2/Valeria Restuccia, la Thatcher di Sicilia
Custodisce lo Zingaro, ma…
Valeria Restuccia è una palermitana di forte concetto, che fa il lavoro per il quale è nata. Una predestinata, dunque. Dirige da quattro anni e mezzo la riserva naturale dello Zingaro.
“Non voglio essere chiamata direttrice”, ma ha un piede dentro e due
fuori. Potrebbero essere per lei gli ultimi giorni, e la riserva – che
ha protetto come un centurione romano incaricato di vigilare il palazzo
imperiale, potrebbe passare ad altri. Questione di rotazione, nessuna
congiura, ma il rispetto di una regola che mostra le sue falle.
Grandi incassi, un bilancio
lusinghiero, cinque musei, due aree attrezzate, i bivacchi, Borgo
Cusenza, 300 mila visitatori l’anno. La “sua” riserva è diventata il
fiore all’occhiello fra le aree protette siciliane. Non le dispiace
lasciare?
“Non è questo il mio cruccio. Proverei
rammarico, anzi sarei irritata solo se a succedermi mandassero la
persona sbagliata, ma penso che questo malanno verrà evitato, ci tengono
tutti che le cose vadano bene in quel posto. Lo Zingaro fa notizia,
regala immagine all’Isola, ma anche dispiaceri…”.
Per via degli incendi. Troppi, non le pare?
“Il problema vero è una seria politica
del territorio. Poi c’è la vigilanza, l’attenzione verso il contesto,
talvolta difficile, come quello che sta attorno allo Zingaro. I pastori,
i cacciatori. Gli incidenti possono sempre capitare. Non è solo dolo,
talvolta c’è solo colpa, ma i danni restano enormi a prescindere”.
Che cosa non ha funzionato nel servizio antincendio. È utile saperlo alla vigilia dell’estate.
“Forse la prevenzione, la buona
organizzazione. Quando siamo alla vigilia di una giornata di scirocco,
dobbiamo mettere in campo controlli più serrati e tenere in preallarme i
mezzi antincendio. Il servizio antincendio non fa parte dei miei
compiti, ma siamo impegnati a mettere in campo ciò che serve per
evitarli. Per esempio, organizzando i controlli sul territorio, con
turni e personale assegnato nei posti giusti. E disponendo di strumenti e
supporti che ci permettono di avere le squadre antincendio, elicotteri e
aerei in tempi molto brevi”.
Avete vinto la guerra e perso molte battaglie, è così?
“I tentativi di incendio sono stati
tanti, ma i danni sono diminuiti, non ce l’hanno fatta, come capitava in
passato, a distruggere la riserva”.
A che cosa addebita questo
fenomeno? Non è che sia una eccezione, intendiamoci, ma lo Zingaro è
stata a lungo la vittima predestinata degli incendiari.
“Ci sono tanti interessi in ballo:
economici, locali. C’è in ballo il controllo del territorio. E c’è chi
vuole metterci le mani. Per questa ragione è necessario che lì ci vada
gente con una ossatura di ferro….”.
La rotazione però è utile…
“Certo, lo è. Ma il cardiochirurgo, per
dire, non può essere ruotato con un dermatologo. I dirigenti tecnici
devono restare nel loro campo, se non nel loro posto, non le pare?”.
Ha ragione direttore. Che cosa la preoccupa, dunque?
“Ha sentito che vogliono abolire il
servizio notturno degli operai antincendio. Sarebbe una follia. Mi
aspetto una legge quadro, piuttosto, che metta ordine sui compiti, i
turni, gli emolumenti. Cercare il risparmio, sempre e comunque, è un
errore. Risparmi un euro e ne spendi mille. A parte il dovere di
proteggere il paesaggio, la natura, l’ambiente, i doni che abbiamo
ricevuto dal Padreterno”.
Lei si considera la persona giusta nel posto giusto, è così?
“Non mi sono mai posta questa domanda, mi basta credere di avere fatto la mia parte”.
Voi avete incassato in un anno
850 mila euro. Lo sa che altrove si contano le briciole? Com’è possibile
che non si riesca a fare cassa…
“Non me lo spiego, davvero. Penso alla
Valle dei templi. La Regione dovrebbe guadagnarci un sacco di soldi.
Però, mi lasci dire. Quando l’ente pubblico incassa, deve reinvestire là
dove ha ottenuto guadagni. C’è un problema, evidentemente, di
riequilibrio della spesa, dei costi”.
Che cosa le piace che venga ricordato?
“Che la mia gestione passi alla piccola
storia dello Zingaro come un tempo buono, se non felice. Abbiamo
impedito l’abuso, conservato il litorale, preservato le coste. Abbiamo
anche ricevuto un riconoscimento dalla Commissione europea nell’ambito
del progetto Life per il restyling della coturnice di Sicilia. Ora c’è
un sentiero, sedici chilometri, che collega le due aree protette più
importanti, Monte Cofano e lo Zingaro. Una natura incomparabile, un’area
di straordinaria bellezza”.
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