Fulvio Mamone Capria
No allo smembramento del Corpo forestale dello Stato. Il governo ci ripensi
Il Corpo forestale dello Stato è un'istituzione essenziale per il nostro paese e la difesa della natura. La fece nascere Carlo Felice di Savoia il 15 ottobre 1822, costituendo "l'Amministrazione forestale per la custodia e la tutela dei boschi", che diventerà, appunto, il Corpo forestale.
Sono trascorsi 192 anni, nei quali il Corpo ha contribuito alla tutela del patrimonio boschivo, alla preservazione delle aree naturali, all'intervento in caso di incendi e altro ancora. I momenti difficili non sono mancati, ma la qualità del lavoro del Corpo è cresciuta fino a farne, nel 1980, la quinta forza di polizia italiana e, dagli anni '90, a permettergli di aumentare i compiti istituzionali: la vigilanza nelle aree protette, la Convenzione cites (il controllo del commercio internazionale di specie animali e vegetali protette), il contrasto alle ecomafie, il sostegno delle popolazioni in casi di calamità naturali, la lotta al bracconaggio e al maltrattamento animali, fino all'attività di polizia agro ambientale per fermare chi vuole avvelenare l'agricoltura e la natura.
Tutto questo patrimonio rischia ora di essere quasi annullato dal disegno di legge del governo, presentato dal ministro Marianna Madia che, per ragioni di economia, trasformerebbe il Cfs in un semplice dipartimento di pubblica sicurezza. Sarebbe una pessima cosa. Priverebbe il paese di una forza specialistica, in un momento in cui le crisi ambientali - alluvioni, dissesto, eco criminalità - diventano ancora più gravi e altre scelte della politica rischiano di fare ancora male alla natura. Tra queste, il decreto Sblocca Italia, con il suo via libera a trivellazioni in mare, opere costose e inutili, e cementificazione del territorio.
Siamo consapevoli della necessità di contenere la spesa pubblica, ma il risparmio deve essere intelligente e non danneggiare il bene comune. E allora mi chiedo: possiamo permetterci, per qualche (ipotetico!) milione di euro di risparmio, di disperdere la ricchezza che è oggi la Forestale italiana, ad esempio assegnandola a un dipartimento di Polizia che, solo per essere operativo, necessiterà di mesi? Chi ci garantisce che l'attività per l'ambiente non si indebolirà? Perché questa dismissione proprio quando l'inchiesta sulla "terra dei fuochi", affidata proprio alle "divise grigioverdi", sta ottenendo risultati straordinari? Perché non rafforzare il Corpo forestale unificando i Corpi regionali di Sardegna e Sicilia e delle province autonome di Trento e Bolzano e le polizie provinciali ormai in dismissione? Cosa ne sarà delle 130 riserve naturali statali oggi gestite dal Corpo forestale nazionale? Le affideremo alle regioni e agli enti locali? Gli stessi che abbiamo denunciato all'Unione europea per le violazioni in materia di tutela dei siti di Rete Natura 2000?
Ma non siamo i soli a denunciare questa assurda proposta. Ecco cosa afferma il Sostituto procuratore antimafia, dottor Roberto Pennisi durante l'audizione innanzi alla Commissione bicamerale parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Era il 4 novembre scorso:
Ho sentito una domanda che riguarda l'eventuale soppressione del Corpo forestale dello Stato, o meglio la sua fusione con la Polizia di Stato. È più facile fondere la Polizia di Stato e i Carabinieri che la Polizia di Stato e il Corpo forestale dello Stato. Io non so come si possa pensare di mettere insieme due cose radicalmente e completamente diverse, che nascono con una diversa formazione. Qualcuno è mai andato presso le scuole del Corpo forestale dello Stato, dove si tramanda, come amano dire gli uomini del Corpo forestale dello Stato, l'antico sapere della quercia, che racchiude il sapere di tutti gli alberi del bosco e, quindi, di tutta la natura? Il contatto con la natura, il rapporto con la natura è in condizioni di cogliere il senso dei fenomeni delittuosi che si pongono in essere anche contro la natura. Non è un caso che la direzione nazionale antimafia abbia questo particolare rapporto con il Corpo forestale dello Stato e con l'Agenzia delle dogane. Ciò significa mettere insieme e collegare il cuore del corpo nazione con la sua periferiaEd ecco cosa dice il Procuratore nazionale antimafia, dott. Franco Roberti, nella stessa seduta:
Noi siamo contrarissimi - se non si è capito, lo ribadisco - alla soppressione del Corpo forestale dello Stato, per le ragioni che ha detto Pennisi e perché sarebbe come togliere all'autorità giudiziaria l'unico organismo investigativo in materia ambientale che disponga delle conoscenze, delle esperienze, del know-how e anche dei mezzi per poter smascherare i crimini ambientali. Si potrebbe osservare che non lo sopprimiamo, ma lo accorpiamo e lo facciamo assorbire dalla Polizia di Stato. Noi paventiamo che questo eventuale assorbimento, che forse risponde a esigenze di finanza, di spending review, non lo so, potrebbe rischiare di stemperare di molto il patrimonio di conoscenze e di esperienze e, quindi, la capacità investigativa di questo Corpo, che noi sosteniamo e che è il più diretto e stretto collaboratore nostro, come procura nazionale, e delle procure distrettuali. Senatore, noi riteniamo che il Corpo forestale dello Stato debba mantenere una propria identità, perché attraverso il mantenimento dell'identità può sviluppare sempre meglio la propria conoscenza, la propria esperienza e la propria specializzazione, che, con tutto il rispetto - figuriamoci - per le altre forze di polizia, per quanto riguarda il Corpo forestale dello Stato non concerne soltanto i rifiuti, ma anche tutta la criminalità ambientale. Noi dobbiamo guardare il tema del contrasto alla criminalità ambientale non limitato a questo o a quel settore di criminalità ambientale, ma nella sua completezza, perché molto spesso ci sono interconnessioni, interferenze e intrecci fra le varie manifestazioni criminali. Pensate, ripeto, al traffico di rifiuti e alle energie rinnovabili, alla green economy. Ci sono interferenze e intrecci che possono essere sviluppati in un unico contesto investigativo e preferibilmente con un Corpo di polizia altamente specializzato. Quest'alta specializzazione in questo settore specifico, per tutti questi settori di intervento, la possiede il Corpo forestale dello Stato e sarebbe un peccato disperderla in questo o in quell'altro, peraltro encomiabilissimo, Corpo di polizia.Tante domande e molta preoccupazione, ma anche la speranza che il Governo ci ripensi. Noi pensiamo che sia più opportuno unificare i Corpi regionali forestali di Sicilia, Sardegna e delle province autonome di Trento e Bolzano, unitamente ai reparti di vigilanza ittico-venatoria delle Polizie provinciali ormai in fase di trasferimento alle città metropolitane (che rischiano di diventare vigili urbani smarrendo anch'essi la loro formazione tecnica) con il Corpo forestale dello Stato. Questa sì che sarebbe la composizione vincente e funzionale di un'attività di polizia giudiziaria pronta a contrastare i traffici illeciti di rifiuti, le ecomafie, l'abusivismo ambientale, il bracconaggio, l'inquinamento. Riflettere sull'unificazione delle esperienze di polizia ambientale del Paese sarebbe corretto anziché far cambiare divisa a 8000 uomini, passando dalla grigia alla blu senza un briciolo di logicità. Sarebbe un bel regalo di Natale per l'Italia della Natura e per i nostri amici animali e potremmo essere primi in Europa con una forza di Polizia ambientale unita, specifica, competente. Ce lo auguriamo veramente.
01 Dicembre 2014
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