Crocetta bis, maggioranza a rischio alla prova della manovra correttiva
di RICCARDO VESCOVO
PALERMO. Quattro deputati Udc fuori dalla
maggioranza, nove parlamentari del Pd sul piede di guerra. A conti
fatti, il governo Crocetta rischia di trovarsi in Aula con un sostegno
ben al di sotto dei 46 voti necessari per avere una maggioranza. “Adesso
vedremo se il presidente della Regione saprà correggere profondamente
la rotta e dare le risposte che servono alla Sicilia” ha detto ieri
Antonello Cracolici, tra i Democratici che hanno contestato le scelte di
Crocetta.
Ad attendere il governo in Aula ci sono la legge per pagare i debiti alle imprese ma soprattutto la manovra correttiva che dovrebbe sbloccare 300 milioni di euro destinati a pagare gli stipendi di oltre 30 mila lavoratori di enti regionali. Dai forestali ai dipendenti di teatri e associazioni di volontariato, per molti sarà una Pasqua amara e il prossimo stipendio potrebbe arrivare solo a fine maggio.
Quattro Udc, Nino Dina, Mimmo Turano, Margherita La Rocca e il capogruppo Lillo Firetto, erano contrari ai nomi di Patrizia Valenti e Nico Torrisi e lo hanno detto chiaramente a Crocetta: “Ma non ci ha ascoltati – spiega Lillo Firetto – il presidente sta portando avanti un’operazione lombardiana, provando a catturare aree di consenso attraverso l’esercizio del potere. Restiamo nell’Udc ma siamo all’opposizione pronti al dialogo con gli scontenti del Pd”. Tra i democratici sono nove i deputati scontenti. L’intera area Cuperlo chiedeva a Crocetta di azzerare le deleghe. Il segretario regionale Fausto Raciti ne ha parlato con Davide Faraone fino al tardo pomeriggio. Ma Crocetta è andato avanti nominando Agnello all’Economia. Scelta che accontenta l’area di Giuseppe Lupo ma suona come una sfida al resto del partito. “I posti del Pd sono lì a disposizione” ha detto Crocetta auspicando una ricomposizione. A fare posto in giunta, in caso di accordo, potrebbero essere Nelli Scilabra alla Formazione, che ieri ha accettato la sua candidatura alle europee e resterà al lavoro almeno fino al voto, o Michela Stancheris al Turismo. Come la Scilabra, anche la Valenti è candidata, ma al mometo il suo posto è saldo essendo stata nominata vicepresidente così come richiesto dal leader Udc Gianpiero D’Alia.
Crocetta potrà comunque contare sul pieno sostegno di Articolo 4, che ha ottenuto quanto chiedeva, cioè la delega del pesantissimo assessorato all’Agricoltura di cui si occuperà il siracusano Paolo Ezechia Reale. Anche i Drs, che oggi a Monreale firmeranno un patto federativo con tre deputati, Venturino, Cimino e Gianni, si dicono soddisfatti della delega ai Beni culturali assegnata ad Antonio Fiumefreddo, nome sul quale Raciti aveva posto il veto. E al “suo” Megafono, Crocetta ha affidato un’altra delega strategica, quella all’Energia e rifiuti che è andata a Salvatore Calleri. Al Pd filogovernativo sono andate pure le deleghe al Territorio, dove è stata piazzata Mariarita Sgarlata e famiglia e lavoro di cui si occuperà il renziano Giuseppe Bruno. Certe del posto restano Lucia Borsellino alla Salute e Linda Vancheri alle Attività produttive.
Ma adesso per Crocetta si apre la partita più difficile, quella di trovare una maggioranza in Aula. Coi grillini che hanno invocato le dimissioni del governo e Forza Italia che per voce del capogruppo Marco Falcone nega “ogni possibile inciucio”, i margini di manovra restano strettissimi.
Ad attendere il governo in Aula ci sono la legge per pagare i debiti alle imprese ma soprattutto la manovra correttiva che dovrebbe sbloccare 300 milioni di euro destinati a pagare gli stipendi di oltre 30 mila lavoratori di enti regionali. Dai forestali ai dipendenti di teatri e associazioni di volontariato, per molti sarà una Pasqua amara e il prossimo stipendio potrebbe arrivare solo a fine maggio.
Quattro Udc, Nino Dina, Mimmo Turano, Margherita La Rocca e il capogruppo Lillo Firetto, erano contrari ai nomi di Patrizia Valenti e Nico Torrisi e lo hanno detto chiaramente a Crocetta: “Ma non ci ha ascoltati – spiega Lillo Firetto – il presidente sta portando avanti un’operazione lombardiana, provando a catturare aree di consenso attraverso l’esercizio del potere. Restiamo nell’Udc ma siamo all’opposizione pronti al dialogo con gli scontenti del Pd”. Tra i democratici sono nove i deputati scontenti. L’intera area Cuperlo chiedeva a Crocetta di azzerare le deleghe. Il segretario regionale Fausto Raciti ne ha parlato con Davide Faraone fino al tardo pomeriggio. Ma Crocetta è andato avanti nominando Agnello all’Economia. Scelta che accontenta l’area di Giuseppe Lupo ma suona come una sfida al resto del partito. “I posti del Pd sono lì a disposizione” ha detto Crocetta auspicando una ricomposizione. A fare posto in giunta, in caso di accordo, potrebbero essere Nelli Scilabra alla Formazione, che ieri ha accettato la sua candidatura alle europee e resterà al lavoro almeno fino al voto, o Michela Stancheris al Turismo. Come la Scilabra, anche la Valenti è candidata, ma al mometo il suo posto è saldo essendo stata nominata vicepresidente così come richiesto dal leader Udc Gianpiero D’Alia.
Crocetta potrà comunque contare sul pieno sostegno di Articolo 4, che ha ottenuto quanto chiedeva, cioè la delega del pesantissimo assessorato all’Agricoltura di cui si occuperà il siracusano Paolo Ezechia Reale. Anche i Drs, che oggi a Monreale firmeranno un patto federativo con tre deputati, Venturino, Cimino e Gianni, si dicono soddisfatti della delega ai Beni culturali assegnata ad Antonio Fiumefreddo, nome sul quale Raciti aveva posto il veto. E al “suo” Megafono, Crocetta ha affidato un’altra delega strategica, quella all’Energia e rifiuti che è andata a Salvatore Calleri. Al Pd filogovernativo sono andate pure le deleghe al Territorio, dove è stata piazzata Mariarita Sgarlata e famiglia e lavoro di cui si occuperà il renziano Giuseppe Bruno. Certe del posto restano Lucia Borsellino alla Salute e Linda Vancheri alle Attività produttive.
Ma adesso per Crocetta si apre la partita più difficile, quella di trovare una maggioranza in Aula. Coi grillini che hanno invocato le dimissioni del governo e Forza Italia che per voce del capogruppo Marco Falcone nega “ogni possibile inciucio”, i margini di manovra restano strettissimi.
12 Aprile 2014
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Basta chiacchiere, ma riordino subito senza tagli
Forza On. Cracolici, questo si può e si deve fare!
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