«Giù le mani dal sito di Randello» La denuncia.
«Uno chalet sulla spiaggia. E' l'ultimo colpo a ciò che resta di naturale lungo la costa»
La costruzione
della base su cui dovrebbe sorgere
lo chalet nella spiaggia di Randello. Foto lasicilia.it
Michele Barbagallo
Giù le mani dalla spiaggia di Randello. E' quanto chiede con forza l'associazione ambientalista Legambiente che contesta la creazione di uno chalet nella spiaggia naturale di Randello che sarebbe costruito dal Donnafugata Golf Resort a beneficio dei propri ospiti. "E' semplicemente scandaloso quello a cui stiamo assistendo in questi ultimi tempi - dice Legambiente - La notorietà ricevuta da Unesco e Montalbano, invece di attivare iniziative che siano di stimolo per una riqualificazione ambientale della costa iblea, si sta rivelando l'ulteriore occasione per dare l'ultimo colpo a quanto resta di natura lungo la costa, complici una politica ed un sistema autorizzativo scandalosamente inefficienti. Adesso tocca alla spiaggia di Randello".
L'associazione ambientalista ricorda che cinque anni fa il Comune di Ragusa l'ha inserità nel Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo prevedendo la possibilità di creare uno stabilimento balneare di 400 mq. "Ma evidentemente quello che non è riuscito sotto la potenza americana è a portata di mano sotto la rivoluzionaria pentastellata Amministrazione comunale di Ragusa - accusa Legambiente - Oggi infatti ci tenta la società Donnafugata Resort che ha presentato al Comune di Ragusa un progetto per la realizzazione di uno stabilimento balneare privato riservato solo agli ospiti dell'albergo collegato al campo da golf, in parte sulla spiaggia su una superficie di 2500 mq e in parte all'interno del demanio forestale, già pubblicizzato sul sito della struttura alberghiera". Lo stabilimento sarà disponibile già a partire dal 15 giugno tanto che sono già alacremente iniziati i lavori per la costruzione di una struttura in legno che dovrà servire da bar, come testimoniano foto e video che impazzano sul web. Ma, al momento, secondo le prime informazioni a disposizione di Legambiente, non risulterebbe esservi alcuna autorizzazione. Se ciò fosse confermato siamo di fronte ad una vera e propria violazione delle norme ambientali e urbanistiche.
Al riguardo Legambiente ha già inviato una segnalazione all'Assessore all'Urbanistica ed ai Vigili Urbani del Comune di Ragusa, nonché al Demanio regionale. "Ma anche se le carte fossero a posto - aggiunge Legambiente - non possiamo accettare questo ulteriore assalto alla costa della Sicilia sud-orientale: in questo modo una parte importante della spiaggia sarà sottratto all'uso pubblico, aprendo una falla per la sua privatizzazione. Tutta la spiaggia per le sue caratteristiche ambientali è stata inserita dalla regione Sicilia nel Sic Ita 080004 Punta Braccetto contrada Cammarana e dalla Soprintendenza di Ragusa in zona 3 del piano Paesaggistico, cioè quello a tutela assoluta".
E sull'argomento interviene anche Livio Tumino del laboratorio politico Duepuntozero. "Camion, scavatori, ruspe sono in azione da diversi giorni. Recandosi sul sito è possibile verificare il danno arrecato alle dune, alla flora ed alla fauna autoctona. Al momento ci risulta che le uniche autorizzazioni pervenute siano da parte del Corpo forestale e dalla Sovraintendenza. Non abbiamo notizie da parte dell'Ufficio Periferico del Demanio Marittimo né dal Comune di Ragusa. Tra l'altro il Comune nemmeno possiede un piano di utilizzo del demanio marittimo che consenta la costruzione su quest'ultimo di stabilimenti balneari".
08 Giugno 2014
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