Verso la chiusura il Congresso di selvicoltura. Salvadori: "Investire sui boschi"
Il bosco di Piano Castagna (Castelbuono)
FIRENZE - In oltre 600 tra studiosi, scienziati, ricercatori e addetti
ai lavori provenienti da 28 paesi e 5 continenti hanno preso parte al II
Congresso Internazionale di Selvicoltura, che si conclude domani a
Firenze.
La selvicoltura influenza lo stato e la funzionalità dei paesaggi naturali e culturali, dei boschi e delle complesse "infrastrutture verdi" che caratterizzano il nostro territorio, questo in estrema sintesi quanto emerso dai lavori.
"Dal convegno è emerso con sempre maggiore forza e chiarezza - il bisogno e la necessità di lavorare e coltivare nuovamente il bosco ceduo - ha detto l'assessore regionale all'agricoltura Gianni Salvadori - Non solo per valorizzarlo sotto il profilo di fonte energetica, ma per tutte le altre finalità collegabili all'agricoltura e alla sua multifunzionalità. Sta finendo l'epoca della chimica e con essa il petrolio, riprende invece con vigore l'era della biologia e di tutte le risorse naturali e rinnovaibili: niente più del bosco ci conferma questo".
Le moderne e affidabili tecniche di monitoraggio hanno evidenziato che la superficie forestale italiana ha raggiunto quasi il 37% del territorio nazionale ed è in una fase di espansione.
I boschi italiani contengono oltre 1,2 miliardi di metri cubi di legno e crescono ogni anno di quasi 36 milioni di metri cubi, dei quali viene utilizzato meno del 40%.
I prodotti forestali e le attività connesse assorbono attualmente circa 300.000 addetti.
Sempre dai risultati del Congresso è emerso che è possibile creare nel prossimo triennio oltre 200.000 posti di lavoro per attività legate al settore forestale. L'incremento occupazionale potrà contribuire non solo all'approvvigionamento necessario di legname per l'industria e di biomassa ma, soprattutto, a una migliore sicurezza del territorio in termini di limitazione dei fenomeni del dissesto idrogeologico.
"Questo 'new deal' forestale - sottolinea il Presidente dell'Accademia Italiana di Scienze Forestali prof. Orazio Ciancio - può consentire inoltre una stabilizzazione delle popolazioni rurali, una limitazione dell'ulteriore urbanizzazione del territorio con la conseguente "perdita di suolo'. Un utilizzo più razionale delle risorse forestali permette inoltre un più efficace stoccaggio dell'anidride carbonica contribuendo così alla limitazione dell'effetto serra che è alla base del riscaldamento globale e dei conseguenti cambiamenti climatici".
La selvicoltura influenza lo stato e la funzionalità dei paesaggi naturali e culturali, dei boschi e delle complesse "infrastrutture verdi" che caratterizzano il nostro territorio, questo in estrema sintesi quanto emerso dai lavori.
"Dal convegno è emerso con sempre maggiore forza e chiarezza - il bisogno e la necessità di lavorare e coltivare nuovamente il bosco ceduo - ha detto l'assessore regionale all'agricoltura Gianni Salvadori - Non solo per valorizzarlo sotto il profilo di fonte energetica, ma per tutte le altre finalità collegabili all'agricoltura e alla sua multifunzionalità. Sta finendo l'epoca della chimica e con essa il petrolio, riprende invece con vigore l'era della biologia e di tutte le risorse naturali e rinnovaibili: niente più del bosco ci conferma questo".
Le moderne e affidabili tecniche di monitoraggio hanno evidenziato che la superficie forestale italiana ha raggiunto quasi il 37% del territorio nazionale ed è in una fase di espansione.
I boschi italiani contengono oltre 1,2 miliardi di metri cubi di legno e crescono ogni anno di quasi 36 milioni di metri cubi, dei quali viene utilizzato meno del 40%.
I prodotti forestali e le attività connesse assorbono attualmente circa 300.000 addetti.
Sempre dai risultati del Congresso è emerso che è possibile creare nel prossimo triennio oltre 200.000 posti di lavoro per attività legate al settore forestale. L'incremento occupazionale potrà contribuire non solo all'approvvigionamento necessario di legname per l'industria e di biomassa ma, soprattutto, a una migliore sicurezza del territorio in termini di limitazione dei fenomeni del dissesto idrogeologico.
"Questo 'new deal' forestale - sottolinea il Presidente dell'Accademia Italiana di Scienze Forestali prof. Orazio Ciancio - può consentire inoltre una stabilizzazione delle popolazioni rurali, una limitazione dell'ulteriore urbanizzazione del territorio con la conseguente "perdita di suolo'. Un utilizzo più razionale delle risorse forestali permette inoltre un più efficace stoccaggio dell'anidride carbonica contribuendo così alla limitazione dell'effetto serra che è alla base del riscaldamento globale e dei conseguenti cambiamenti climatici".
28 Novembre 2014
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