POTERI DEBOLI
La tempesta imperfetta della Formazione
di Claudio Reale
L'universo dei corsi è esposto alle bizze del sistema: oggi una decisione della politica, domani quella di una Procura, il giorno dopo quella del Tar cambiano la partita. In mezzo quattromila famiglie, quelle dei dipendenti. Sballottate dal ciclone senza una certezza che sia una.
Una direzione. Poi l'opposta. Poi un nuovo contrordine. Sulla pelle di quattromila siciliani. Di più: di quattromila famiglie, quelle rimaste senza uno stipendio dopo l'uragano che si è abbattuto sulla formazione e che adesso attendono, sballottate da un potere all'altro. Da una decisione, appunto, all'opposta: oggi per un repentino cambio di passo della politica o della burocrazia, domani per l'azione di una Procura, il giorno dopo per la sentenza di un Tar o del Consiglio di giustizia amministrativa. Tutte decisioni legittime e in molti casi anche necessarie, per carità, ma che impediscono all'universo Formazione di avere una certezza che sia una. In una tempesta imperfetta, un ciclone senza un occhio che dia stabilità. Senza un riparo.
L'ultima decisione è arrivata ieri.A pronunciarsi, stavolta, è stato il Consiglio di giustizia amministrativa: la revoca dell'accreditamento dell'Enfap, uno degli enti di formazione della galassia Genovese, era secondo il Cga illegittima, e dunque andava essa stessa sospesa. Attenzione: non annullata, ma solo “congelata” in attesa di un giudizio definitivo. Le 450 famiglie che dunque ieri hanno potuto tirare un sospiro di sollievo per una riassunzione attesa da mesi dovranno comunque aspettare nuove decisioni perché la loro sorte sia definitiva.
Il male è comune, ma è difficile ipotizzare che sia un mezzo gaudio. Nella stessa angoscia dei dipendenti Enfap vivono i 1.753 ex addetti degli sportelli multifunzionali: per loro in dicembre è arrivato – dalla burocrazia, stavolta – il via libera per un contratto a tempo determinato, ma molti di loro non sono stati chiamati – dalla burocrazia, anche in questo caso – a firmarlo. E giù ricorsi, diffide, battaglie giudiziarie che rinviano una stabilità ancorché minima, ancorché confinata nell'arco temporale dei tre mesi del progetto Prometeo. Mentre la politica, come annotava Accursio Sabella su queste pagine appena due settimane fa, si limitava a un serafico “tutto a posto”.
Difficile spiegare che sia così. Difficile dirlo, ad esempio, agli 800 licenziati dallo Ial, giusto per rimanere alle cronache recenti, ai settanta dell'Ecap di Agrigento. di Agrigento. O, per guardare invece al futuro, sarà difficile dirlo agli altri quattromila dipendenti degli enti, quelli che invece un posto di lavoro ce l'hanno per essersi trovati sul lato chiaro della luna-formazione, quello virtuoso: sarà un impalpabile “tavolo tecnico”, insomma ancora una volta la burocrazia, a decidere se mobilitare i finanziamenti per l'Avviso 20, e dunque garantire loro nuovi corsi, la certezza di uno stipendio. Poi, che sia assunta una decisione o l'altra, bisognerà attendere gli eventuali ricorsi al Tar. E il gioco dell'oca potrà ripartire.
Non è in discussione il merito. Non si discute, cioè, che sia giusto o sbagliato che esista quel carrozzone elefantiaco che era, e che in alcuni casi ancor oggi è, la formazione professionale in Sicilia. È però evidente che chi vive nel ventre molle della Regione – oggi i formatori, domani i forestali, il giorno dopo chissà – è esposto alle intemperie dell'incertezza. All'imperfezione di una tempesta sballottata da un potere all'altro, in cui nessuno sembra avere il pallino in mano. Troppo debole la politica, troppo incerta la burocrazia, limitata per funzione la giustizia. In mezzo restano loro, i dipendenti. Esposti alle bizze del ciclone. Senza un occhio in cui potere trovare riparo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il male è comune, ma è difficile ipotizzare che sia un mezzo gaudio. Nella stessa angoscia dei dipendenti Enfap vivono i 1.753 ex addetti degli sportelli multifunzionali: per loro in dicembre è arrivato – dalla burocrazia, stavolta – il via libera per un contratto a tempo determinato, ma molti di loro non sono stati chiamati – dalla burocrazia, anche in questo caso – a firmarlo. E giù ricorsi, diffide, battaglie giudiziarie che rinviano una stabilità ancorché minima, ancorché confinata nell'arco temporale dei tre mesi del progetto Prometeo. Mentre la politica, come annotava Accursio Sabella su queste pagine appena due settimane fa, si limitava a un serafico “tutto a posto”.
Difficile spiegare che sia così. Difficile dirlo, ad esempio, agli 800 licenziati dallo Ial, giusto per rimanere alle cronache recenti, ai settanta dell'Ecap di Agrigento. di Agrigento. O, per guardare invece al futuro, sarà difficile dirlo agli altri quattromila dipendenti degli enti, quelli che invece un posto di lavoro ce l'hanno per essersi trovati sul lato chiaro della luna-formazione, quello virtuoso: sarà un impalpabile “tavolo tecnico”, insomma ancora una volta la burocrazia, a decidere se mobilitare i finanziamenti per l'Avviso 20, e dunque garantire loro nuovi corsi, la certezza di uno stipendio. Poi, che sia assunta una decisione o l'altra, bisognerà attendere gli eventuali ricorsi al Tar. E il gioco dell'oca potrà ripartire.
Non è in discussione il merito. Non si discute, cioè, che sia giusto o sbagliato che esista quel carrozzone elefantiaco che era, e che in alcuni casi ancor oggi è, la formazione professionale in Sicilia. È però evidente che chi vive nel ventre molle della Regione – oggi i formatori, domani i forestali, il giorno dopo chissà – è esposto alle intemperie dell'incertezza. All'imperfezione di una tempesta sballottata da un potere all'altro, in cui nessuno sembra avere il pallino in mano. Troppo debole la politica, troppo incerta la burocrazia, limitata per funzione la giustizia. In mezzo restano loro, i dipendenti. Esposti alle bizze del ciclone. Senza un occhio in cui potere trovare riparo.
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07 Febbraio 2015
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