28 febbraio 2014

VI CONGRESSO FLAI. RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE ALFIO MANNINO






 RELAZIONE MANNINO VI CONGRESSO FLAI




Questa stagione Congressuale si svolge nel pieno della più grave e lunga crisi economica e sociale che il Paese attraversa dal dopoguerra ad oggi. A rendere ancora più preoccupante e deficitaria la situazione in cui versa l’Italia, è il fatto ch qeuesta crisi economica è accompagnata da una profonda crisi istituzionale, generata da una crisi strutturale del nostro sistema politico, che vive una perpetua fase di transizione priva di contenuti e prospettive, tesa, piuttosto, agli insulti e alla litigiosità e nella quale i problemi reali del Paese non occupano minimamente l’agenda dell’azione di Governo ormai da lunghi anni.
Questa condizione determina un immobilismo del sistema politico ed istituzionale, incapace di aggredire le criticità che stanno alla base di questa congiuntura economica dovuta essenzialmente alla  crescente diseguaglianza sociale.
È, ormai, consapevolezza un po’ di tutti che le diseguaglianze sociali sono la causa e non gli effetti di questa crisi.
L’ultima indagine della Banca d’Italia fotografa in maniera ottimale la condizione e le contraddizioni del nostro Paese. Questa indagine dice essenzialmente due cose:
la prima, che i ricchi sono sempre più  ricchi; il 10% della popolazione possiede, infatti, il 46,5% della ricchezza, dato che, negli ultimi due anni, è salito del 2%;
la seconda, che il 16% della famiglia vive con meno di 640  euro al mese; ma ciò che è di allarme assoluto allarme è la percentuale che nel sud raggiunga il 24,7% .
Questo studio certifica la condizione di  difficoltà  che vive gran parte del Paese, ma soprattutto certifica che le politiche economiche sin qui adottate non  hanno  contrastato il crescere delle diseguaglianze sociali che, addirittura, sono state alimentate con la conseguenza che si è aggravato ancor di più  il malessere nel Paese.
Insomma, è stata adottata una politica economica inadeguata per contrastare la crisi che non  ha affatto rimosso le cause che l’hanno determinato.
Di fronte al calo del potere di acquisto di salari stipendi e pensioni, bisognava  innanzitutto intervenire con una diversa politica fiscale abbassando il costo del lavoro ed il prelievo sui redditi da lavoro, adeguando la tassazione sulle transazioni finanziarie  alla media europea (oggi ferma al 12,5%, ben 10 punti in meno rispetto alla tassazione da lavoro) e istituendo finalmente una patrimoniale sulle grandi ricchezze mobiliari ed immobiliari, contrastare  efficacemente l’evasione e l’elusione fiscale investendo le risorse recuperate nell’aree deboli del paese e far ripartire l’economia e rilanciare la domanda interna.
Nel bel mezzo della risi quindi ha causa delle politiche fin qui adottate  l’Italia si trova ad essere ultimo per competitività  delle aziende, in fondo alle classiche per i livelli di occupazione è ai primi posti per la pressione  fiscale. Tutto questo è  stato accompagnato da una riforma previdenziale che ha reso il nostro sistema tra i più rigidi ed iniqui dell’Europa, ha cancellato ogni legame tra dinamiche previdenziali e la  realtà del mercato del lavoro. Una riforma  che ci è stata imposta in nome dei giovani ma che in realtà penalizza  soprattutto loro oggi con il blocco del turnover domani con la previsione di pensioni  inadeguate. E’ un nostro dovere mettere in campo una azione sindacale in grado di determinare le condizioni politiche e sociali affinchè la riforma Fornero venga radicalmente cambiata.
Come categoria non possiamo accettare che i braccianti agricoli siano costretti ad andare in pensione a 67 anni non a caso in  buona parte delle nostre assemblee congressuali di base sono state proposti ed  approvati  ordini del giorno tendente a considerare  usurante  il lavoro dei braccianti agricoli in sintonia con quanto proposto  nella piattaforma del contratto degli operai agricoli in cui si prevede  di concordare con la controparte  datoriale  un  avviso comune che favorisca tale riconoscimento per molte figure professionali del mondo agricolo. Se il paese attraversa una fase assai  delicata  il  mezzogiorno rappresenta l’area del paese che più sta subendo le ripercussioni maggiori dell’attuale crisi che ha  riaccudizato   la   debolezza strutturale  del sistema produttivo che ha ricadute sul piano  sociale tale da determinare una vera e propria emergenza democratica. In questi anni, infatti, la crisi tende ad infierire in quei contesti produttivi già di per se poveri.  Contesti dove l’ulteriore  destrutturazione del tessuto produttivo comporta  che alla fine di questa crisi interi pezzi del sistema produttivo vengono persi per strada con il rischio concreto che alla fine della crisi rimarrà un deserto dal punto di vista produttivo.
In Sicilia, quindi, come nel resto del mezzogiorno   oltre agli effetti della attuale crisi paghiamo  la endemica debolezza strutturale del nostro apparato produttivo,  determinato da  decenni di errori in cui sono stati prodotte  scelte strategiche sbagliate accompagnate  da atti e  fatti  politici che hanno favorito sprechi  e  malaffare  di una classe di governo che ha pensato esclusivamente ad alimentare un  consenso  clientelare fine a se stesso  senza preoccuparsi dì  affrontare con determinazione le criticità del nostro apparato produttivo. 
Criticità determinate, innanzitutto,  da condizioni di contesto che non favoriscono il sistema produttivo a causa dell’ assenza  o ineguatezza di infrastrutture materiale ed immateriali.
Sul piano dei trasporti la Sicilia ha una carente  dotazione autostradale ed una rete ferroviaria di qualità scadente. Le infrastrutture portuali ed aeroportuali sebbene presentano una buona diffusione territoriale sono caratterizzate da una criticità dovuta da un dimensionamento non adeguato rispetto alle esigenze economiche della Sicilia ma quello che a mio avviso  è un fattore che limita fortemente  il nostro apparato produttivo sono le criticità emergenti nelle infrastrutture energetiche che sono un vincolo alla modernizzazione del nostro apparato produttivo.
Per tale ragione vanno spese con oculatezza i fondi strutturali per quelle infrastrutture funzionali per il rilancio del nostro sistema produttivo. Negli ultimi anni l’isola è diventata terra di immigrazione,  soprattutto di giovani diplomati e laureati che qui non riescono ad affermare a pieno le proprie ambizioni e non vengono messi nelle condizioni di costruirsi un futuro dignitoso. Il fenomeno dell’immigrazione giovanile impoverisce ancor di più il tessuto sociale della nostra terra è ne limita la possibilità di rilancio economico.
Nell’Ottobre del 2012 con l’elezione a  Presidente della Regione di Rosario Crocetta in molti siciliani vi era la speranza che finalmente in questa terra si potesse aprire una nuova stagione politica in  grado  finalmente di avviare  una stagione di profonde riforme sia dal punto di vista politico ed amministrativo sia dal punto di vista economico e sociale. Crocetta  ed il suo governo hanno avuto il merito di far accendere i riflettori su parecchi fenomeni di mala politica che alimentavano clientele e ruberie in parecchi settori dell’amministrazione Regionale,  tali pratiche, però,  hanno sottratto negli anni risorse economiche che potevano essere destinate  alla crescita  della Sicilia.
Purtroppo a fronte di tale coraggiosa e necessaria azione di moralizzazione non è  corrisposta una adeguata azione politica ed amministrativa volta ad aggredire i problemi atavici, prima citati, che ostacolano la crescita della nostra isola. Certo gli errori del passato limitano parecchio l’azione dell’attuale governo come è apparso evidente  con la vicenda dell’ultima finanziaria regionale.
Ma al netto di tale difficoltà si ha la percezione che al di là dei proclami  siamo in presenza di una classe di governo  priva di una strategia chiara ed una visione strutturata di quale azione intraprendere per dare concretezza a quella “ rivoluzione “ tanto annunciata quanto necessaria.
Sono mancati segni tangibili di discontinuità,  infatti, non si è provveduto ad una riqualificazione della spesa della regione che avesse come obbiettivo  il taglio alle spese improduttive e agli  sprechi  liberando  risorse necessarie da destinare allo sviluppo e per tutelare le fasce più deboli.
In questi mesi non si è provveduto ad una riforma della macchina amministrativa (e quando lo si fa avviene in maniera confusa e pasticciata ) e non si sono minimamente avviate le necessarie riforme economiche.
Il rilancio dell’apparato produttivo presuppone in primo luogo una riprogrammazione dei fondi europei specie  in un settore strategico quale è il settore agro alimentare ambientale con una diversa rimodulazione della programmazione 2007 -2013 del PSR indirizzando le risorse verso quelle misure volte a favorire  iniziative tendenti  alla concentrazione dell’offerta produttiva e sostenendo quei progetti di filiera che vanno dalla produzione alla commercializzazione dei prodotti passando per la  trasformazione .
Intraprendendo iniziative di marketing volte alla promozione delle nostre eccellenze e alla valorizzazione del nostro territorio inoltre è necessario utilizzare i fondi strutturali per rimuovere quelle criticità di contesto sopra evidenziate.
Cosi come è necessario  favorire con opportuni interventi  anche di natura normativa  la costituzione dei distretti rurali ed agro alimentari.  Così infatti  è inconcepibile visto  la multifunzionalità  della nostra agricoltura che la Sicilia a differenza di tante altre regioni  Toscana  non  sia   dotata di una normativa sui  distretti rurali utili per integrare le attività agricole con le altre attività economiche coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali.
Certamente è da apprezzare lo sforzo della Regione Siciliana di dotarsi di uno strumento legislativo avanzato per contribuire alla creazione e allo sviluppo dei distretti produttivi in Sicilia, rimane però il limite oggettivo che i distretti produttivi  non si creano solo con i decreti, ma sono il frutto di numerosi elementi di natura economica sociale e culturale e di un processo evolutivo in cui anche le istituzioni locali ed il quadro del partenariato sociale devono  svolgere  un ruolo più incisivo e determinante
Affinchè l’attività normativa della Regione non risulti vana è necessario che le imprese e le istituzioni operino per creare un tessuto di reti economiche e sociali  coeso e allo stesso tempo  si adoperi in modo deciso a creare le infrastrutture materiali e immateriali necessari per lo sviluppo dei distretti.
Ciò deve avvenire attraverso interventi mirati a  garantire la sicurezza e la legalità nel territorio, che tutelino gli investimenti delle imprese e promuovano più in generale la cultura della legalità e della trasparenza altrettanto importante è la politica dell’istruzione finalizzata alla crescita della cultura d’impresa e non dell’assistenzialismo, questa politica deve contribuire anche alla diffusione  della conoscenza scientifica e tecnologica, al fine di migliorare la qualità delle risorse umane. Fondamentale è una politica volta a creare una amministrazione pubblica più snella, meno pervasiva e costosa, che deve  dare prova di buon governo ed efficienza. Infine, fra gli investimenti prioritari in infrastrutture vi sono il potenziamento e il miglioramento delle reti di trasporto, della logistica, dell’energia, della rete idrica, della banda  larga,  ecc, e proprio per questo si rende indispensabile che le risorse della nuova programmazione (2014-2020) vengono indirizzate per intervenire in questi fattori .
Per quanto riguarda il comparto Forestale da anni rivendichiamo maggiore attenzione al settore ed ai suoi addetti, per tutelare le aree montane e lo sviluppo rurale dove ancora oggi la forestale assume un rilevante ruolo non solo sociale ed economico, ma anche di tutela dell’ambiente, di prevenzione del dissesto idrogeologico e per la stabilità demografica delle aree interne. Manca ancora una seria programmazione politica a tutela del settore che punti ad un nuovo sistema agro-forestale-ambientale capace di invertire la tendenza, passando da una logica assistenziale ad una logica di effettiva tutela dell’ambiente e di contrasto al dissesto idrogeologico e nel mettere a reddito alcune attività forestali.
Fai, Flai e Uila, in questi anni si sono impegnate, assieme a tutta la categoria, dando un valido contributo per determinare un nuovo percorso funzionale a valorizzare la risorsa bosco presentando, proposte di riordino delle legge di settore con l’adozione di un testo unico quale strumento funzionale a determinare un nuovo sistema agro – ambientale- forestale. Purtroppo riscontriamo, nonostante le nostre iniziative, anche su questo settore annunci e scelte confuse e irrazionali   (basta  vedere  la formulazione iniziale dell’art. 12 della finanziaria regionale  in cui si prevedeva tra l’altro blocco del turnover ) utili solo ad alimentare un clima di incertezza e di sfiducia dei lavoratori. L’unico dato certo è che in questi 2 anni i lavoratori forestali hanno visto diminuire il loro reddito di circa il 30 %  certo da un governo che ai suoi esordi annunciava di non dover fare macelleria sociale ci aspettavamo ben altro atteggiamento tenuto conto del valore sociale dell’attività di questi lavoratori.Va ricordato che proprio a seguito delle proposte formulate dal governo in questa ultima finanziaria che è saltato il tavolo di confronto in cui si doveva discutere della piattaforma elaborata dalle organizzazione sindacale.Noi vogliamo puntare con piani pluriennali all’acquisizione di nuovi demani forestali, al fine di incrementare di oltre il 50% la superficie boscata che attualmente si attesta intorno al 12% a fronte di una media nazionale del 28.80%, differenza ancora più significativa specie se confrontata con gli indici delle altre regioni (Liguria 69% o Toscana 43%).
Proponiamo ancora, all’interno della nostra piattaforma, la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi, congiuntamente alla riorganizzazione dell’attività vivaistica per la produzione e la diffusione delle specie autoctone.

È opportuno e necessario sostenere quella Forestale produttiva con una serie di attività, tra cui:


la selvicoltura da legno per produrre quelle masse legnose da destinare all’industria dell’artigianato o all’uso energetico;
la valorizzazione dei prodotti non legnosi
* alimentari (funghi);
* materiale da decorazione (licheni, muschi ecc.);
la funzione turistico ricreativa (agriturismo, escursionismo ecc);
la realizzazione di servizi socio culturali e didattiche.


Queste, insieme a tante altre attività creerebbero, senza dubbio, maggiore opportunità di lavoro e maggior reddito non solo ai lavoratori del settore ma a tutte le comunità rurali.
Ma una seria riforma del settore passa attraverso una maggiore stabilità occupazionale puntando a prevedere per legge quanto concordato nel 2009 con il governo regionale.
Emerge in maniera sempre più evidente  la necessità della costituzione di una cabina di regia che possa monitorare tutti i finanziamenti afferenti al settore, assicurando la continuità e l’adeguatezza dei flussi finanziari coordinando gli interventi di tutti i soggetti.
Questa, in sintesi, è la nostra proposta unitaria e non capiamo perché, nonostante l’Italia abbia siglato il protocollo di Kioto, assumendo un impegno per la riduzione dell’emissione dei gas nell’atmosfera e per l’ampliamento della superficie boschiva, non vi sia nessuna apertura per trattare e risolvere i problemi della forestale siciliana e dei suoi lavoratori da parte del governo Regionale.

Una maggiore superficie boscata serve anche a limitare e diminuire il dissesto idrogeologico che da noi è molto diffuso come dimostrano i tragici fatti avvenuti in questi anni e che pone questa regione tra le prime cinque d’Italia con i suoi 53 mila ettari, fra dissesto superficiale e dissesto profondo, che sono pari al 2% della superficie regionale.
Ma un diverso modo di gestire il settore passa attraverso un automatico recepimento del C.C.N.L. e la sottoscrizione del C.I.R.L., scaduto da oltre un decennio negando così ai lavoratori ulteriori incentivi salariali ed una migliore organizzazione del lavoro.

Bonifica *

Il titolo del nostro congresso “ Il lavoro Agro Alimentare Ambientale, decide il futuro del nostro territorio “  nasce dalla consapevolezza che il rilancio economico di questo territorio non può  prescindere dalla crescita di questo  settore che ha enormi potenzialità ma che purtroppo fino ad oggi sono in grande parte inespresse la nostra agricoltura ha una varietà e tipicità di assoluto valore a partire dal comparto agrumicolo con le arance rosse e con i limoni de3lla zona Jonica, il pistacchio di Bronte, le mele e le ciliegie dell’Etna, le qualità della nostra viticultura che negli ultimi anni ha avuto una notevole espansione con una capacità di produrre dell’ottimo vino rosso con i vitigni dell’Etna, la fragolina di Maletto così come è di indubbio valore la produzione del nostro Olio Dop dell’Etna.
La nostra provincia vanta il più alto numero di prodotti tipici a marchio di qualità  e tuttavia nonostante la qualità dei nostri prodotti abbiamo un apparato  produttivo  agricolo debole ed incapace di svilupparsi adeguatamente in modo da creare sviluppo e  benessere per le nostre comunità.
Nella nostra provincia in questo  settore  vi sono parecchie aziende in crisi e anche sul piano occupazionale abbiamo nell’ultimo anno dei dati preoccupanti infatti  nonostante ritenessimo questo un settore anticiclico e quindi al riparo degli effetti della crisi  si sono abbattuti ulteriori criticità in un contesto che già   presentava parecchi problemi di carattere strutturale
L’agricoltura nel nostro territorio è fortemente parcellizzata, e presenta  una forte frammentazione produttiva e dell’offerta ed una scarsa propensione a fare filiera,  paga le conseguenze di un sistema commerciale e distributivo molto opaco ma ciò  che più ne limita le potenzialità e la modesta capacità di lavorazione e trasformazione dei nostri prodotti agricoli basta pensare che l’agricoltura siciliana è al 2 posto per valore aggiunto dei prezzi di base ma l’industria  alimentare siciliana e al 6 posto  per  produzione è commercializzazione dei prodotti.  Questo scarto ci dice quanto ci sia ancora da fare per una vera politica di filiera ma soprattutto ci dice  le potenzialità oggi non sfruttate di questo settore anche in termini occupazionali basti pensare che in Sicilia le 2400 aziende alimentari occupano appena 16000 addetti emblematica è la totale assenza della istituzione di trasformare in concentrati dei succhi di agrumi nonostante che su questo tipo di prodotti non esistono  competitori mondiali per la semplice e banale considerazione che l’arancia rossa si produce solo in Sicilia e quasi tutta nella piana di Catania. Tra l’altro l’assenza di industrie di lavorazione delle nostre arance produce gravi danni ai produttori che sono costretti a vendere il prodotto ai commercianti a prezzi bassissimi basta pensare che quest’anno vista la pezzatura ridotta delle arance il prezzo arriva al massimo a 20 centesimi.   *
Le criticità e potenzialità evidenziate devono essere da stimolo alle istituzioni locali e a tutti gli attori del mondo agricolo catanese per  fare sistema e rivendicare opportuni  interventi della regione sia sul piano normativo ed amministrativo sia nell’ambito della programmazione dei fondi comunitari ed insieme fare massa critica ed essere propositori di un piano di sviluppo locale nell’ambito della programmazione del  piano regionale in grado  di rilanciare l’apparato produttivo agricolo basandosi su quelle che sono le proprie peculiarità.
A pagare il prezzo più alto delle difficoltà del settore agricolo  sono i braccianti in  su cui si scaricano fattori di crisi infatti oggi i braccianti vivono una condizione di sfruttamento  e sono costretti a lavorare 8 – 9 ore  al giorno per una paga che si aggira dai 35 /40 euro a fronte di una paga contrattuale che va dai 55 ai 60 euro al giorno a questo bisogna aggiungere che in agricoltura una giornata di lavoro su due è in nero siamo quindi di fronte a lavoratori che spesso non hanno nessun diritto dal punto di vista assistenziale e previdenziale basti pensare che nel 2012 circa 5 mila lavoratori del settore agricolo sono privi di protezione sociale .
Oramai  nella nostra provincia nel settore agricolo il lavoro nero è la regola siamo di fronte ad un mercato del lavoro fuori da ogni controllo sociale e democratico l’alta incidenza dell’irregolarità nel lavoro agricolo si combina, non solo con lo sfruttamento ( sottosalario orari in deroga al contratto  o lavoro nero) ma anche con una forte sovrapposizione di fenomeni connessi alla criminalità vera e propria. Chi cerca il lavoro deve fare i conti con i caporali senza scrupoli e che purtroppo in alcuni casi operano in combutta con aziende compiacenti. Vi è una forte crescita della presenza di lavoratori extracomunitari rumeni in particolare che accettano condizioni di lavoro disumani specie a Paternò e nell’Acese. Da alcune nostre informazioni vi è una connessione tra la criminalità del luogo e alcuni rumeni dediti alla ricerca di manodopera agricola.
Oggi in tutti i comuni a forte vocazione agricola Biancavilla- Adrano-Paternò – Scordia - Aci Catena ecc, oltre ad una forte crisi economica e sociale vi sono tensioni che rischiano di esplodere in qualsiasi momento con forte ricadute anche sulla tenuta democratica di quelle comunità.
Per questo in questi anni abbiamo cercato di fare accendere i riflettori su questa drammatica condizione ma purtroppo  spesso abbiamo dovuto constatare l’assoluta indifferenza delle istituzioni.  *
In tal senso vanno ricordate le iniziative del “ Sindacato di strada “ con manifestazioni in tanti comuni della provincia .
Già nel 2011 abbiamo chiesto alla Provincia l’istituzione di una commissione tripartita ma oltre ad una iniziale convocazione poi non è stato dato seguito a quella iniziativa. Per mettere ordine a questa bolgia ci vuole intanto aumentare la qualità e  quantità dei controlli che vanno condotti con grande oculatezza e determinazione e poi e sempre più necessario ed urgente intervenire legislativamente sulle norme del mercato del lavoro agricolo.
La Flai è da tempo impegnata su tutto il territorio a svolgere iniziative per sollecitare la realizzazione di una normativa su questo tema e va ricordato che anche a Catania abbiamo svolto una grande iniziativa alla presenza della compagna Stefania Crogi segretario generale nazionale della nostra categoria dal titolo “ Sgombriamo  il Campo “ 5 proposte per un mercato del lavoro pubblico, controllato e trasparente basato sul principio che l’incontro tra domanda e offerta avvenga in un luogo pubblico (ufficio del lavoro, Comuni Inps ecc, ) attraverso un efficace programma di prenotazione va ricordato che tale iniziativa a fatto  si che anche  a livello regionale si  iniziasse ad attivare qualcosa in tal senso va segnalata la proposta di legge dell’On. Raia che però e ancora ferma nelle commissioni competenti oltre alla riforma del mercato del lavoro e quanto mai necessario riformare gli ammortizzatori sociali a sostegno dei lavoratori di questo comparto.
In tutti i settori di fronte ad una  crisi d produzione, crisi  di mercato o per ristrutturazione vengono applicati opportuni ammortizzatori di sostegno al reddito per i lavoratori.
Invece i braccianti agricoli che non maturano il diritto  di percepire  l’indennità di  disoccupazione sono privi di qualsiasi tutela sociale per questo è opportuno una riforma degli ammortizzatori che in caso di crisi di settore preveda opportuni benefici anche per i braccianti.
Emblematica a tal fine è  la vicenda del virus della tristezza dove in presenza di questo evento calamitoso la regione ha destinato 10 milioni di euro  a sostegno delle imprese a titolo di risarcimento per il danno subito mai lavoratori che hanno perso la possibilità di effettuare le giornate lavorative non hanno avuto nessun sostegno.
Un progetto di rilancio economico deve passare anche dalla valorizzazione della  immense bellezze ambientali naturalistiche di cui il nostro territorio e dotato.
Naturalmente il riconoscimento dell’UNESCO che ha dichiarato l’Etna patrimonio dell’umanità deve essere un punto di partenza e non di arrivo, purtroppo, in questi anni anche sulle politiche ambientali e sullo sviluppo dell’economia verde la Regione in questo caso anche gran parte delle forze politiche del territorio hanno mostrato tutta la loro inadeguatezza, infatti,  è assurdo che da oltre 10 anni deve essere adottato il piano territoriale del parco dell’Etna strumento necessario per pianificare i dovuti interventi infrastrutturali  e per regolamentare le attività economiche che li possono insediarsi   ( agricole, turistiche  ecc.).
Risulta essere anacronistica e priva di qualsiasi logica la proposta fatta da parte di alcune forze politiche economiche del territorio che proponevano , per rilanciare lo sviluppo economico dull’Etna la realizzazione del terzo polo turistico in cui si prevedeva la realizzazione di nuovi impianti di sci a prescindere  quelle che sono le sofferenze che queste attività hanno sia nel versante di Nicolosi e Linguaglossa.
Invece tenuto conto delle peculiarità serve a sviluppate iniziative funzionali alla destagionalizzazione puntando sull’escursionismo sulle attività didattiche che su quell’aria possono andando quindi sulla realizzazione di infrastrutture che hanno un basso impatto ambientale.
Ma il rilancio del complesso di attività economiche passa attraverso la realizzazione d un marchio dell’Etna per tutti i beni e servizi che li vengono prodotti.


28 Febbraio 2014
http://nuke.flaicgilcatania.it/Portals/0/Documenti/relazione_mannino_congresso_14.doc







ALFIO MANNINO RICONFERMATO SEGRETARIO GENERALE DELLA FLAI CGIL CATANIA



Alfio Mannino riconfermato Segretario Generale della FLAI-CGIL di Catania: “Combattere con tutte le nostre forze lavoro nero e caporalato”. Il dibattito sul paradosso catanese: eccellenze agroalimentari e crisi del settore

FLAI CGIL CATANIA SESTO CONGRESSO PROVINCIALE MANNINO RICONFERMATO SEGRETARIO GENERALE






Arancia rossa, pistacchio di Bronte, mele e ciliegie dell'Etna, fragola di Maletto. Sono tutti prodotti tipici di altissimo valore che appartengono all'area etnea. Peccato che per la FLAI-CGIL etnea, il sindacato dei lavoratori agricoli, forestali e dell’industria di trasformazione, che il 28 febbraio 2014 ha celebrato il suo sesto congresso provinciale, nel catanese vi siano molte, troppe aziende del settore in crisi e, anche sul piano occupazionale, l’ultimo anno ha fatto registrare dati preoccupanti: siamo passati da 2 milioni e mezzo di giornate dichiarate a poco più di due milioni.
Sono questi solo alcuni dei dati diffusi nel corso del congresso celebratosi alla Baia Verde di Catania. Nel pomeriggio i delegati hanno confermato segretario generale di categoria l'uscente Alfio Mannino, che ha aperto i lavori con una lunga e dettagliata relazione che ha di fatto disegnato l'identikit di un settore molto complesso come appunto quello agricolo. Ai lavori di oggi hanno partecipato anche il segretario generale della Camera del lavoro Angelo Villari, il segretario di Flai Sicilia Totò Tripi e il segretario nazionale Mauro Macchiesi.
“In Sicilia – sottolinea Mannino - le 2.400 aziende alimentari occupano appena 16.000 addetti: emblematica è la totale assenza della trasformazione dei succhi di agrumi in concentrati, nonostante su questo prodotto non esistano competitori mondiali per la semplice e banale considerazione che l’arancia rossa si produce solo in Sicilia e quasi tutta nella Piana di Catania. Tra l’altro, l’assenza di industrie di lavorazione delle nostre arance produce gravi danni ai produttori che sono costretti a vendere il prodotto ai commercianti a prezzi bassissimi: quest’anno, vista la pezzatura ridotta delle arance, il prezzo arriva al massimo a 20 centesimi.
A pagare il prezzo più alto delle difficoltà del settore agricolo sono i braccianti - continua il segretario - su cui si scaricano i fattori di crisi. I braccianti, infatti, vivono oggi una condizione di sfruttamento e sono costretti a lavorare 8-9 ore al giorno per una paga che si aggira intorno ai 35/40 euro, a fronte di una paga contrattuale che va dai 55 ai 60 euro al giorno. A questo bisogna aggiungere che in agricoltura una giornata di lavoro su due è in nero; siamo, quindi, di fronte a lavoratori che spesso non hanno alcun diritto dal punto di vista assistenziale e previdenziale. Basti pensare che nel 2012 circa 5 mila lavoratori del settore agricolo erano privi di protezione sociale".
Lavoro nero e caporalato sono la regola, e vi è una forte crescita della presenza di lavoratori extracomunitari, rumeni in particolare, che accettano condizioni di lavoro disumane, specie a Paternò e nell’acese. Oggi, in tutti i comuni a forte vocazione agricola (Biancavilla, Adrano, Paternò, Scordia, Aci Catena ecc.), oltre ad una forte crisi economica e sociale, vi sono tensioni che rischiano di esplodere in qualsiasi momento con forti ricadute anche sulla tenuta democratica di quelle comunità. A Catania insistono diverse aziende dell’industria alimentare che pur avendo caratteristiche locali, riescono comunque a coprire mercati molto più vasti del solo ambito regionale. Alla Zappalà, ad esempio, circa 10 giorni fa si è chiusa una vertenza con la sottoscrizione di un accordo che prevede l’esodo di 25 unità tra cui una parte di volontari. Le conseguenze della crisi economica che colpisce le famiglie, con il calo dei consumi, si riverbera fortemente anche sulle aziende produttrici di bibite gassate: SIBEG Coca Cola, SIBAT Tomarchio.
Tuttavia, sul piano occupazionale, ad oggi non ci sono state conseguenze negative soprattutto per la SIBEG. E come ha sottolineato Angelo Villari, "il settore agroalimentare e naturalistico-ambientale catanese rappresenta comunque un'eccellenza principale del nostro territorio, insieme al distretto dell'Etna Valley. Per questo va sostenuto e rilanciato; ma l'obiettivo principale è garantire lavoro, dignitoso e regolare. Solo in questo modo otterremo sviluppo e crescita nella nostra provincia. Il governo regionale dovrebbe tenere maggiormente in conto la necessità di questo rilancio che fino ad oggi, invece, rappresenta purtroppo un "atto mancato" delle istituzioni".


28 febbraio 2014
http://nuke.flaicgilcatania.it/VICongressoManninoriconfermatosegretario/tabid/778/Default.aspx






Auguri al Segretario Provinciale Alfio Mannino per la riconferma







APPELLO DEI FORESTALI ALLE CHIESE DI SICILIA




Lavoro. "Siamo pronti qualora ce ne fosse bisogno, per la manutenzione e cura del verde delle chiese di Piano Zucchi, Piano Battaglia e di tutte quelle strutture religiose che hanno bisogno della manovalanza forestale"

Appello dei Forestali alle Chiese di Sicilia
 
 I lavoratori forestali delle Madonie scrivono alla Conferenza Episcopale Siciliana che, proprio recentemente, ha pubblicato il documento «Considerazioni dei Vescovi siciliani sull’attuale congiuntura della nostra Regione. Le riflessioni circa la situazione economica, sociale e politica». Una lettera accorata, indirizzata anche Al Vescovo della Diocesi di Cefalù, Monsignor Vincenzo Manzella e al Parroco di Isnello, Don Marcello Franco.  




CROCETTA: ABBIAMO COMINCIATO A RISPARMIARE SUI FORESTALI


Sicilia: Crocetta, finalmente con noi vengono usati i fondi comunitari

Palermo, 28 feb.- (Adnkronos) - "Il piano giovani che stiamo presentando oggi la dice lunga sugli attacchi che ci sono stati fatti in questi mesi. Naturalmente chi per vent'anni non ha operato, riteneva che noi dovessimo improvvisamente cambiare la Sicilia, miracolosamente, il giorno che ci siamo insediati, accusandoci di immobilismo. Ma i dati smentiscono le cose". Lo ha detto il Governatore siciliano Rosario Crocetta presentando il piano straordinario per i giovani conl'assessore alla Formazione Nelli Scilabra. "I fondi europei finalmente vengono utilizzati, piu' di quanto previsto - dice Crocetta - Abbiamo risparmiato il 30 per cento sulla Formazione. Abbiamo cominciato a risparmiare sui Forestali, cosa impensabile fino a oggi e abbiamo cominciato a mettere delle cose in campo".


28 Febbraio 2014
http://palermo.repubblica.it/dettaglio-news/12:49/4468905




Il Governo e chi lo appoggia, solamente per aver tagliato ai forestali, merita un bellissimo...







ASSESSORE LO BELLO: NOI ABBIAMO 25 MILA LAVORATORI CHE POSSONO CONTRIBUIRE A LAVORARE SUL DISSESTO IDROGEOLOGICO


Mariella Lo Bello: «Fari puntati su abusivismo e dissesto idrogeologico» 
di Marina Pupella

Forum con Mariella Lo Bello, assessore regionale Territorio e ambiente

L'Assessore Lo Bello
Foto qds.it


Da quanti dipendenti è formata la pianta organica dell’assessorato?
“Ci sono in tutto 365 dipendenti, compresi i 41 precari molto qualificati che si aggiungono al bacino dei 701 non stabilizzati. Queste persone, malgrado fossero lavoratori a progetto, svolgevano la loro attività come fossero dei subordinati a tutti gli effetti. Nel gennaio 2013, ho iniziato una vera battaglia per questi lavoratori e alla fine siamo riusciti ad adire il tavolo di conciliazione presso gli uffici del Lavoro, un impegno pienamente condiviso dal presidente della Regione. Ebbene, da due settimane questi professionisti si occupano di tutte le pratiche arretrate. In assessorato ci sono poi due dirigenti generali e tre dipartimenti: il Corpo forestale, l’Urbanistica e l’Ambiente. Il primo guidato da Vincenzo Di Rosa e gli altri da Gaetano Gullo, che mantiene l’interim. I tre dipartimenti hanno competenze molto diverse fra loro e non è possibile pensare ad una commistione fra di essi. Convinta come sono che si dovesse operare un accorpamento dei vari settori, ho sudato non poco per mettere insieme tutto il personale a tempo determinato, come nel caso dei lavoratori dell’anticendio e della forestale”.

Così dovrebbe essere. Fatto sta che sia alla Regione che nei comuni non esiste un Piano aziendale.
“In Sicilia, anche se con nomi diversi, esistono dei piani aziendali. In assessorato, abbiamo già provveduto a redigerne uno. Poi, è vero pure che la differenza fra pianta organica e fabbisogno di personale è sempre stato una delle grandi incognite della Regione siciliana. Sapere quanto personale c’è alle dipendenze di “mamma” Regione è una cosa, sapere invece di quante unità avrebbe effettivamente bisogno per compiti e obiettivi specifici è un’altra cosa. La vera differenza sta proprio lì”.

Come viene calcolata normalmente una unità che rientra in una pianta organica?
“La si può calcolare attraverso la verifica dei dati e della pratiche elaborate, oppure attraverso gli obiettivi strategici che ci si prefigge. Chiudere un’attività di lavoro per riprenderne un’altra, o addirittura cambiarla è una delle criticità che ho dovuto affrontare all’indomani della mia nomina ad assessore. Non appena insediata, la prima cosa che mi sono chiesta è stata quanto personale c’è, che mansioni svolge e dove è collocato? Quindi, ho provveduto subito a richiedere una relazione che avesse due obiettivi: uno, la fotografia generale e l’altro quale prospettive di sviluppo dare. Poi, mi sono fissata degli obiettivi da raggiungere nel breve termine; fra questi, il report sull’abusivismo, dissesto idrogeologico, sui Prg, quindi la verifica sul cosiddetto Ufficio speciale e bonifiche, il demanio marittimo, le infrazioni comunitarie. In corso d’opera mi sono imbattuta in una serie di problemi”.

Ma torniamo al personale, è stato ridotto?
“Da quando sono assessore ci sono state 165 unità in meno che sono confluite in altri assessorati, ma siamo comunque riusciti ad ottimizzare e valorizzare le nostre risorse”.

Ha firmato una circolare che recepisce il parere del Cga sugli edifici in zone vincolate...
“Il Cga ha dato chiaramente un’indicazione alla Regione rispetto a tutte le pratiche inevase, pena una sequela di contenziosi. Il Cga fa una cosa in più. Si riunisce a sezioni unite invitando la Regione ad affrontare l’annosa questione delle pratiche di sanatoria giacenti negli uffici comunali. Con questa sentenza abbiamo dato indicazione ai Comuni di richiedere i vari pareri (alla Sovrintendenza, ai Geni civili), per definirne lo stato. Se di abuso non sanabile si tratta, come sarà per la maggioranza delle pratiche, queste verranno acquisite al patrimonio comunale, altrimenti dovranno procedere con la liberatoria. Dopo il report sull’abusivismo, abbiamo visto che in Sicilia si è costruito laddove ci sono vincoli, paesaggistici, ma anche legati al dissesto idrogeologico e al rischio sismico. Io ho fatto di più, inviando a giugno 2013 una circolare ai comuni che li obbliga ad acquisire tutti gli immobili abusivi, il cui iter è concluso”.
Con i 5 miliardi richiesti al ministero dell’Ambiente a quali ambiti darete la priorità?
“I progetti presentati dall’assessorato regionale al Territorio prevedono che 2,4 miliardi siano destinati alla prevenzione del rischio idrogeomorfologico; 12,6 milioni per il contrasto all’inquinamento acustico, 300 milioni per l’adeguamento delle reti fognanti e degli impianti di depurazione, 50 milioni per biodiversità e salvaguardia e valorizzazione ambientale. Ma nulla osta che riserveremo delle somme per la messa in sicurezza degli edifici contro il rischio sismico. Una volta avuta certezza dei fondi assegnati potremo affrontare in maniera risolutiva le emergenze presenti in Sicilia e predisporre un piano d’azione finalizzato a migliore la qualità ambientale a tutela della salute dei cittadini e a garantire maggiori condizioni di sicurezza del territorio”.

Per questa valanga di soldi, non sono previsti dei cofinanziamenti della Regione?

“Questo non è un problema, perché alla Regione spetterà il 20% di cofinanziamento, pari ad un miliardo nei vari anni. Poi, bisogna tener conto che il cofinanziamento non è solo di tipo pecuniario, potrebbe anche essere costituito dalle risorse umane. Noi abbiamo 25 mila lavoratori che possono contribuire a lavorare sul dissesto idrogeologico. Ma aggiungo che questi progetti, una volta espletate le gare, potrebbero rilanciare l’occupazione, mettendo in moto fra i 30 e 35 mila posti di lavoro”.

Altri assessorati hanno ricevuto comunicazione analoghe?
“Mi risulta di sì, e sono quegli assessorati che in qualche modo sono collegati al nostro, vedi Energia ed Infrastrutture”.




Che succede dopo i crolli delle palazzine?
“Dopo i crolli di Favara e via Bagolino c’è stata una riunione di Giunta, in cui ho posto il problema di dover affrontare le criticità che riguardano gli edifici vetusti e a rischio cedimento. Ci deve essere una ragione per cui i templi di Agrigento restano lì e invece queste case cadono a pezzi. Da qui nasce il report sull’abusivismo e sulle costruzioni fatte male, con materiali scadenti, che potrebbero provocare altre vittime”.

C’è un studio sul territorio relativo al dissesto idrogeologico?
“Certo, ci sono tutti i Pai (Piani assetto idrogeologico) che ho aggiornato sia a incremento che a decremento. Conosciamo tutti i punti sensibili, la Sicilia è stata fotografata con perizie e controlli in loco”.

Avete fatto una stima di cosa costerebbe mettere in sicurezza i luoghi?
“è stata già fatta. Intanto per i R4 GP1 occorrono circa 2 miliardi e 400 milioni per la messa in sicurezza. R4 è l’indice di rischio, il più elevato, ed abbiamo stabilito che daremo la priorità a questo fattore. Ho chiesto pure che venissero inserite le vie di comunicazione più importanti, le cosiddette vie di fuga, per le quali ho chiesto lo stanziamento di 12 milioni di euro. Abbiamo fatto una stima e realizzato 400 schede relative all’R4P, che abbiamo inviato al ministero dell’Ambiente il quale, lo scorso gennaio, ci informava della disponibilità di somme pari a 55 miliardi di euro del Fondo di azione e coesione da distribuire alle regioni anche per la messa in sicurezza dei territori. Un buona fetta di queste, l’80%, sarà destinata al Sud. Non amo fare annunci slogan, ma a febbraio abbiamo segnalato interventi per 5 miliardi inviando progetti pronti. Il 1° di marzo il Cipe deciderà la ripartizione del Fondo”.

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Articolo pubblicato il 28 febbraio 2014
http://www.qds.it/15314-mariella-lo-bello-fari-puntati-su-abusivismo-e-dissesto-idrogeologico.htm


 

Notizie correlate:







L'11 MARZO SCIOPERO GENERALE DEI LAVORATORI DELL'ANTINCENDIO, DI COSTRUZIONE, DI CURA DEL TERRITORIO, MANUTENZIONE E PREVENZIONE DEI BOSCHI


Lavoratori forestali e agroalimentare Sicilia: l'11 marzo lo sciopero generale

Le segreterie regionali di Fai, Flai e Uila hanno indetto per il prossimo 11 marzo lo sciopero generale dei lavoratori  dell’intera categoria forestale e agroalimentare. A Palermo si terrà la manifestazione regionale.
​L'azione di lotta riguarda principalmente i lavoratori del settore forestale, dei Consorzi di Bonifica, degli stagionali ESA, dell'ARAS, dell’Istituto Zootecnico e del Comparto agro-alimentare.
Si tratta di oltre 26.000 lavoratori, impegnati nell'attività dell'antincendio, di costruzione, manutenzione e prevenzione dei boschi, di cura del territorio. Un territorio soggetto a numerose criticità e che avrebbe bisogno di maggiore cura e investimenti, partendo proprio da un utilizzo appropriato dei lavoratori forestali. Questi lavoratori, al contrario, invece di essere considerati risorsa indispensabile e vere sentinelle del territorio per prevenire i disastri prima che arrivino, sono costretti a fare i conti con stipendi arretrati da mesi e diminuzione delle giornate.
Per chiedere risposte alla regione Sicilia e alle istituzioni l'appuntamento è l'11 marzo a Palermo.

27 Febbraio 2014
http://www.flai.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1086%3Alavoratori-forestali-sicilia-l11-marzo-lo-sciopero-generale&catid=1%3Acomunicati&Itemid=139







FORESTALI SUL PIEDE DI GUERRA: IN SCIOPERO CONTRO "L'INCOMPETENZA DELLA REGIONE"


Forestali sul piede di guerra: in sciopero contro “l’incompetenza della Regione”




Scendono di nuovo in piazza i forestali siciliani. Martedi’ 11 marzo sciopereranno i lavoratori del settore forestale, dei Consorzi di bonifica, gli stagionali Esa, dell’Aras dell’Istituto zootecnico e del comparto agro-alimentare, di tutte le province dell’Isola. A renderlo noto e’ la Fai Cisl, che ha indetto lo sciopero insieme alla Flai Cgil e la Uila Uil. Il giorno dello sciopero si terra’ un concentramento a Palermo a piazza Marina, alle 9.30.
Da qui il corteo partira’ per raggiungere Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della regione siciliana a Palermo. “Tutte le attivita’ del comparto – spiega Adolfo Scotti, segretario Fai Cisl Palermo Trapani – risultano al momento bloccate e non c’e’ chiarezza su come la Regione intende proseguire, c’e’ molta approssimazione e una forte incompetenza da parte sia della politica stessa ma anche dei funzionari degli uffici preposti alla gestione del settore”.


28 Febbraio 2014
http://www.linksicilia.it/2014/02/forestali-sul-piede-di-guerra-in-sciopero-contro-lincompetenza-della-regione/





ALLE PORTE C'E' ORMAI LA STAGIONE ESTIVA, SE NON SI INTERVIENE ADESSO, CON L'ARRIVO DEL CALDO, CHE SI FA?





FORESTALI, SCIOPERO REGIONALE CON MANIFESTAZIONE A PALERMO


Si terrà l’11 marzo, indetto da Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil. Colonna: “C’è una duplice emergenza, economica che riguarda le persone. E di programmazione e governo del territorio”. Trentamila le persone "strozzate da una Finanziaria che ancora non c'è"

Notizie I lavoratori del settore forestale siciliano sciopereranno martedì 11 marzo. La protesta, indetta da Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, riguarderà i dipendenti dei Consorzi di bonifica, gli stagionali Esa, gli operatori dell'Aras, dell'Istituto zootecnico e del comparto agroalimentare di tutte le province dell'Isola. In pratica, 30 mila persone “strozzate – afferma la federazione Cisl dell’agroalimentare – dalla totale mancanza di certezze per una Finanziaria regionale che ancora non c’è”. Il concentramento è previsto a Palermo, a piazza Marina, alle 9,30. Da qui partirà il corteo che raggiungerà Palazzo d'Orleans. “L’emergenza – denuncia Fabrizio Colonna, segretario della Fai Cisl Sicilia – è duplice: c’è un problema economico che riguarda le persone. E c’è un problema di programmazione e governo del territorio che viene anche prima dell’altro. Perché senza programmazione e governo del territorio, non c’è tutela e sviluppo. E non ci sono certezze per i lavoratori”. La Fai Cisl punta il dito contro “l’improvvisazione e l’approssimazione del governo regionale”. E sottolinea tra l’altro che “alle porte c’è ormai la stagione estiva. E ora è il tempo delle opere di prevenzione per la salvaguardia del patrimonio boschivo. Ma se non si interviene adesso, con l’arrivo del caldo, che si fa? Ci si limita a rincorrere gli incendi?”. Il punto, sottolinea il sindacato, è che con una Regione ferma le emergenze possono solo moltiplicarsi. (ug)

27 Febbraio 2014
http://www.cislsicilia.it/Notizie/2014/02/27/43026/FORESTALI-SCIOPERO-REGIONALE-CON-MANIFESTAZIONE-A-PA






PEZZO SULLA FORESTALE ESTRAPOLATO DALLA RELAZIONE DI TONINO RUSSO AL V CONGRESSO PROVINCIALE



Ricevo e pubblico 
da Tonino Russo
Segretario Prov. della Flai Cgil Palermo





Pezzo sulla forestale estrapolato dalla      
Relazione di Tonino Russo,
Segretario Generale della FLAI-CGIL di Palermo
al V Congresso provinciale
Palermo –“San Paolo Palace Hotel”
 19/ 20 febbraio 2014




Per quanto concerne il comparto forestale, da sempre riteniamo che  la funzione produttiva dei boschi assieme a tutte le altre importanti funzioni, come la mitigazione al cambiamento climatico, la tutela della biodiversità, la difesa idrogeologica, le attività turistico-ricreative, la filiera legno-energia, la salvaguardia e la valorizzazione del paesaggio, sono primarie e strategiche  per la nostra regione.
Una regione in cui, il dissesto idrogeologico, causato dalle  intensificazioni delle precipitazioni nei nostri territori, rappresenta una della più pericolose piaghe della nostra terra. Assieme all’avanzare di un processo repentino di desertificazione e del rischio costante di incendi di varia natura, quasi nella totalità dolosi e legati a speculazioni, che stanno degradando e modificando il territorio. Sistemare i danni causati dagli smottamenti ha un costo economico dieci volte superiore a quello per prevenirli. Per non parlare della perdita di vite umane, che non ha prezzo, ed a cui ogni anno assistiamo. Per questi motivi il lavoro dei forestali siciliani assume un valore ed un ruolo strategico e fondamentale per la nostra isola e per la nostra provincia, così come quello dei trattoristi dell’ESA.
Troppo spesso, e  a volte con cattiveria, i forestali siciliani sono stati travolti da una campagna denigratoria senza precedenti. Tacciati di solo spreco ed assistenzialismo. Si paragona la Sicilia alla Lombardia, mentre  quando in Agosto la nostra isola brucia , al nord l’erba è verde.  Anche l’ultima finanziaria regionale è stata oggetto di ulteriori tagli al settore, persino di istituti contrattuali come l’indennità chilometrica, poi impugnata dal Commissario dello Stato,  tagli operati sull’onda della caccia agli sprechi. Nessuno nasconde che il numero elevato dei forestali siciliani è frutto di politiche clientelari del passato, che hanno guardato alla speculazione elettorale  ed affaristica facendo leva su questo comparto. Per tali ragioni la FLAI ha sempre denunziato ed evidenziato  i veri sprechi, ma anche le grandi potenzialità e l’utilità di questo comparto.  Abbiamo sempre rivendicato un riordino serio e concreto di questo settore, una politica ambientale che sappia investire nell’ambiente e valorizzare le professionalità ed il grande patrimonio umano ed economico che sostiene migliaia di famiglie siciliane. Il Segretario Regionale  Totò Tripi, in una recente nota diramata agli organi di stampa, evidenziava come, in riferimento  al modo di interpretare i numeri, si costruiscono scandali mediatici. Infatti è vero che in Sicilia ci sono circa 25.000 forestali, di questi però circa 9.000 effettuano 78 giornate annue, circa 10.000 sono operai con 101 giornate annue, 4.600 effettuano 151 giornate, e solo 1.400 sono a tempo indeterminato. Il monte giornate complessivo effettuato da tutti i lavoratori equivale a poco più di 8.000 lavoratori a tempo indeterminato. Nessuno dice che questi lavoratori operano in  288.000 ettari di aree boscate, in cui esistono 5 parchi  e 79 riserve naturali. Nessuno dice che senza questa forza lavoro,  avremmo una regione ancora più brulla e più degradata, proprio a causa delle condizioni climatiche;  Per non parlare del valore sociale ed economico di questa attività, che ha evitato lo spopolamento dei nostri comuni, specie quelli interni, in cui i livelli di disoccupazione avrebbero raggiunto numeri devastanti. Per questo rivendichiamo un riordino concreto di questo settore, legato ad una politica seria di sviluppo  del comparto ambientale, come i paesi che hanno tratto lezioni dalla crisi e stanno riconvertendo le proprie economie con importanti investimenti, puntando al risparmio energetico, alle energie rinnovabili ed ad uno sviluppo eco-sostenibile. In tal senso molto si può fare, utilizzando i fondi del PSR destinati all’ambiente e programmando un piano pluriennale di salvaguardia e messa in sicurezza di tutto territorio, frutto di una seria politica ambientale. Gli sprechi vanno trovati altrove, negli appalti e nelle forniture, ci interroghiamo su come possa essere possibile che la Sicilia con gli oltre 20.000 impiegati regionali , ma anche con le professionalità esistenti tra gli stessi forestali, dia in appalto a ditte esterne l’elaborazione delle paghe dei 25.000 forestali, con un aggravio ulteriore della spesa. Ci chiediamo come mai, nonostante la sanità pubblica sia pagata dalla stessa regione, si dia in appalto a privati la sorveglianza sanitaria di 25.000 lavoratori, e su tanto altro si potrebbe intervenire.  Riteniamo che vada fatto un riordino complessivo, senza che il Governo Crocetta continui a procedere tagliando risorse all’interno delle finanziarie. Quello che registriamo è che dal 2011 ad oggi i lavoratori forestali hanno perso un terzo del salario, l’accordo sottoscritto con il precedente Governo nell’anno 2009 è stato disatteso, riducendo le risorse finanziarie investite in questo settore di circa 70 milioni di euro. Se aggiungiamo a questo il mancato recepimento del CCNL di categoria, che solo in Sicilia non viene applicato, il mancato rinnovo del CIRL, il cui ultimo rinnovo risale al 2001, e la mancata erogazione degli arretrati contrattuali ad una  parte di lavoratori, possiamo affermare che quella dei forestali è la categoria che più di tutte ha pagato in termini di perdita di salario e potere d’acquisto ed è quella su cui più di tutte si è abbattuta la scure dei tagli.  In provincia di Palermo vi sono circa un terzo dei forestali della Sicilia. In questo clima di sfiducia , di scoraggiamento e di delusione, dettato anche da disattese aspettative da parte di un governo di centro sinistra, stanno prendendo piede spinte populiste, foraggiati dalla cattiva politica, con lo scopo di screditare il sindacato unitario e probabilmente attirare consensi in vista delle elezioni europee, promettendo la stabilizzazione di tutto il comparto. Siamo convinti che abbiamo agito con grande responsabilità ed oculatezza, tenendo presente, che ogni scelta ed ogni iniziativa riguardava il futuro e la sorte di migliaia di lavoratori e di famiglie siciliane,  con la chiarezza che sempre ci ha contraddistinto con i lavoratori e le istituzioni. Nell’ultima finanziaria il governo ha in parte accolto alcune richieste sindacali, come la riunificazione dei lavoratori sotto un unico assessorato ed unico datore di lavoro, cosa che riteniamo assolutamente positiva, ed un primo passo per discutere su un utilizzo produttivo della forza lavoro. Allo stesso tempo, il governo, ha tentato di bloccare il turn-over per i passaggi nelle fasce superiori, introdurre il limite di età per l’antincendio, ma anche ridurre l’indennità chilometrica, tutte questioni superate grazie all’iniziativa sindacale. Vanno superati tutti gli ostacoli che impediscono il regolare pagamento delle retribuzioni, una vera piaga per i lavoratori. La parte economica che finanziava il settore è stata però impugnata dal Commissario dello Stato. Stessa sorte è toccata ai trattoristi dell’ESA, ai Consorzi  di bonifica, all’Istituto zootecnico, al vivaio “Paulsen”. Il Governo dovrà trovare una soluzione, ma occorre affrontare con determinatezza e responsabilità una vertenza delicata che mette a rischio la tenuta democratica dell’intera categoria, mettendo in campo iniziative forti   nelle piazze a fianco dei lavoratori, quando il confronto e la trattativa non portano risultati. E’ ormai inderogabile lo sciopero generale di tutta la categoria da fare in tempi brevissimi. La strada da seguire è quella del rinnovo del CIRL, dove all’interno si possono trovare soluzioni concrete sia per ridare dignità a questo pezzo del mondo del lavoro, ma anche a garanzia dei livelli occupazionali.
PROPOSTA
Facciamo una proposta concreta per valorizzare il lavoro dei forestali, utilizzare proficuamente gli scarti delle lavorazioni forestali e la produzione del legno, in un ottica di risparmio per le casse della regione, con un vantaggio per l’ambiente e la salute pubblica. Utilizzare tutte le biomasse derivanti dai nostri boschi, ma anche dall’agricoltura, sotto forma di Cippato o Pellet, per alimentare le caldaie, o creazioni di piccole centrali a biomassa per la produzione di calore e acqua calda di tutti gli ospedali della Sicilia. Operazione che può essere estesa anche a tutte le scuole ed edifici pubblici. La regione risparmierebbe svariati milioni di euro, che bisognerebbe quantificare, per reinvestirli in un processo di stabilizzazione dei lavoratori forestali.



Una bella e condivisibile relazione.