REGIONE
Bilancio zoppo, Province in bilico
Due trappole per Crocetta
di Accursio Sabella
Dai liberi consorzi agli enti regionali, a Roma si deciderà il futuro di 50 mila siciliani.
PALERMO - L'ombra di una impugnativa, insieme ai dubbi sul destino del personale. Il futuro delle ex Province siciliane passerà da Roma. Ed è solo la prima delle due trappole nelle quale rischia di cadere il governo regionale. L'altra, ovviamente, è quella riguardante i 500 milioni che ancora “ballano”: previsti in Finanziaria, ma mai arrivati. E così si fa sempre più concreto il rischio di tagli sanguinosi nel bilancio.
A Roma si deciderà insomma il futuro di almeno cinquantamila siciliani. Già, tanti sono quelli che lavorano nelle ex Province, precari negli enti locali, impiegati nelle società regionali. Tutte categorie che attendono l'esito di incontri e vertici. Tavoli più o meno tecnici.
“Spero che il prossimo incontro non sia interlocutorio”. L'auspicio dell'assessore alla Funzione pubblica Luisa Lantieri certifica la drammaticità della situazione. Non c'è più tempo da perdere. E sul caos Province, iniziato già tre anni fa con l'annuncio del presidente della Regione, dopo strafalcioni, cambi di assessori e “bocciature” del governo nazionale, incombe una nuova impugnativa e un piano per assorbire i lavoratori in esubero.
Resta infatti un punto sul quale il governo Crocetta ha deciso di non adeguarsi all'impugnativa estiva della presidenza del Consiglio dei ministri alla legge esitata dall'Ars. Legge che il parlamento ha dovuto riscrivere, per adeguarsi, appunto, ai rilievi del governo romano. Un adeguamento che ha ignorato solo uno dei punti contestati: la coincidenza tra il sindaco del capoluogo e la nuova figura del sindaco della Città metropolitana. Una coincidenza prevista dalla legge Delrio e non dalla norma regionale. E a Roma su questo stanno discutendo. La legge siciliana, infatti, nel prevedere l'elezione del sindaco meteropolitano da parte dei sindaci della zona, prevede comunque un voto ponderato: il “peso” della preferenza sarà proporzionale alla popolazione rappresentata da ogni primo cittadino. Un meccanismo che potrebbe disinnescare, in linea teorica, una impugnativa quasi certa. Ma sulla quale, dicevamo, a Palazzo Chigi stanno ancora discutendo. Anche ragionando sugli effetti pratici di una bocciatura che costringerebbe governo e parlamento a tornare all'Ars per rimettere mano alla legge.
Come se già il caos non fosse sufficiente. E in particolare sul terreno delle garanzie da offrire ai lavoratori. La nascita dei liberi consorzi, infatti, dovrebbe coincidere con lo svuotamento di alcune funzioni che erano delle ex Province e che dovrebbero passare a Regione e Comuni. E con le funzioni, dovrebbero essere trasferiti i dipendenti. Il problema è proprio qui. Perché nel frattempo, proprio i Comuni sono impegnati nell'operazione assai difficile di stabilizzare i propri 15 mila precari. Non a caso, la proroga a questi lavoratori è stata concessa proprio nell'ottica della loro stablizzazione. Insomma, questi precari chiuderebbero gli spazi per gli ex lavoratori delle Province. O viceversa. Un allarme lanciato anche dall'assessore Lanteri, che proprio in queste ore sta lavorando a una proposta da portare ai tavoli romani. Anzi, le proposte, filtra dall'assessorato alle Autonomie locali, saranno addirittura tre. Che saranno illustrate nei prossimi giorni a sindacati e parti sociali, prima di arrivare, appunto, a Palazzo Chigi.
Dove nel frattempo dovrebbero tenersi nuovi incontri per lo sblocco del mezzo miliardo assicurato a parole dal governo nazionale, ma che non ha ancora i crismi dell'ufficialità. Anzi, da quelli siamo ancora lontani. Gli incontri tenuti finora dall'assessore all'Economia Baccei e gli esponenti del governo Renzi sono stati poco più che interlocutori, o, al massimo, di “avvicinamento” verso la meta. Il prossimo è previsto per giovedì prossimo. Il problema, però, è legato al tempo. Che stringe. L'accordo infatti dovrebbe consentire lo sblocco di mezzo miliardo al momento congelato. Se non dovesse arrivare, sarebbero dimezzati decine di capitoli di bilancio. Tra cui quelli riferiti alle spese per i Comuni, le ex Province, i precari, i Pip, i Forestali, e ancora enti regionali come Esa, Irsap, Eas, i teatri siciliani e tante altre categorie a rischio. Anche in questo caso, il governo regionale sta modulando un testo che possa fungere da “base” per un disegno di legge nazionale. Che, però, dovrebbe appunto passare dalle due camere, sebbene con una procedura più snella. Ma il tempo stringe. E adesso il governo Crocetta è sospeso tra le due trappole: le Province e i conti. In entrambi i casi, in bilico sono migliaia di siciliani.
19 Aprile 2016
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