L'ANALISI
Tagli ai costi del personale, protesta contro la realtà?
La sola ipotesi di ridurre i costi del personale a carico del bilancio regionale suscita preoccupazioni legittime, che mal si conciliano però con proteste preventive e con i primi scioperi precauzionali. Nel coro delle lagnanze, curiosamente, non trova spazio neanche la semplice presa d’atto dell’esaurimento delle risorse finanziarie regionali, fino ad evocare quello che sembrava un fantasma del passato: il salario come variabile indipendente. Molta acqua è passata sotto i ponti da quella scellerata ed insostenibile stagione sindacale e tutti eravamo convinti di una nuova e diversa sensibilità dei lavoratori e dei loro rappresentanti.
Ma persino questo archetipo del passato ritrova oggi una sua imprevista vitalità, quando si comincia solo a discutere di possibili riduzioni dei costi. Insomma, anche nella crisi sopravvive una forte asimmetria tra il privato ed il pubblico; con il primo che combatte contro il licenziamento o il taglio della retribuzione e con il secondo impegnato a salvaguardare il trattamento acquisito. Eppure ai dipendenti regionali — siano essi addetti ad un assessorato o utilizzati nel folto raggruppamento dei forestali — si chiederebbe solo un po’ di buon senso. Un atteggiamento costruttivo, a fronte di un buco di bilancio di quasi 4 miliardi di euro, vorrebbe infatti che ci fermasse a ragionare, piuttosto che impegnarsi a protestare. Mancano i soldi per proseguire sulla strada fin qui battuta e questo semplice, quanto drammatico, dato dovrebbe essere sufficiente a risvegliare anche le coscienze sindacali più conservatrici.
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03 Febbraio 2015
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