Dissesto idrogeologico, il governo nazionale dà una mano
di Rosario Battiato
Invitalia offrirà supporto tecnico-operativo alle Regioni negli appalti contro il rischio idrogeologico. Sicilia in ritardo con i progetti. Mauro Grassi di #italiasicura: “Per il periodo 2015-2020 previsto il 55/60% dei fondi al Sud”
PALERMO – Il governo tende una mano alle Regioni per avviare gli
appalti relativi alle opere sul dissesto idrogeologico. La necessità è
sempre la stessa: evitare che si ripetano gli errori del passato quando
le Regioni faticavano a bandire tempestivamente i fondi per i territori
minacciati dal rischio naturale. Nell’ottica di spingere al meglio i
nuovi finanziamenti è stato previsto quest’ultimo provvedimento che
vedrà Invitalia a fornire un supporto tecnico-operativo alle Regioni
negli appalti per le opere sul dissesto idrogeologico.
“L’opportunità di avvalersi di Invitalia – ha spiegato il direttore generale del ministero Gaia Checcucci – rappresenta una scelta coerente con la politica che il governo sta portando avanti in tema di contrasto al dissesto idrogeologico e concretizza un importante passo in avanti nel mettere a disposizione delle Regioni tutti gli strumenti normativi, tecnici e finanziari che consentano di far partire quegli interventi per la difesa dalle alluvioni che sono la vera grande ‘opera strategica’ di cui il Paese ha urgente necessità”.
Per il momento si tratta di un appoggio ben specifico che sarà mirato alla gestione della fase di appalto “propedeutica alla realizzazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico, di cui al ‘Piano aree metropolitane e aree urbane con popolazione esposta a rischio’, già finanziato con la delibera Cipe 32 del 2015 per l’importo di 650 milioni di euro”. In questa prima fase, che non riguarda la Sicilia, ci saranno interventi, tra gli altri, per Bologna, Cesenatico, Firenze, Genova, Milano, Olbia, Padova, Pescara e Venezia, anche se non bisogna dimenticare che il piano per le città coinvolgerà, nelle fasi successive, anche Palermo (5,5 milioni di euro), Catania (5 interventi per circa 60 milioni) e Messina (2 interventi per 32 milioni).
La scorsa settimana, sempre in riferimento alla distribuzione dei finanziamenti destinati alla prevenzione del dissesto idrogeologico, ha parlato proprio Mauro Grassi, responsabile della struttura di missione di Palazzo Chigi. In particolare è tornato sulla ben nota questione relativa alla “preferenza” del governo per il nord quando si tratta di fare degli investimenti. “Sostenere che l’80% dei fondi per i cantieri antiemergenza è destinato al nord e solo il 20% al sud è del tutto sbagliato, perché la verità è più vicina al perfetto contrario. Infatti – ha spiegato Grassi – nel periodo 2000-2014 i fondi statali destinati alla realizzazione di opere capaci di prevenire frane e alluvioni si sono distribuiti nel sud per il 60% e nel centro-nord per il 40%”. Per il periodo di programmazione 2015-2020, inoltre, “vedono ancora una tendenza che da il 55/60% al Sud e la restante parte al centro-nord”.
Fondi non sempre ben spesi dalla Sicilia. Nel portale della struttura di missione sono mappati tutti gli interventi finanziati dal ministero dell’Ambiente con i diversi Piani e programmi di interventi urgenti nelle aree a rischio idrogeologico a partire dal 1998 fino ad oggi. Dei 542 cantieri complessivi per l’Isola (lavori per 723 milioni di euro) ne troviamo appena 141 in corso (210 milioni), 262 conclusi (298 milioni) e 139 in “altri interventi” (214 milioni), che comprendono progettazione, definanziati o sostitutivi, da avviare o senza dati comunicati.
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