intervenire a diverso titolo dopo i
roghi a provocarli.
Ma soprattutto dobbiamo rafforzare la vera
arma antincendi di cui disponiamo noi cittadini, quella della bellezza e
della cura. Questo vuol dire abbattere le costruzioni abusive nelle
aree protette per lanciare un segnale chiaro: dove passano le fiamme non
sarà posato neanche un centimetro di cemento. Vuol dire avere un
sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti efficiente e che
garantisca la pulizia del territorio. Vuol dire, come propone da tempo Legambiente,
coinvolgere la popolazione locale nella salvaguardia del territorio
partendo dai più giovani, magari attraverso il servizio civile o
progetti come Garanzia giovani declinati in chiave di prevenzione
antincendio. Vuol dire mostrare con i fatti e con un incessante lavoro
di educazione l'importanza, per l'economia e per la coesione di un
territorio, di puntare sulle proprie qualità. A ciascuno per il suo
ruolo il compito di non mandare in fumo queste opportunità.
22 Luglio 2016
Nessun commento:
Posta un commento
Ogni commento anonimo sarà cestinato, verranno pubblicati tutti tranne quelli offensivi e/o volgari, si ricorda che commentare significa anche assumersi la responsabilità di ciò che si dice. Qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi. Quelli con profilo Anonimo DEVONO essere firmati alla fine del commento altrimenti saranno cancellati. Il titolare del blog declina ogni responsabilità per i commenti rilasciati da terzi. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro rimozione.