Alfio Mannino riconfermato Segretario Generale
della FLAI-CGIL di Catania: “Combattere con tutte le nostre forze
lavoro nero e caporalato”. Il dibattito sul paradosso catanese:
eccellenze agroalimentari e crisi del settore
FLAI CGIL CATANIA SESTO CONGRESSO PROVINCIALE MANNINO RICONFERMATO SEGRETARIO GENERALE
FLAI CGIL CATANIA SESTO CONGRESSO PROVINCIALE MANNINO RICONFERMATO SEGRETARIO GENERALE
Arancia rossa, pistacchio di Bronte, mele e ciliegie
dell'Etna, fragola di Maletto. Sono tutti prodotti tipici di altissimo
valore che appartengono all'area etnea. Peccato che per la FLAI-CGIL
etnea, il sindacato dei lavoratori agricoli, forestali e dell’industria
di trasformazione, che il 28 febbraio 2014 ha celebrato il suo sesto
congresso provinciale, nel catanese vi siano molte, troppe aziende del
settore in crisi e, anche sul piano occupazionale, l’ultimo anno ha
fatto registrare dati preoccupanti: siamo passati da 2 milioni e mezzo
di giornate dichiarate a poco più di due milioni.
Sono questi solo alcuni dei dati diffusi nel corso del
congresso celebratosi alla Baia Verde di Catania. Nel pomeriggio
i delegati hanno confermato segretario generale di categoria l'uscente
Alfio Mannino, che ha aperto i lavori con una lunga e dettagliata
relazione che ha di fatto disegnato l'identikit di un settore molto
complesso come appunto quello agricolo. Ai lavori di oggi hanno
partecipato anche il segretario generale della Camera del lavoro Angelo
Villari, il segretario di Flai Sicilia Totò Tripi e il segretario
nazionale Mauro Macchiesi.
“In Sicilia – sottolinea Mannino - le 2.400 aziende
alimentari occupano appena 16.000 addetti: emblematica è la totale
assenza della trasformazione dei succhi di agrumi in concentrati,
nonostante su questo prodotto non esistano competitori mondiali per la
semplice e banale considerazione che l’arancia rossa si produce solo in
Sicilia e quasi tutta nella Piana di Catania. Tra l’altro, l’assenza di
industrie di lavorazione delle nostre arance produce gravi danni ai
produttori che sono costretti a vendere il prodotto ai commercianti a
prezzi bassissimi: quest’anno, vista la pezzatura ridotta delle arance,
il prezzo arriva al massimo a 20 centesimi.
A pagare il prezzo più alto delle difficoltà del settore agricolo sono i braccianti - continua il segretario - su cui si scaricano i fattori di crisi. I braccianti, infatti, vivono oggi una condizione di sfruttamento e sono costretti a lavorare 8-9 ore al giorno per una paga che si aggira intorno ai 35/40 euro, a fronte di una paga contrattuale che va dai 55 ai 60 euro al giorno. A questo bisogna aggiungere che in agricoltura una giornata di lavoro su due è in nero; siamo, quindi, di fronte a lavoratori che spesso non hanno alcun diritto dal punto di vista assistenziale e previdenziale. Basti pensare che nel 2012 circa 5 mila lavoratori del settore agricolo erano privi di protezione sociale".
A pagare il prezzo più alto delle difficoltà del settore agricolo sono i braccianti - continua il segretario - su cui si scaricano i fattori di crisi. I braccianti, infatti, vivono oggi una condizione di sfruttamento e sono costretti a lavorare 8-9 ore al giorno per una paga che si aggira intorno ai 35/40 euro, a fronte di una paga contrattuale che va dai 55 ai 60 euro al giorno. A questo bisogna aggiungere che in agricoltura una giornata di lavoro su due è in nero; siamo, quindi, di fronte a lavoratori che spesso non hanno alcun diritto dal punto di vista assistenziale e previdenziale. Basti pensare che nel 2012 circa 5 mila lavoratori del settore agricolo erano privi di protezione sociale".
Lavoro nero e caporalato sono la regola, e vi è una
forte crescita della presenza di lavoratori extracomunitari, rumeni in
particolare, che accettano condizioni di lavoro disumane, specie a
Paternò e nell’acese. Oggi, in tutti i comuni a forte vocazione agricola
(Biancavilla, Adrano, Paternò, Scordia, Aci Catena ecc.), oltre ad una
forte crisi economica e sociale, vi sono tensioni che rischiano di
esplodere in qualsiasi momento con forti ricadute anche sulla tenuta
democratica di quelle comunità. A Catania insistono diverse
aziende dell’industria alimentare che pur avendo caratteristiche locali,
riescono comunque a coprire mercati molto più vasti del solo ambito
regionale. Alla Zappalà, ad esempio, circa 10 giorni fa si è chiusa una
vertenza con la sottoscrizione di un accordo che prevede l’esodo di 25
unità tra cui una parte di volontari. Le conseguenze della crisi
economica che colpisce le famiglie, con il calo dei consumi, si
riverbera fortemente anche sulle aziende produttrici di bibite gassate:
SIBEG Coca Cola, SIBAT Tomarchio.
Tuttavia, sul piano occupazionale, ad oggi non ci sono state conseguenze negative soprattutto per la SIBEG. E come ha sottolineato Angelo Villari, "il settore agroalimentare e naturalistico-ambientale catanese rappresenta comunque un'eccellenza principale del nostro territorio, insieme al distretto dell'Etna Valley. Per questo va sostenuto e rilanciato; ma l'obiettivo principale è garantire lavoro, dignitoso e regolare. Solo in questo modo otterremo sviluppo e crescita nella nostra provincia. Il governo regionale dovrebbe tenere maggiormente in conto la necessità di questo rilancio che fino ad oggi, invece, rappresenta purtroppo un "atto mancato" delle istituzioni".
Tuttavia, sul piano occupazionale, ad oggi non ci sono state conseguenze negative soprattutto per la SIBEG. E come ha sottolineato Angelo Villari, "il settore agroalimentare e naturalistico-ambientale catanese rappresenta comunque un'eccellenza principale del nostro territorio, insieme al distretto dell'Etna Valley. Per questo va sostenuto e rilanciato; ma l'obiettivo principale è garantire lavoro, dignitoso e regolare. Solo in questo modo otterremo sviluppo e crescita nella nostra provincia. Il governo regionale dovrebbe tenere maggiormente in conto la necessità di questo rilancio che fino ad oggi, invece, rappresenta purtroppo un "atto mancato" delle istituzioni".
Auguri al Segretario Provinciale Alfio Mannino per la riconferma
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