L'INTERVISTA
"Non si può tifare perché Roma risolva tutto. Nel Pd nessuno finga di non essere al governo"
Intervista al segretario del Pd Fausto Raciti. "I verdiniani? Partito della Nazione non vuol dire acquisire la maggioranza del ceto politico del Paese. Il trasformismo? Lo sta mettendo in atto Forza Italia".
PALERMO - "Se guardiamo alla composizione del governo regionale nessuno nel Pd può far finta di non esserci". Fausto Raciti, segretario del Pd siciliano commenta così le ultime baruffe in casa dem, accese dalla vicenda degli inceneritori. Che hanno rappresentato l'occasione perché i renziani tornassero all'attacco della giunta regionale,
Segretario, il dibattito sui termovalorizzatori è sembrato riaccendere le tensioni e le divisioni dentro il Pd siciliano, dopo la tregua del Crocetta quater. Avete ricominciato a litigare?
“Partiamo da una premessa. Noi come partito abbiamo fatto insieme a Crocetta una scelta, quella di un nuovo modello. Quello del rapporto tra il Pd e le forze moderate e dell'impegno diretto della classe dirigente del Pd nel governo. Questo chiama tutti a una responsabilità. Non è più possibile il gioco delle differenziazioni dei posizionamenti, siamo chiamati a svolgere un ruolo di sintesi. Bloccare il Pd significa bloccare il motore del governo: nessuno pensi di trarne vantaggio”.
Sì, ma tornando ai termovalorizzatori, le sembra che sia andata così?
“Penso che ci sia un errore. Il punto non può essere quanti termovalorizzatori metti in cantiere, ma stabilire con chiarezza come vogliamo gestire il ciclo dei rifiuti puntando sulla raccolta differenziata, sul riciclo, sul riuso intervenendo su un settore nel quale sono cresciute rendite e interessi da ridimensionare decisamente. Stabilito questo si stabilisce quanto e cosa bruciare. Oggi esprimiamo noi l'assessore al ramo ed è arrivata l'ora di affrontare la questione”.
Sono queste rendite e questi interessi secondo lei ad aver bloccato per più di dieci anni la Sicilia portandola a questo livello di emergenza?
“Questo insieme a un'indecisione di fondo della politica. Ognuno deve prendersi una responsabilità, spero che la Regione e i Comuni lo facciano, superando un sistema iniquo e inquinante e abbattendo i costi per i cittadini. Una cosa certo non possiamo fare”.
Cosa?
“Tifare perché il problemi ce li risolvano altri, governiamo noi questa regione. Non fa bene a nessuno la rappresentazione di un governo nazionale contrapposto a quello regionale: parliamo di istituzioni, non di correnti di partito. Dovremmo invece partire da un fatto: la Sicilia ha pagato più di ogni altra regione il risanamento della finanza dello Stato, sia rispetto al proprio PIL che alla propria popolazione, la nostra autonomia è più formale che sostanziale. Oggi si può segnare un punto di svolta. C'è la disponibilità palese del governo nazionale su questo. Andiamo fino in fondo su questo anziché giocare alla contrapposizione confondendo politica e istituzioni”.
Eppure questo forse è già accaduto. Ricorderà che a un certo punto si disse che qualcuno incrociava la questione del risanamento della Sicilia con il destino della poltrona dell'assessore Lantieri...
“Sarebbe stato un fatto talmente grave da renderlo del tutto irrealistico. Sono convinto che la responsabilità verso i siciliani dovrebbe prevalere anche tra governi di colore diverso, figuriamoci tra due governi guidati dallo stesso partito. Il governo ha messo 900 milioni in finanziaria, il tavolo sul resto, partendo dalla riscrittura del patto Stato-Regione per finire ai 500 milioni che mancano è attivo. Dobbiamo fare di tutto perché vada a buon fine: è un'occasione di portata storica che libererebbe lo Stato dalla preoccupazione su come ogni anno la Sicilia chiude il proprio bilancio e restituirebbe responsabilità e autonomia alla regione. Questo governo regionale sta cercando di recuperare un rapporto forte con i siciliani, sarebbe un bel coronamento di questo sforzo. E comunque se guardiamo alla composizione del governo regionale nessuno nel Pd può far finta di non esserci".
Lei poco fa parlando dei rifiuti accennava alla responsabilità dei Comuni. Ma cosa dovrebbero fare questi Comuni siciliani ormai alla bancarotta, se dopo tutti i tagli la Regione non gira nemmeno quei pochi soldi a loro destinati?
“Una parte del problema dei rifiuti è stato il fallimento degli strumenti di governance dei servizi pubblici. È stato un esempio di cattiva politica. Così come non possiamo nasconderci che la piaga del precariato è rimasta tale perché le nostra normativa non incentiva affatto i Comuni alla stabilizzazione, anzi. Serve un nuovo patto tra enti locali e Regione. I Comuni devono essere dotati degli strumenti di governance necessari e chiamati a una responsabilità diversa”.
Tornando al quadro politico, lei parlava del nuovo patto con le forze moderate. Che poi sarebbero Ncd, visto che gli altri già erano in maggioranza. Ma non le pare che ci sia un deficit di chiarezza visto che Ncd almeno a parole dice di non essere in maggioranza?
“Hanno detto che sostengono le riforme. È un significativo passo avanti che spero possa preludere a un patto politico vero e proprio in vista delle prossime scadenze con la costituzione di Area Popolare”.
Nel frattempo a Roma qualcosa di simile accade tra il Pd e Ala di Verdini. Si ripeterà anche in Sicilia?
“Non vedo all'orizzonte un allargamento ad altri partiti, nemmeno a livello nazionale. Checché se ne dica i verdiniani non sono al governo del Paese e non è all'ordine del giorno che lo siano in Regione. Va mantenuta salda e leggibile la conformazione di una coalizione che prova a cambiare i meccanismi di potere cristallizzati in questa regione. Il Pd è il partito del socialismo europeo, con una vocazione al cambiamento. Puntiamo a parlare alla maggioranza degli italiani, non ad acquisire la maggioranza del ceto politico del Paese. Io voglio rinnovare il Pd, non sostituirne la classe dirigente con quella esule dalla fine del centrodestra siciliano”.
Non è che alle prossime elezioni regionali attorno al Pd si salderanno le classi dirigenti di Cuffaro, Lombardo e Crocetta?
“Non credo. Vorrei ricordare che l'Udc ha attraversato guidato un profondo processo di rinnovamento, guidato da Gianpiero D'Alia, prima di scegliere l'alleanza con noi. Noi abbiamo un disegno politico originale distante dalla riproposizione della stessa classe dirigente. E anche la compagine di governo è caratterizzata da una storia lineare. Chi mi sembra sta mettendo in campo un disegno di questo genere è Forza Italia, strappando pezzi di ceto politico scontento per tentare l'operazione nostalgia del vecchio centrodestra: lo stesso che ci ha lasciato la pesante arretratezza che ci potiamo appresso”.
Ma non potrà negare che il Pd in questa legislatura abbia attraversato in pieno il trasformismo. Avete sette o otto deputati nel vostro gruppo che sono stati eletti altrove. E tra i vostri alleati all'Ars ci sono tanti deputati eletti in altre coalizioni.
“Il Pd ha sviluppato una grande forza attrattiva, ma non cambiato pelle e i nostri nuovi compagni di partito lo sanno: chi aderisce al Pd ne rispetta regole e linea politica. Di questo io ho il dovere di essere garante. Insieme al presidente della Regione abbiamo scelto la strada del rapporto con le forze politiche, dopo un confronto a viso aperto. Questo cambiamento incoraggia alcuni gruppi parlamentari nati a sostegno del governo regionale, che non aveva una maggioranza all'Ars, a diventare veri e propri partiti che si vogliono misurare alle prossime elezioni regionali: Mi pare che il lavoro in questa direzione sia da incoraggiare, nella chiarezza delle posizioni”.
Lei parlava prima di un patto politico per il futuro. Ma, per quanto lontane possano essere le elezioni regionali, l'impressione è che tra le opzioni possibili la coalizione non contempli la ricandidatura di Crocetta. O no?
“Apriremo quel dibattito quando sarà arrivato il momento dei bilanci. Noi stiamo lavorando già ora per costruire un'alleanza e per dare alcune fondamentali risposte ai siciliani. Chi candideremo presidente lo vedremo quando sarà il momento discutendo con i nostri alleati e con Crocetta, come è normale”.
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