Richieste "forestali"
Durante il convegno PSR Sicilia 2014/2020 tenutosi giorno 22 gennaio
u.s. ad Acireale, ha richiesto di intervenire il dott. for. Angelo Merlino,
che ieri mattina mi ha trasmesso un documento, che riporto in
"copia/incolla" qui di seguito, in cui sono descritte alcune proposte
per il rilancio forestale.
Il
crescente pericolo di calamità naturali, eventi atmosferici estremi,
nonché di erosione e desertificazione in talune parti dell’Italia
meridionale evidenzia l’importanza della funzione di difesa delle
foreste, soprattutto nelle aree montane e mediterranee. Lo stato di
dissesto del territorio siciliano (e messinese in particolare) è
noto. Quello che è stato fatto non è stato supportato da risultati
incoraggianti per cui è necessario riorientare gli interventi con
misure fondate scientificamente, semplici ed efficaci. Il restauro
delle foreste è un argomento importante e attuale, oggetto di
attenzione da parte di molti organismi internazionali. è un tema
proprio della nostra epoca che segue quella in cui si sono distrutte
le foreste guardando ai vantaggi immediati senza pensare alle
conseguenze future. Se la nostra è l’epoca della conoscenza e
della consapevolezza, allora bisogna agire.
Una nuova politica forestale deve affrontare
anche il tema del restauro delle foreste per rispondere alle
sollecitazioni che vengono dalla società, per dare una riposta al
degrado del territorio che è la causa prima di numerosi danni alle
persone e alle cose.
Si vuole far
capire a chi è deputato a prendere delle decisioni
il senso del restauro forestale, che non
può più essere liquidato con il “bisogna
rimboschire” come spesso capita di
sentire, perché questo significherebbe
ammettere che la ricerca forestale non ha mai fatto progressi, e di
conseguenza non ha accresciuto conoscenze da cento anni a questa
parte. Restaurare non significa
ripiantare alberi, ma riavviare i processi che regolano il
funzionamento di un sistema.
Scopo della presente, partendo dalle specifiche
competenze in materia forestale, è quello di favorire il restauro
della funzionalità di sistemi degradati da diversi fattori quali
incendi reiterati, pascolo eccessivo, cattiva gestione dei
soprassuoli forestali, articolando una serie di proposte che vengono
riportate e riassunte nei seguenti punti:
- Individuazione di aree degradate ben circoscritte in cui concentrare gli interventi di restauro forestale e ambientale, allo scopo di evitare interventi a pioggia, frammentati e dispersi che, come dimostrato, sono di scarsa efficacia. Queste aree degradate possono essere costituite da terreni nudi erosi, popolamenti percorsi dal fuoco, o boschi degradati oggettivamente individuati mediante semplici parametri: grado di copertura, potenzialità di rinnovazione agamica o gamica, livello di semplificazione compositiva e strutturale, stato fitosanitario, spessore della lettiera.
- Corsi di formazione (organizzati dagli stessi ordini) destinati a funzionari pubblici e/o ai destinatari degli incentivi, privilegiando i giovani, in quanto l’azione di restauro va curata nel tempo per non vanificare l’impegno finanziario. Come è stato sottolineato in molti incontri se manca una sensibilità alla cura del territorio ogni intervento sarà vano. Corsi quindi che servano a formare una cultura di rispetto ambientale per far comprendere quali possano essere i benefici economici per il territorio e per la stessa vita umana. La partecipazione a questi corsi dovrebbe essere la condizione prioritaria per beneficiare dei contributi.
- Le azioni finanziabili dovrebbero essere diverse e variabili da caso a caso per cui dovrebbero essere ammesse a contributo solo nell’ambito di un progetto generale a livello di comprensorio (precedentemente individuato al punto 1) e non di singolo intervento su piccola scala:
- Restauro attivo (semine, piantagioni localizzate che servano ad accelerare le dinamiche evolutive naturali). Da qui una accurata analisi preliminare che comprenda anche uno studio sinfitosociologico (semplificato alla descrizione del tipo di vegetazione esistente e della possibile evoluzione in assenza di disturbi), la scelta delle specie da impiegare sarà in funzione della conservazione della biodiversità e della appartenenza alla stessa serie dinamica. Le disposizioni d’impianto non dovranno creare impatti estetici negativi per migliorare la qualità del paesaggio.
- Rinaturalizzazione dei rimboschimenti che non hanno dato esiti positivi o che sono bloccati nelle dinamiche evolutive. Si tratta di interventi variabili da caso a caso (diradamenti, tagli a strisce, tagli a buche, ecc) che prevedano la graduale sostituzione del vecchio soprassuolo con il ripristino dei popolamenti autoctoni.
- Nei terreni di buona fertilità dismessi da attività agro-pastorali e con pendenza moderata si potranno considerare:
a - gli
impianti di latifoglie autoctone a legname pregiato, sia in impianti
puri che misti il cui obiettivo è di privilegiare la produzione
legnosa di qualità;
b - gli
impianti misti con latifoglie a legname pregiato con accompagnamento
di specie (arboree o arbustive) mellifere o adatte a produrre
marmellate di pregio (usi terapeutici, alta gastronomia, ecc);
c - gli
impianti di latifoglie micorrizate con specie fungine.
d – percorsi
di riscoperta di quelle aree a vocazione tartuficola (Capizzi, Piazza
Armerina, Ferla) con la creazione di un marchio unico che possa
rappresentare un volano per una successiva commercializzazione anche
fuori i confini regionali.
- Nei boschi degradati di latifoglie (specie quelli interessati da incendi) si possono incentivare vari interventi per ripristinare la funzionalità (eliminazione delle parti bruciate, tramarratura, potatura, reintroduzione di specie autoctone).
- Nelle pinete non autoctone interessaste da incendi si possono incentivare le azioni per attivare i processi di rinaturalizzazione: sgombero dei soggetti bruciati, reintroduzione di latifoglie autoctone (leccio, sughera, roverella, frassino ossifillo, ecc.) per l’arricchimento della biodiversità (non solo vegetale ma anche dell’avifauna) e per favorire il miglioramento del suolo.
- Redazione di un manuale operativo di restauro forestale mirato alla situazione siciliana.
- Contraddistinguere i boschi degradati e da restaurare anche rivedendo le attuali classificazioni tipologiche ed aggiornando le legende delle carte tematiche usate nella pianificazione territoriale, attraverso l’utilizzo di nuovi indici capaci di caratterizzare e descrivere il degrado forestale (Modica, G., Merlino, A., Solano, F., Mercurio, R. (2015). An index for the assessment of degraded Mediterranean forest ecosystems. Forest Systems, Volume 24, Issue 3, e037, 13 pages. http://dx.doi.org/10.5424/fs/2015243-07855.
- Tutto questo per individuare e proporre un nuovo stato giuridico per questi boschi che comporti la detassazione e l’erogazione di incentivi mirati. Una volta completato il restauro, il bosco potrà tornare a fornire gli “ecoservizi” che la società richiede ed i cui benefici ricadranno su di essa.
- Favorire lo sviluppo di microfiliere legno-energia incentivando la sostituzione dei combustibili fossili, tramite il potenziamento del settore produttivo di cippato proveniente dalla filiera forestale, ad integrazione della lotta all’effetto serra dando impulso all’innovazione tecnologica della filiera produttiva delle biomasse forestali, promuovendo una forma di gestione forestale socialmente compartecipativa, dando cioè l’opportunità all’uomo di vivere il territorio per il territorio, impiegando manodopera specializzata locale, così come peraltro già sperimentato in altre regioni (Progetto MORINABIO https://robertomercurio.wordpress.com/2015/09/24/il-progetto-morinabio-per-la-rinaturalizzazione-dei-rimboschimenti-di-pino-nero-in-abruzzo/). Attraverso il recupero del materiale legnoso derivante dalle attività forestali sopra descritte e/o da scarti di produzione e/o da materiale malato, attraverso la costruzione di piccoli impianti di utilizzo le biomasse, in grado di produrre energia termica utilizzabile attraverso il teleriscaldamento. Questi impianti dovranno essere attivi per una parte dell’anno (autunno – inverno) poiché gli altri periodi (primavera – estate) vengano utilizzati per l’utilizzo dei boschi. In questo modo si otterrebbero due risultati: la buona gestione dei boschi ed il conseguimento di economie poiché le somme che andrebbero impegnate e destinate al riscaldamento derivano da fonti rinnovabili (fondamentali in periodi di difficoltà nella chiusura dei bilanci). Questi impianti dovrebbero ricadere in quei territori o comprensori (soprattutto montani) in cui sono presenti quei locali (scuole, palestre, caserme, ecc.) gestiti da enti pubblici prossimali ai territori come i Comuni.
- Rilanciare il settore della subericoltura, essendo la Sicilia seconda in Italia solo alla Sardegna, attraverso percorsi di restauro delle sugherete degradate ed indirizzare ad una buona gestione tutte quelle zone in cui viene tutt’oggi viene estratto il sughero (Nebrodi e Madonie soprattutto) ma seguendo un criterio molto “soggettivo”. Possono essere previsti corsi di formazione per personale specializzato nell’estrazione del sughero (c.d. Scorzini). Inoltre, creare un marchio di certificazione del sughero siciliano (seguendo i modelli già presenti per la certificazione forestale FSC e PEFC). La presenza di questa certificazione di buona gestione porterebbe ad una regolarizzazione e standardizzazione della gestione delle superfici sughericole.
- Allo stesso modo rilanciare il settore della castanicoltura, specie forestale che copre il 30% circa della superficie boschiva della Regione Siciliana. Inoltre, essendo una specie a rapido accrescimento, si potrebbero rilanciare tutte quelle attività connesse alle sistemazioni idraulico forestali di tipo naturalistico (es. con l’impiego di fascine di castagno). Infatti queste ultime altro non sono che i polloni (ricacci) che le ceppaie tagliate rilasciano e che già dal primo anno possono essere utilizzate per vari scopi.24 Gennaio 2016
Nessun commento:
Posta un commento
Ogni commento anonimo sarà cestinato, verranno pubblicati tutti tranne quelli offensivi e/o volgari, si ricorda che commentare significa anche assumersi la responsabilità di ciò che si dice. Qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi. Quelli con profilo Anonimo DEVONO essere firmati alla fine del commento altrimenti saranno cancellati. Il titolare del blog declina ogni responsabilità per i commenti rilasciati da terzi. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro rimozione.