30 novembre 2015

INTERVISTA A GIANCARLO CANCELLERI.BISOGNA EVITARE DI FARE DI FORESTALI, PRECARI E FORMATORI GLI AGNELLI SACRIFICALI. NON SONO I RESPONSABILI DI CIÒ CHE NON FUNZIONA IN SICILIA. «PERO QUESTE SONO DELLE FINTE MISURE ASSISTENZIALI


Intervista a Giancarlo Cancelleri    «Azzerare i precari reddito di cittadinanza per i veri bisognosi»




Perché tanto al prossimo giro, in Sicilia, vincono i grillini. È il refrain che drcola fra i sondaggisti e risuona dappertutto. Dagli scanali del superrnercato ai salotti radical-chic. Ma come sarà l'Isola a cinque stelle del futuro prossimo venturo? L'abbiamo chiesto al riconosciuto leader regionale del movimento e probabile, per sua stessa ammissione, candidato governatore: Giancarlo Cancelleri. Che, in una lunga intervista nel corso di una visita nella nostra redazione (accompagnato da Giusy Rannone e Rosario Diamante, consigliera e attivista di San Giovanni la Punta) non parla ne di apriscatole ne di calzini da rivoltare. Ma di un progetto - chiaro, semplice, fattibile - di governo. Basato «sull'onestà», perché «chi ci vota deve sapere prima cosa faremo». Comprese le «scelte impopolari». Come la stretta su dirigenti regionali, forestali, precari e formazione. Per investire sui veri deboli: «Faremo un reddito di cittadinanza per tutti i siciliani dawero bisognosi». 
Cancelleri, ma lei di fatto è già candidato "in pertore"? 
«Sulla carta c'è un percorso da seguire e io lo farò da semplice "soldato". Ma ci sono, di fatto. Diciamo di sì: voglio provarci». 
È consapevole che la parte difficile arriverà dopo l'eventuale vittoria? 
«Sì che lo so. Noi vogliamo essere credibili per governare questa terra all'insegna dell'onestà: chi ci vota deve sapere cosa faremo. Abbiamo cominciato a mettere i puntini sulle "i" sui forestali e lo faremo su altre cose. Non è che uno li molla, ma dobbiamo ripartire da un senso diverso. Non è facile prendere posizioni di questo tipo». 
Tant'è che l'Ars "mummificata" è riusci ta in tempo record a pagare gli stipendi ai forestali. 
«Ma chi ha sbagliato se ne assumerà la responsabilità. Il 2 dicembre la Corte dei conti ha convocato l'amministrazione regionale: Crocetta, Baccei e i dirigenti. Perché deve chiedere spiegazioni su una cosa che loro avevano detto che avrebbero fatto e che invece non hanno fatto. Ovvero: la delibera di disimpegno dei fondi, quella per la quale hanno potuto utilizzare i 10 milioni della sanità la prima volta, procedura all'epoca bypassata con l'assunzione di responsabilità dell'assessore Lo Bello. E in ballo ci sono in tutto 350 milioni: un danno incredibile, perché hanno preso dei soldi da altri capitoli e in questo momento ci sono due cose finanziate con gli stessi soldi». 
Ma per governare con efficacia e tempestività si deve pure derogare ai crismi dei meetup: non tutto può essere "partecipato".  
«Se c'è qualcuno, e purtroppo fra gli attivisti c'è, che pensa che un sindaco ogni giorno debba chiedere al meetup il via libera per ogni scelta, ebbene si sbaglia. Quello non è amministrare, è follia. La democrazia partecipata è su argomenti di medio-lungo periodo come il bilancio. Tutto il resto è nel programma, già partecipato e approvato». Una volta il sindaco di Ragusa, Piccitto, ammise in un'intervista al nostro giornale: 
«Una cosa è fare il grillino di lotta, un'altra è fare il grillino di governo». Condivide? 
«Certo. Le esperienze di governo sono importanti. Federico ha ragione, come evidenziano anche
altri nostri amministratori. Vi faccio un esempio: a Livorno l'amministrazione comunale ha deciso di liquidare la partecipata sui rifiuti, con 13 milioni fra debiti e buchi di gestione. I livelli occupazionali verranno tutelati con un affidamento diretto a terzi nelle more di una nuova gara e con i soldi risparmiati si farà un reddito di cittadinanza comunale. Ma è una scelta impopolare: ci sono 140 lavoratori, i sindacati li abbiamo contro... Governare significa anche fare delle scelte, spesso impopolari». 

E quali sono le «scelte impopolari» che fareste al governo della Regione? 
«I dirigenti regionali, ad esempio. Sono troppi, lo dice anche la Corte dei conti: da 1.800 devono diventare 900. Sono assurdi anche i premi di produzione per chi sa fare un fax o una mail... Poi si deve mettere mano alla formazione professionale, che deve diventare il braccio armato fra l'istruzione e l'impresa. Non si dovranno più sfornare esperti in smalto di unghie con i fondi europei, così come è assurdo che i corsisti siano pagati per rendere appetibili dei corsi inutili». 
Forestali, precari e formazione: tabula rasa, dunque... 
«Attenzione: bisogna anche evitare di fare di forestali, precari e formatori gli agnelli sacrificali. Non sono i responsabili di ciò che non funziona in Sicilia. Però... ». 
Però? 
«Pero queste sono delle finte misure assistenziali. E allora noi pensiamo di fare così: eliminare il reddito minimo d'inserimento, i pip e i precari vari. Si azzera tutto e si fa un reddito di cittadinanza per tutti i siciliani bisognosi che ne abbiano davvero i requisiti. E poi, con i soldi risparmiati, fare un serio piano di investimenti per il lavoro produttivo da un miliardo per cinque anni su agricoltura, piccole e medie imprese e infrastrutture, per creare nuovi posti di lavoro. Solo se riusciamo a spostare questa gente dal pubblico al privato, la Sicilia può salvarsi». 
Ponte di Messina: si o no? 
«In questo momento non ci serve. La nostra non è una preclusione ideologica. Il Ponte, in questo momento, più che unire due coste, unirebbe due cosche. E poi con otto miliardi e mezzo si potrebbero fare cose più importanti: infrastrutture viarie primarie e secondarie, ferrovie più moderne in una terra dove le rotaie sono state realizzate da Mussolini o dai Borboni e non s'è più messo un bullone in più. E soprattutto le infrastrutture digitali: una rete più efficiente per utilizzare l'energie da fonti alternative, la massima diffusione della banda larga nell'Isola». 
No al Ponte, ma sì alla trazzera grillina. È riproducibile anche al governo?
«Ogni volta che crolla un'autostrada, spunta sui social network la vecchia notizia del ponte giapponese ricostruito in sei mesi dopo lo tsunami. Lì c'è una legge che, in casi di emergenza, consente all'imperatore di derogare alle regole. Noi siamo ingessati da burocrazia: bisogna essere rapidi, efficaci e trasparenti». Però maligni dicono che per finanziare la trazzera avete fatto un mutuo con parte delle indennità all'Ars fino alla scadenza naturale della legislatura. Ed è per questo che non vi dimetterete mai... 
«Non abbiamo fatto nessun mutuo: nessuno dei 14 deputati sarebbe stato così pazzo da sobbarcarsi un debito personale di 300mila euro. Tramite l'associazione "Movimento 5 Stelle", un soggetto giuridico pubblico, abbiamo aperto un conto corrente dove confluisce ogni mese parte delle nostre indennità. La trazzera l'abbiamo già pagata tutta, perché avevamo messo da parte i soldi. E anche la prima tranche del progetto "Boom polmoni urbani", di circa 130mila  euro, l'abbiamo già coperta». 
Avete presentato una nuova sfiducia per Crocetta. Consapevoli che non passerà? 
«La sfiducia non è più a Crocetta. Lui non governa più la Sicilia da un anno e mezzo. Ai cittadini siciliani Crocetta non interessa più: l'hanno archiviato. Ora, questa mozione di sfiducia è rivolta al Pd. Quel partito che ogni giorno sui giornali parla di "staccare la spina" e di "spegnere la luce" a Crocetta. Noi li abbiamo tolti dall'imbarazzo: ora facciano seguire i fatti alle parole. A meno che non si dimostrano il partito della fuffa e della colla alle poltrone». 
Ma non avete raccolto la sfida di Musumeci: andiamo dal notaio a depositare le dimissioni in bianco...
«Noi siamo pronti a fare qualunque azione per mandare a casa Crocetta. Ma dobbiamo essere seri, senza prendere in giro i cittadini: non serve che 30 persone si dimettano, perché ci vogliono 46 deputati che "contemporaneamente" presentino le dimissioni. Sarebbe il miglior regalo a Crocetta e al Pd: spazzolare in un colpo solo tutta l'opposizione, ben rodata da tré anni. Ma a Musumeci diciamo sì se la sfida è: andiamo dal notaio a firmare le dimissioni in bianco e quando arriveremo a 46 le depositeremo tutte assieme». Ferrandelli, però, l'ha fatto. E Buttafuoco vi ha invitato a fare lo stesso. «Una settimana prima di presentare le dimissioni, Ferrandelli andò a Roma a parlare con Guerini. In quel momento storico, all'apice dello scandalo Tutino, si pensava che Crocetta fosse al capolinea. E il Pd, ritenendo che noi avremmo vinto le Regionali, alza l'ingengo e dice: freghiamoli. Prendono Ferrandelli, lo mettono dentro un cannone e lo sparano. Peccato che il bersaglio nel frattempo fosse venuto meno perché il caso dell'intercettazione s'era sgonfiato. E così Ferrandelli è rimasto a vagare nello spazio... Io, se fossi stato in lui, non mi sarei dimesso dall'Ars. Ma dal Pd: quella era la cosa giusta, quella era la vera sfida».
"La Sicilia" da tempo porta avanti una campagna sulla trasparenza: pubblicare bandi e atti anche sui giornali per informare il maggior numero di cittadini. È un impegno che, in prospettiva, si sente di assumere?
 «Assolutamente. La trasparenza si deve fare anche attraverso i giornali». 
twitter: @MaiioBarresi

29 Novembre 2015







1 commento:

  1. Secondo me lo sapete che lasciare fuori i Forestali non e una scelta impopolare , ma anzi per voi diventa un vantaggio acquisterete più voti di quelli che perderete dei forestali . Ma a voi non ve ne frega se per andare al potere lascerete a casa dei padri di famiglia che chiedono solo di essere produttivi e utili , cosa semplice da realizzare .

    Ma a voi vi interessa Governare , vedo che state imparando

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