di Mario Barresi
PALERMO. Ogni singolo rigo di un foglio Excel nasconde una storia diversa. In tutto 90, quanti gli inquilini dell’Ars. In quei freddissimi numeri ci sono i quasi cinque milioni di debiti di Francesco Riggio, subentrato al dimissionario Fabrizio Ferrandelli come primo dei non eletti nel Pd e subito transitato nel gruppo misto. Al 31 ottobre 2015, i tabulati di Riscossione Sicilia “caricano” all’ex presidente del Ciapi Palermo, indagato per lo scandalo della formazione professionale, una cifra enorme.
Ma non ci dicono, purtroppo, se sia legata a quella
vicenda, nella quale è stato assolto in primo grado dall’accusa di danno
erariale con il conseguente scongelamento dei beni dapprima sequestrati
dalla Corte dei conti. Così come quei numeri incolonnati in ordine
certosino non ci raccontano che dietro alla dicitura “debito sotto i
2.000 euro” spesso c’è una contravvenzione dimenticata nel portaoggetti
dell’auto (non quella blu) o un errore del commercialista. Ma quel file
di calcolo non ci spiega nemmeno perché il governatore Rosario Crocetta,
indebitato per quasi 40mila euro, ha diligentemente deciso di mettersi a
posto.
SCHEDA: TUTTI I NOMI E TUTTE LE CIFRE
Chiedendo di pagare a rate. Così come hanno fatto tanti altri. Deputati regionali. Donne e uomini. Come tutti gli altri debitori nei confronti del Fisco. Ma con in più, in teoria, un surplus di responsabilità nel rispetto delle regole. Per dare l’esempio ai cittadini che li hanno scelti. Eccola, la lista nera dell’Ars. A pochi giorni dall’altissima tensione che s’è vissuta in aula dopo la bocciatura della ricapitalizzazione di Riscossione Sicilia per 2,5 milioni. «Non mi meraviglierei se tra i pirati, che si sono nascosti dietro il voto segreto, ci siano parte dei 61 parlamentari ai quali per la prima volta nella storia abbiamo notificato i pignoramenti delle loro laute indennità», ha detto il presidente Antonio Fiumefreddo. Contro le cui «gravi e infamanti dichiarazioni» il Consiglio di Presidenza dell’Ars ha dato mandato a un legale di procedere «in sede civile e penale». Uno scontro ad altissimo livello. Con un convitato (mediatico) di pietra.
La lista dei deputati regionali con i relativi debiti con Riscossione Sicilia. Ne siamo venuti in possesso e abbiamo deciso di pubblicarla. Perché riteniamo giusto che l’opinione pubblica siciliana abbia gli elementi per farsi un’opinione. Partiamo dai deputati per i quali è partito l’iter di pignoramento. Quelli cioè che, avendo un debito superiore ai 2mila euro, non hanno risposto al preavviso dell’“atto di pignoramento crediti verso terzi”, notificato alla segreteria di Palazzo dei Normanni la scorsa estate. E così, dopo aver tirato una linea dritta, i funzionari di Riscossione Sicilia hanno inviato le richieste di pignoramento di 1/5 dell’indennità. Non era scontato, visto che il 30 ottobre 2015 il presidente Fiumefreddo scrive al direttore generale Gaetano Romano, per dirgli che «da un esame che, insieme, abbiamo richiesto agli uffici emerge che i carichi (...) da riscuotere dai parlamentari regionali si scontrino con una “timidezza”, per così dire, di Riscossione Sicilia, quasi che si tratti di cittadini ai quali sia riconosciuta uno speciale privilegio», esprimendo «disappunto di fronte al singolare fenomeno» e affermando che, pur senza voler credere che «ci siano in azienda “manine” che dolosamente guidino le omissioni di cui parlo», è convinto che «resista ancora una sorta di “soggezione” d’ambiente, invero inaccettabile e persino odiosa».
E abbiamo scoperto che i “pignorandi” non sarebbero 61, come dichiarato da Fiumefreddo a caldo, ma “soltanto” 24. E quasi tutti per cifre non rilevantissime: i dati che pubblichiamo sono riferiti a debiti maturati fino al 31 ottobre «al netto di sospensioni». Fra i quali spiccano, oltre al presidente Ardizzone (appena 3.500 euro), le “cartelle” di Di Giacinto (Megafono-Pse) e Ruggirello (Pd) da oltre 50mila euro. “Pizzicato”, seppur per pochi spiccioli, anche due deputati-assessore: Bruno Marziano e Ginaluca Miccichè. Il club più interessante è quello dei “pentiti”. Deputati che hanno deciso di pagare. Ma a rate. Alcuni solo in parte. Oltre a Crocetta, ci sono il presidente della commissione Antimafia, Nello Musumeci (oltre 110mila euro) e il “Paperone dell’Ars”, il notaio siracusano Giambattista Coltraro (97mila euro).
I più esposti con Riscossione Sicilia, secondo i dati aggiornati al 31 ottobre, sarebbero Bernadette Grasso,del gruppo Grande Sud - Pid con un debito di 236.735,72 euro e Raffaele “Pippo” Nicotra, new entry del Pd, con un debito di circa 187mila euro. Ma ci sono decine di deputati con cifre irrisorie (taluni per centesimi di euro, evidentemente frutto di errori materiali) per le quali, sotto i 2mila euro, non si può procedere alla richiesta di pignoramento. E sono molti anche quelli senza alcun carico. Che ci piace nominare, uno per uno: Alongi, Cancelleri, Cappello, Ciancio, Cirone, Cracolici, D’Agostino, Figuccia, Fontana, Gucciardi, Mangiacavallo, Palmeri, Sammartino e Venturino.
Due, addirittura, risultano “non censiti” da Riscossione Sicilia, non avendo mai avuto a che fare con l’erario. Sono entrambi grillini: Trizzino e Zito. Più che pirati, loro, sono illibati.
twitter: @MarioBarresi
SCHEDA: TUTTI I NOMI E TUTTE LE CIFRE
Chiedendo di pagare a rate. Così come hanno fatto tanti altri. Deputati regionali. Donne e uomini. Come tutti gli altri debitori nei confronti del Fisco. Ma con in più, in teoria, un surplus di responsabilità nel rispetto delle regole. Per dare l’esempio ai cittadini che li hanno scelti. Eccola, la lista nera dell’Ars. A pochi giorni dall’altissima tensione che s’è vissuta in aula dopo la bocciatura della ricapitalizzazione di Riscossione Sicilia per 2,5 milioni. «Non mi meraviglierei se tra i pirati, che si sono nascosti dietro il voto segreto, ci siano parte dei 61 parlamentari ai quali per la prima volta nella storia abbiamo notificato i pignoramenti delle loro laute indennità», ha detto il presidente Antonio Fiumefreddo. Contro le cui «gravi e infamanti dichiarazioni» il Consiglio di Presidenza dell’Ars ha dato mandato a un legale di procedere «in sede civile e penale». Uno scontro ad altissimo livello. Con un convitato (mediatico) di pietra.
La lista dei deputati regionali con i relativi debiti con Riscossione Sicilia. Ne siamo venuti in possesso e abbiamo deciso di pubblicarla. Perché riteniamo giusto che l’opinione pubblica siciliana abbia gli elementi per farsi un’opinione. Partiamo dai deputati per i quali è partito l’iter di pignoramento. Quelli cioè che, avendo un debito superiore ai 2mila euro, non hanno risposto al preavviso dell’“atto di pignoramento crediti verso terzi”, notificato alla segreteria di Palazzo dei Normanni la scorsa estate. E così, dopo aver tirato una linea dritta, i funzionari di Riscossione Sicilia hanno inviato le richieste di pignoramento di 1/5 dell’indennità. Non era scontato, visto che il 30 ottobre 2015 il presidente Fiumefreddo scrive al direttore generale Gaetano Romano, per dirgli che «da un esame che, insieme, abbiamo richiesto agli uffici emerge che i carichi (...) da riscuotere dai parlamentari regionali si scontrino con una “timidezza”, per così dire, di Riscossione Sicilia, quasi che si tratti di cittadini ai quali sia riconosciuta uno speciale privilegio», esprimendo «disappunto di fronte al singolare fenomeno» e affermando che, pur senza voler credere che «ci siano in azienda “manine” che dolosamente guidino le omissioni di cui parlo», è convinto che «resista ancora una sorta di “soggezione” d’ambiente, invero inaccettabile e persino odiosa».
E abbiamo scoperto che i “pignorandi” non sarebbero 61, come dichiarato da Fiumefreddo a caldo, ma “soltanto” 24. E quasi tutti per cifre non rilevantissime: i dati che pubblichiamo sono riferiti a debiti maturati fino al 31 ottobre «al netto di sospensioni». Fra i quali spiccano, oltre al presidente Ardizzone (appena 3.500 euro), le “cartelle” di Di Giacinto (Megafono-Pse) e Ruggirello (Pd) da oltre 50mila euro. “Pizzicato”, seppur per pochi spiccioli, anche due deputati-assessore: Bruno Marziano e Ginaluca Miccichè. Il club più interessante è quello dei “pentiti”. Deputati che hanno deciso di pagare. Ma a rate. Alcuni solo in parte. Oltre a Crocetta, ci sono il presidente della commissione Antimafia, Nello Musumeci (oltre 110mila euro) e il “Paperone dell’Ars”, il notaio siracusano Giambattista Coltraro (97mila euro).
I più esposti con Riscossione Sicilia, secondo i dati aggiornati al 31 ottobre, sarebbero Bernadette Grasso,del gruppo Grande Sud - Pid con un debito di 236.735,72 euro e Raffaele “Pippo” Nicotra, new entry del Pd, con un debito di circa 187mila euro. Ma ci sono decine di deputati con cifre irrisorie (taluni per centesimi di euro, evidentemente frutto di errori materiali) per le quali, sotto i 2mila euro, non si può procedere alla richiesta di pignoramento. E sono molti anche quelli senza alcun carico. Che ci piace nominare, uno per uno: Alongi, Cancelleri, Cappello, Ciancio, Cirone, Cracolici, D’Agostino, Figuccia, Fontana, Gucciardi, Mangiacavallo, Palmeri, Sammartino e Venturino.
Due, addirittura, risultano “non censiti” da Riscossione Sicilia, non avendo mai avuto a che fare con l’erario. Sono entrambi grillini: Trizzino e Zito. Più che pirati, loro, sono illibati.
twitter: @MarioBarresi
Riscossione Sicilia, ecco i deputati che non pagano. Per 24 scatta il pignoramento, in 16 rateizzano.IL GIUSTO IL CORRETTO L'ESATTO DA FARE E' CHE A STI POLITICI TUTTI PERO'GLI DOVREBBERO TOGLIERE LO STIPENDIONE SENZA ESITAZIONE,E QUINDI METTERE STI FIOR DI MILA E MILA E MILA E MILA EURI A FAVORE DEL LAVORO E DEI LAVORATORI AD INIZIARE DA NOI OPERAI FORESTALI ED A FINIRE ANCHE AL MESTIERE DEL CIABATTINO CHE DI SICURO AVRA' PIU' ONORE DI UN ''ONOREVOLE''toto gebbia. STABILITA' SUBITO
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