Fondi europei, la Sicilia
spende poco e truffa molto
La Sicilia non spende i soldi
dell’Europa e quando li spende, in misura preoccupante, “truffa”. Come
rimettere in carreggiata la Regione? La risposta è pressocché unanime da
parte di economisti ed esperti: un uso intelligente dei fondi europei.
Proposito che tutti i governi siciliani annunciano e non riescono a
mettere in atto.
Prima ancora che il buon uso dei fondi europei, infatti, è il loro uso il problema.
Non si è riusciti a spendere nemmeno la metà di ciò che è stato
assegnato ed è un peccato che viene addebitato alla Sicilia dai governi
nazionali, e non solo. Con quale faccia, dicono, chiedete soldi se non
riuscite a spendere quelli che vi vengono assegnati?
La colpa è delle burocrazie? Una frottola, non solo delle burocrazie,
che pure hanno le loro responsabilità. Parte dei fondi vengono
utilizzati grazie al conferimento di quote di partecipazione nazionale e
regionale. Se la Regione e il governo di Roma non ci mettono la loro
parte, non arriva niente in Sicilia.
Quando si supera questo ostacolo, si è solo alla metà dell’opera:
le risorse non vengono infatti investiti per la crescita e lo sviluppo,
ma – com’è capitato più volte – per pagare gli stipendi ed i debiti. La
Sicilia è sempre con l’acqua alla gola: quel che arriva in cassa è
molto meno di quel che serve e ciò che serve è molto di più di quanto
potrebbe permettersi a causa di un parco di “partecipate” costose e di
un esercito di dipendenti.
E non è tutto. Se le risorse riescono trovare un varco finiscono nelle tasche di malandrini
e furbastri in misura scandalosamente ampia: la Sicilia, infatti,
detiene il primato delle truffe all’Unione europea, con 180 milioni di
euro in un solo anno. Danno emergente e lucro cessante, dunque. Così a
Bruxelles l’Isola s’è fatta una brutta fama e le conseguenze sono
deleterie. Basti ricordare lo scandalo del Ciapi di Palermo (campagne
promozionali inutili costate un occhio della testa e spartizione di
soldi a editori e concessionari della pubblicità siciliani “costretti” a
subire provvigioni molto alte).
Bisognerà, dunque agire sia sui tempi quanto sul controllo di legalità delle procedure
per imporre una svolta. La Procura di Palermo è impegnata strenuamente:
sono numerose le inchieste in corso per reati della pubblica
amministrazione, ma si tratta di repressione: interventi successivi al
compimento dei reati, segnalati in qualche caso dal governo regionale.
La “pulizia” va fatta a monte.
E’ una battaglia decisiva: I fondi europei sono l’unica ancora di salvezza
a causa della crisi economica. Gli investimenti privati sono ridotti al
lumicino, i risparmi delle famiglie siciliane sono affidate alle banche
e la stretta creditizia soffoca le aziende.
Il sistema bancario siciliano, infine, è gestito prevalentemente da istituti di credito nazionali
o internazionali: su 66 istituti bancari, solo 34 hanno sede in Sicilia
e 27 di essi banche di credito cooperativo. Gli sportelli “friendly”
non esistono o hanno il respiro corto. I depositi vengono utilizzati, in
qualche misura, al Nord dove il numero delle imprese sopravvissute alla
crisi e affidabili è maggiore che nell’Isola. Mettere in circolo
liquidità è la priorità per fare ripartire crescita e sviluppo.
27 Febbraio 2014
Nessun commento:
Posta un commento
Ogni commento anonimo sarà cestinato, verranno pubblicati tutti tranne quelli offensivi e/o volgari, si ricorda che commentare significa anche assumersi la responsabilità di ciò che si dice. Qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi. Quelli con profilo Anonimo DEVONO essere firmati alla fine del commento altrimenti saranno cancellati. Il titolare del blog declina ogni responsabilità per i commenti rilasciati da terzi. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro rimozione.