«La centralità di un prefetto»
C'è una sorprendente voglia di Stato e di (sia pur periferica) centralità nel sempre più frequente ricorso di Catania al suo Prefetto (vedi la lettera aperta del 29 marzo firmata da giornalisti, intellettuali e associazioni naturalistiche catanesi che vogliono vivere l'emozione dell'Etna). Questa napoleonica rappresentanza dell'autorità statale sul territorio sta riproponendosi con taglio moderno, indispensabile alla complessità del metabolismo metropolitano. Di volta in volta serve qualcuno che sia in grado di tagliare i nodi delle matasse ingarbugliate o di annodare i fili sciolti dalla incomunicabilità fra le parti nelle vicende civili e sociali. L'organo monocratico della Prefettura si dimostra più efficace ora per surrogare, ora per moderare, ora per mediare, ora per suggerire. Paradossalmente anche per sveltire, in contraddizione con la tradizionale lentezza burocratica dell'amministrazione statale. Si registrano continuamente interventi del prefetto di Catania (vertenze Aligrup, Teatro Bellini, forestali, precari, i senzatetto, una propria emergenza sociale, etc.). La formula nuova e radicalmente diversa dal piglio autoritario che un tempo assumeva l'entrata in campo del braccio provinciale dello Stato. In molti casi è un opera di conciliazione, con la tendenza a porsi come elemento rassicurante nelle vertenze. Si tende a coinvolgere presso i tavoli della discussione anche in realtà non istituzionali, il volontariato e le altre voci della società civile. C'è un potere prefettizio reale, non grande, e c'è una forza informale di esternazione. E' un reticolo di contatti che funzionano. Non ci sono recinti. L'esperienza è interessante nella sua utilità. Catania ha quotidiano bisogno di non perdere energie a causa di attriti in larga misura superabili. Un "comis dello Stato" che abbia fatto attività di vertice conosce uomini, psicologie e meccanismi. A Catania servono attività di concertazione. La città vive una campagna elettorale continua che finisce per essere logorio. La voglia di Stato che si indovina nell'accoglienza positiva agli interventi del prefetto, non più vissuti come ingerenza, segnala anche un desiderio dei cittadini: la vita pubblica alzi il tono al di sopra dei litigi.
Francesco Vitale
01 Aprile 2014
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