Consiglieri, regionali, precari: Finanziaria della svolta, ma Baccei e Crocetta…
Sit in del sindacato, sciopero del 20 marzo confermato, e querelle Crocetta-Baccei, stavolta testimoniata dai sindacalisti. “Chi comanda, il governatore o l’assessore all’Economia?“,
si sono chiesti, raccontando ciò che è avvenuto nel corso del faccia a
faccia con Crocetta. Pare che Crocetta abbia telefonato a Baccei, dopo
avere condiviso la posizione del sindacato. Il tenore della
conversazione non è stato litigioso, ma avrebbe rappresentato le due posizioni del governo:
conciliante, quella del presidente, ma intransigente quella
dell’assessore. Interpellato, Baccei, ha detto di non sapere quel che ha
riferito Crocetta ai sindacalisti, ma di non avere partecipato
all’incontro solo perché non gli era stato richiesto. E quindi, l’addebito di una “assenza”, non scelta, viene respinto.
Ma la questione è un’altra, e riguarda i
tagli. Ai regionali, che se ne lamentano e protestano. Il resto è una
sceneggiata, che finisce con il non far capire nulla. Ed è bene tenerla
da parte per non farsi sfuggire la posta in gioco. I regionali hanno goduto di un trattamento diverso da quello del resto d’Italia,
e il governo vuole normalizzare il trattamento. Accanto alle bustepaga,
ci sono altri benefit, ormai indifendibili, come il numero
sovrabbondante di permessi sindacali.
Quella in corso è la settimana della finanziaria:
si mobilitano i sindacati, alza la voce il presidente dell’Assemblea
regionale, Giovanni Ardizzone. La coperta è corta, come sempre, e ci
sono tre miliardi di euro da trovare, costi quel che costi, per
rimettere in sesto i conti della Regione siciliana. Il presidente Crocetta promette novità,
sarà la finanziaria della svolta e vuole persuadere le organizzazioni
sindacali che cambierà tutto, senza fare danni a nessuno, ma eliminando
privilegi e benefit che oltre lo Stretto non esistono. Come faccio,
dice, a chiedere a Roma un sostegno per superare l’attuale congiuntura,
se non “normalizzo” gettoni, stipendi, vitalizi?
Il ragionamento, che può sembrare semplice, perfino banale, e quindi accettabile, nei fatti è un pugno nello stomaco,
perché rinunciare a quel che si ha, è un macigno per chiunque. E allora
la settimana che si apre all’insegna della finanziaria può essere la
vigilia di una stagione di conflitti, sindacali e politici.
Le avvisaglie sono già arrivate. Il
sindacato annuncia sit-in e sciopero, e il presidente dell’Ars si mette
di traverso, confutando, nei fatti, perfino l’indebitamento della Regione,
alla base dei tagli ai costi. È vero che ci sono tre miliardi di euro
da ripianare, ma è altrettanto vero – dice Ardizzone – che la Sicilia ha
diritto a ben otto miliardi in accise. La Sicilia non deve questuare,
perciò, ma reclamare il proprio diritto.
È una vecchia questione, che altri
governi regionali hanno cercato di affrontare senza successo e governi
nazionali hanno respinto con nonchalance. Quanto alle indennità di
sindaci e consiglieri comunali, e di appannaggi per i regionali, Ardizzone crede che si stia esagerando,
perché ai primi vanno applicate le stesse regole vigenti nella
Penisola, e dei secondi si parla troppo e talvolta a sproposito.
Ci sono cinquantuno comuni in campagna
elettorale in Sicilia, si vota il 31 maggio. La finanziaria dovrà
affrontare anche questa tagliola, che si aggiunge alla consueta, e
legittima, contesa fra maggioranza ed opposizione.
17 Marzo 2015
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