Sicilia, soldi solo per una settimana
Crocetta: “Renzi ci dia i 350 milioni promessi”
di Manlio Viola
I tagli ai Comuni ‘ritardati’ dal un lato e approvati senza un criterio o una logica, la riforma delle province scorporata e in analisi la prossima settimana dall’altro, il nuovo baratro economico/finanziario in arrivo, tutto condito da una crisi a fase alterne in salso siciliana che rientra ma sembra pronta a riesplodere. Ecco l’ennesima settimana politica in salsa siciliana. Più un fritto misto informe che altro.
Pace fatta sì con i renziani, col governo dialogo aperto ma vertice di maggioranza aggiornato a venerdì e il governo nazionale ci dia i soldi promessi.
Ancora un “tutto a posto ma nulla di fatto” nelle dinamiche politiche regionali con un governatore che la spunta sugli alleati, ottiene una pace armata, lì’ennesima, e ricomincia subito a punzecchiare.
“Occorre coinvolgere di più il governo nazionale rispetto all’urgenza delle risposte da dare per il risanamento finanziario a partire dal riconoscimento dei 350 milioni ancora non ratificati e delle misure urgenti per i disoccupati e i formatori. Non è affatto in discussione il
rapporto con il governo Renzi, ma semmai è esattamente il contrario, ovvero la richiesta di maggiore interlocuzione”.
Questo il punto secondo il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, che lo ha espresso nel corso del vertice di maggioranza di ieri pomeriggio, dopo le tensioni post-ballottaggi tra il governatore e l’area renziana, giunta a chiedere persino una riflessione sulla possibilità del disimpegno dal governo.
Dunque ‘Roma tiri fuori i soldi’ espressione che non è proprio la conferma di una pace che dovrebbe essere stata fatta. E così il vertice viene aggiornato a venerdì prossimo, dopodomani, alle 11 del mattino quando, c’è da scommetterci, un ritardo lo farà slittare al primo pomeriggio per poi usare tutto un altro fine settimana.
Intanto in aula si consuma l’approvazione di una legge sui tagli ai comuni quantomeno monca oltre che illogica e rispondente solo all’esigenza di dire al mondo che qualcosa si è fatto. Si è fatto, ancora una volta, con la ‘pancia’ e non con la testa come per la riforma delle province.
L’Assemblea regionale siciliana dà il via libera definitivo alla norma che taglia consigli comunali e assessoriali e ne riduce i compensi. Un testo di recepimento parziale della normativa nazionale, ma che ha generato inevitabili tensioni e i cui siti si avranno solo dalla prossima legislatura.
Una scelta di buonsenso visto che non si possono cambiare le regole in corsa ma che viene attaccata dai grillini che avrebbe voluto tagliare subito la testa al serpente ‘consigli comunali.
Una frenata che ha suscitato il malumore del più grillino di tutti quando si tratta di togliere qualcosa a qualcuno, il governatore Rosario Crocetta che voleva fortemente quei risparmi per spalmarli altrove vista la sete di denaro che ha la sua regione. Si parla di 50 milioni di euro da mettere sul tavolo della trattativa con Roma. una trattativa difficile visto che fra una settimana esatta la liquidità a Palermo sarà finita e si chiuderanno i rubinetti della cassa a meno che Roma non rilasci i 350 milioni di euro (tanto valuta l’accordo Crocetta anche se originariamente di parlava di una cifra fra 210 e 230 milioni) promessi in sede di trattativa per giungere alla finanziaria.
Ma Roma non ne vuole sapere. Prima vuole vedere la modifica della Finanziaria nelle parti che ha additato come ‘a rischio impugnativa’ e vedere i primi effetti, poi se ne parla, Un poi troppo lontano per Palermo che rischia di affogare senza ossigeno contante.
Settimana prossima, infine, tocca alle province, da due anni sotto commissariamento e ormai anch’esse allo stremo visto che anche lì i commissari sono stati usati per tagliare oltre il tagliabile senza avere un organo politico in grado di fare la voce grossa. Lì sono saltati i servizi, sono crollate le strade, e ci sono a rischio 5000 lavoratori vincitori di pubblico concorso ed altri 5000 precari.
Stralciata dalla norma sui comuni dentro la quale poteva stare tranquillamente, la Riforma approderà in aula il 30 giugno ma già due volte l’aula l’ha bocciata e rinviata in Commissione. Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha dato tempo sino a fine luglio per il varo, lanciando il suo aut-aut: “Se non si fa la legge di riforma degli enti di area vasta, si va al dissesto delle province, se si va al dissesto delle province è chiaro che a cascata c’è il dissesto della Regione. Mi sembra chiaro allora, che se non si farà in fretta, sarà indispensabile rompere le righe e andare al voto anticipato”.
Dunque situazione difficile ma la pace è fatta e per il momento godiamoci, per qualche giorno ancora, l’ennesimo taglio alla rappresentanza democratica perché la legge sui comuni non taglia solo i compensi del 20% circa ma si concretizza in duemila piccoli incarichi nei comuni ovvero 1.300 consiglieri comunali in meno in Sicilia sui circa 6.200 attuali, 500 assessori, 102 consiglieri di circoscrizione a Palermo, Catania e Messina e addio ai consigli circoscrizionali nelle altre città dove il territorio, i quartieri non potranno più rivendicare nulla nei confronti della municipalità centrale.
24 Giugno 2015
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