Un accordo con i privati per i siti minori Turismo.
Il soprintendente Micale: «Vogliamo riaprire al pubblico luoghi come Eloro o Castelluccio»
I sindacati: «Obiettivi condivisibili, ma non si possono escludere i lavoratori di Novamusa o i forestali»
chiuso al pubblico da sempre, nonostante gli
sforzi per tenerlo in vita
foto lasicilia.it
SALVATORE MAIORCA
A piccoli passi il recupero dei cosiddetti siti minori di rilevanza culturale e turistica avanza. E domani si arriverà alla formulazione di uno schema di accordo fra Soprintendenza e privati per le gestione di questi siti. «Si tratta di una possibilità prevista dall'articolo 112 del Codice per i beni culturali, ma rimasta inutilizzata - rileva il soprintendente Orazio Micale -. Stiamo cercando di metterla in pratica per poter aprire alla pubblica fruizione beni culturali di estremo interessi, ma rimasti nell'oblio completo».
«D'altra parte - aggiunge l'architetto Micale - l'assessorato regionale dei Beni culturali (e per esso la Soprintendenza) non dispone delle risorse necessarie per tenere aperti questi siti e per garantirne vigilanza e manutenzione. Un accordo con privati all'altezza del compito può essere la soluzione del problema».
Lo schema di accordo sarà inviato al Dipartimento regionale dei Beni culturali e all'Ufficio legislativo e legale. Una volta approvato diventerà operativo. E consentirà di conseguire un doppio risultato: il recupero di questi beni culturali finora negati alla fruizione e una opportunità di lavoro per i futuri gestori: associazioni culturali e cooperative del settore culturale e turistico.
Il progetto ha trovato peraltro l'ostilità della Cgil, la quale ha paventato una eventuale infiltrazione di clientele. Tuttavia va avanti. «Gli obiettivi di recupero e gestione dei siti culturali minori sono, di per sé, giusti, opportuni, condivisibili - afferma da parte sua Paolo Zappulla, segretario generale della Cgil siracusana -. Non possiamo invece condividere l'affidamento di questo compito ad associazioni e cooperative quando ci sono i giovani di Novamusa e i forestali in situazioni di precariato e pronti a essere utilizzati senza impiego di risorse pubbliche, che non ci sono. Se con i proventi delle biglietterie possono lavorare associazioni e cooperative non si vede perché non possano farlo i ragazzi di Nuova musa e i forestali».
In effetti qui non si tratta soltanto di staccare biglietti. Si tratta di fare accoglienza dei visitatori, di promuovere i siti, e via discorrendo. E questi non sono certo lavori affidabili ai forestali.
«Infatti la mia non è una opposizione totale e preconcetta - precisa Zappulla -. Io dico invece sediamoci e discutiamone».
«L'iniziativa della Soprintendenza prevede peraltro una esperienza per un tempo limitato - puntualizza a sua volta il soprintendente Micali -. Si tratta di un tentativo di natura essenzialmente sperimentale, per recuperare siti finora trascurati e per i quali non ci sono risorse pubbliche. In ogni modo lo schema di accordo sarà inviato al dipartimento regionale dei Beni culturali e all'Ufficio legislativo e legale della Regione. Dopo di che si vedrà. Non credo proprio che si arrivi a una conclusione per quest'anno. L'obiettivo rimane comunque recuperare e rendere fruibili siti rilevanti come Santa Lucia di Mendola (nei pressi di Palazzolo), Castelluccio (nei pressi di Noto), Eloro, e via discorrendo. Si tratta di un contributo sul campo per la realizzazione di un obiettivo rimasto finora teorico soltanto: la collaborazione tra pubblico e privato nel settore dei Beni culturali».
Naturalmente rimane sempre il criterio di fondo: vigilanza, tutela, ricerca restano prerogative inalienabili della pubblica amministrazione; e soltanto la gestione (biglietteria, accoglienza, pulizie, piccola manutenzione, per esempio) sarebbe da affidare a privati.
«Due scuole di pensiero si contrappongono su questa materia - conclude il soprintendente Micale. - Ma da questa contrapposizione si deve pur uscire».
05 Giugno 2013
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