Il punto
La grande illusione di Crocetta
tra le macerie della maggioranza
di Salvo Toscano
Altro che larghe intese. Il dibattito di ieri mette il timbro sul collasso della maggioranza. Un pantano che sembra molto chiaro a tutti. Meno che a uno.
PALERMO - Doveva essere la seduta d'Aula delle larghe intese. Non si sono viste nemmeno le strette.
La maratona di Sala d'Ercole di ieri ha offerto ai siciliani il film
dell'implosione delle istituzioni regionali. Il governo di Rosario
Crocetta avrebbe dovuto, secondo le indiscrezioni dei giorni scorsi,
cercare di allargare sul terreno delle riforme i confini della sua
maggioranza azzoppata. Ma il dibattito di ieri ha dimostrato non solo
l'impraticabilità di un allargamento, ma anche il tracollo, prima che
politico nervoso, della così detta maggioranza. Ridotta a un cumulo di
velenose macerie.
Un disastro che è apparso lampante ieri a Palazzo dei Normanni. A tutti meno che a uno, parrebbe. Perché Rosario Crocetta, nei suoi cento e passa minuti di intervento, ha cantato il solito ritornello. Sordo ai malumori del parlamento e della sua maggioranza, Crocetta ha parlato ancora una volta di una Sicilia tutta sua, una sorta di visione deformata dalle lenti di Palazzo d'Orleans, la grande illusione della rivoluzione. Il disco è il solito: il governo va avanti, il passato non si può rimpiangere, e guai a toccare i fedelissimi del cerchio magico, che vanno difesi fino alla fine. L'idea di un patto sulle cose da fare è affiorata nel finale, dopo un monologo che spazi dalle piscine al Nord Africa, in un volo pindarico prolungato da vertigine.
Ma di patti questo Parlamento, dove si susseguono per ore grida da indemoniati, non sembra volerne sapere. Il centrodestra non raccoglie inviti al dialogo, anzi parla di sfiducia. E spara a zero sul governo e sul Pd. Anche qui, un disco già sentito. A chi segue la diretta video da Sala d'Ercole tocca sorbirselo un'altra volta. Crocetta se lo risparmia. A un certo punto se ne va e non ascolta molti interventi, comportamento censurato dai grillini, ma non solo. E se Cancelleri e Musumeci, i suoi rivali alle urne, concordano nel dargli dell'incapace (politicamente), Antonello Cracolici preferisce passare in rassegna la storia di questo governo, con lucidità da notista politico, censura l'affaire Sgarlata e tanto altro. Sembra il leader dell'opposizione. E' invece un esponente del partito del governatore. Un partito in frantumi.
"Non accetto che venga strumentalizzato il rapporto tra me e il mio partito. Che attiene solo a me e al partito", arriva a dire Crocetta nella replica finale. Altra grande illusione. Altro segnale di un voler ostinarsi a non guardare in faccia la realtà. Perché il problema tra il governatore e il suo partito non è questione privata, ma è diventato un problema dei siciliani. Tutti lo ripetono nei loro interventi. Il Pd finisce sul banco degli imputati. E forse se lo merita pure, perché troppo comodo sarebbe caricare sulle spalle del solo Crocetta la responsabilità dello status quo.
Altro che larghe intese. Lino Leanza nel suo intervento si rammarica dell'occasione perduta e dell'assenza di Crocetta. Anche il suo capogruppo Luca Sammartino non risparmia critiche. Anche se poi dice, come Leanza, cerchiamo di ripartire. Pure Ferrandelli fa un appello in questo senso, e così Baldo Gucciardi. E il capogruppo dell'Udc Turano, che invita Crocetta a incollare i cocci della maggioranza. Lo dicono tutti (da quanto glielo sentiamo dire?), ma nessuno sembra crederci. Proprio nessuno. "Nel Pd lo scontro è diventato personale", dice Sammartino. Difficile non pensarla coosì dopo aver sentito, per dire, Bruno Marziano e la sua denuncia sul voto di Siiracusa.
Sì, il Pd è imploso. Giuseppe Lupo parla di "partito a pezzi". Panepinto e Maggio sembrano avviliti sul podio, Ferrandelli scoraggiato. Lupo invoca una direzione. Forse ci vorrebbe anche lo psicanalista. E questa è la "maggioranza" su cui questo governo può contare. Quella dai cui banchi si sente dire al governatore: "Se lei vuole andare verso la distruzione, io non ci sto ".
E' questa l'Ars in cui la parla più usata e invocata è "dignità". E in cui il Pd Vullo a un certo punto ammette: "Molti di noi stanno cominciando a valutare se questi sette, otto mila euro che guadagniamo servono per la nostra dignità". Ma fin dove si spingerà la dignità del Parlamento? "Io non ci credo più che quest'aula sia in grado di determinare il suo autoscioglimento", dice il grillino Cancelleri. Neanche noi, a dire il vero. Si andrà avanti, comunque. Proprio come ha ribadito in Aula, con orgoglio da combattente, Rosario Crocetta. "Voglio governare come un santo", ha detto. Per lui la rivoluzione procede. E con essa la Grande illusione. Anche se il film è rimasto quasi solo lui a vederlo.
Un disastro che è apparso lampante ieri a Palazzo dei Normanni. A tutti meno che a uno, parrebbe. Perché Rosario Crocetta, nei suoi cento e passa minuti di intervento, ha cantato il solito ritornello. Sordo ai malumori del parlamento e della sua maggioranza, Crocetta ha parlato ancora una volta di una Sicilia tutta sua, una sorta di visione deformata dalle lenti di Palazzo d'Orleans, la grande illusione della rivoluzione. Il disco è il solito: il governo va avanti, il passato non si può rimpiangere, e guai a toccare i fedelissimi del cerchio magico, che vanno difesi fino alla fine. L'idea di un patto sulle cose da fare è affiorata nel finale, dopo un monologo che spazi dalle piscine al Nord Africa, in un volo pindarico prolungato da vertigine.
Ma di patti questo Parlamento, dove si susseguono per ore grida da indemoniati, non sembra volerne sapere. Il centrodestra non raccoglie inviti al dialogo, anzi parla di sfiducia. E spara a zero sul governo e sul Pd. Anche qui, un disco già sentito. A chi segue la diretta video da Sala d'Ercole tocca sorbirselo un'altra volta. Crocetta se lo risparmia. A un certo punto se ne va e non ascolta molti interventi, comportamento censurato dai grillini, ma non solo. E se Cancelleri e Musumeci, i suoi rivali alle urne, concordano nel dargli dell'incapace (politicamente), Antonello Cracolici preferisce passare in rassegna la storia di questo governo, con lucidità da notista politico, censura l'affaire Sgarlata e tanto altro. Sembra il leader dell'opposizione. E' invece un esponente del partito del governatore. Un partito in frantumi.
"Non accetto che venga strumentalizzato il rapporto tra me e il mio partito. Che attiene solo a me e al partito", arriva a dire Crocetta nella replica finale. Altra grande illusione. Altro segnale di un voler ostinarsi a non guardare in faccia la realtà. Perché il problema tra il governatore e il suo partito non è questione privata, ma è diventato un problema dei siciliani. Tutti lo ripetono nei loro interventi. Il Pd finisce sul banco degli imputati. E forse se lo merita pure, perché troppo comodo sarebbe caricare sulle spalle del solo Crocetta la responsabilità dello status quo.
Altro che larghe intese. Lino Leanza nel suo intervento si rammarica dell'occasione perduta e dell'assenza di Crocetta. Anche il suo capogruppo Luca Sammartino non risparmia critiche. Anche se poi dice, come Leanza, cerchiamo di ripartire. Pure Ferrandelli fa un appello in questo senso, e così Baldo Gucciardi. E il capogruppo dell'Udc Turano, che invita Crocetta a incollare i cocci della maggioranza. Lo dicono tutti (da quanto glielo sentiamo dire?), ma nessuno sembra crederci. Proprio nessuno. "Nel Pd lo scontro è diventato personale", dice Sammartino. Difficile non pensarla coosì dopo aver sentito, per dire, Bruno Marziano e la sua denuncia sul voto di Siiracusa.
Sì, il Pd è imploso. Giuseppe Lupo parla di "partito a pezzi". Panepinto e Maggio sembrano avviliti sul podio, Ferrandelli scoraggiato. Lupo invoca una direzione. Forse ci vorrebbe anche lo psicanalista. E questa è la "maggioranza" su cui questo governo può contare. Quella dai cui banchi si sente dire al governatore: "Se lei vuole andare verso la distruzione, io non ci sto ".
E' questa l'Ars in cui la parla più usata e invocata è "dignità". E in cui il Pd Vullo a un certo punto ammette: "Molti di noi stanno cominciando a valutare se questi sette, otto mila euro che guadagniamo servono per la nostra dignità". Ma fin dove si spingerà la dignità del Parlamento? "Io non ci credo più che quest'aula sia in grado di determinare il suo autoscioglimento", dice il grillino Cancelleri. Neanche noi, a dire il vero. Si andrà avanti, comunque. Proprio come ha ribadito in Aula, con orgoglio da combattente, Rosario Crocetta. "Voglio governare come un santo", ha detto. Per lui la rivoluzione procede. E con essa la Grande illusione. Anche se il film è rimasto quasi solo lui a vederlo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
24 Settembre 2014
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