La grande occasione
della Sicilia in ginocchio
Chissà che, costretta dai tempi di vacche magre, la politica siciliana non riesca a fare, per forza, quello che per decenni non ha mai saputo e voluto fare per scelta, ossia spazzare via, o per lo meno ridimensionare, un assistenzialismo spendaccione e devastante.
La Sicilia è sul lastrico. Evviva. No, non chiamate la neuro. E non ricopriteci di insulti e contumelie per questa innocua provocazione. Sforzandoci in un esercizio di ottimismo in tempi così cupi, vogliamo provare, malgrado tutto a guardare il bicchiere mezzo pieno. La Regione in questi giorni è alle prese con un complicatissimo bilancio. L'assessore Bianchi deve vedersela con conti che hanno più buchi di una forma di gruviera. Anni di eccessi vengono al pettine ai tempi delle vacche magre e dei tagli dei trasferimenti romani. Un lavoro di spending review, malgrado le accuse rivolte lancia in resta da Rosario Crocetta ai suoi predecessori, era già stato avviato dal precedente governo sotto la gestione di Gaetano Armao. Adesso, però, si è davvero arrivati all'osso. Per usare un'espressione superata dai tempi ma sempre efficace nella sua aura vintage, non c'è più una lira. Ma rimanendo nell'ambito delle citazioni non dotte, e tornando ancora più indietro nel tempo, ci viene da dire con un Manfredi d'annata: fusse che fusse la vorta bona? E sì, perché in una Sicilia in ginocchio, con le casse prosciugate, le prebende, le regalie e gli sperperi devono essere gioco forza, una volta e per tutte, affrontati, aggrediti e azzerati. Pena il naufragio. E chissà che la politica siciliana non riesca a fare, per forza, quello che per decenni non ha mai saputo e voluto fare per scelta, ossia spazzare via, o per lo meno ridimensionare, un assistenzialismo spendaccione e devastante, che ha soffocato lo sviluppo per tenere in vita clientele.
La crisi, nera, come grande occasione. Possibile? Forse. Qualche segnale incoraggiante arriva. C'è il bubbone della formazione professionale, tanto per fare un esempio. Si è ingrossato anno dopo anno nell'era di Cuffaro, fino ad assumere dimensioni e costi insostenibili a fronte della modestia dei risultati in termini di effettiva utilità dei corsi per introdurre i disoccupati al mondo del lavoro. In questo contesto, con quella cifra un po' confusionaria che caratterizza certe mosse di questa giunta, Crocetta ha cominciato ad avviare un percorso radicale di revisione. La speranza è che, nella ragionevole salvaguardia delle posizioni sostenibili, questo porti effettivamente a una rivoluzione del sistema, che non guardi in faccia agli illustri interessi che si annidano nella formazione e che hanno reso gli enti serbatoio di consenso elettorale. L'esperienza dell'Avviso 20 è chiusa, inizia una nuova era, hanno detto il governatore e la sua giovane assessore. Speriamo solo che dal male non si finisca al peggio. Ma l'assenza di soldi ci fa auspicare, per i motivi sopra detti, che qualcosa possa migliorare.
Ragionamento analogo vale per i forestali. Ventimila e passa, un esercito da fare impallidire il Canada con i suoi aceri e le sue sequoie. I soldi per continuare a mantenerli in allegria non ci sono più. E quindi toccherà lavorare, anche ai giardinetti se servirà, ha fatto sapere la giunta regionale. Ci sembrerebbe un piccolo grande passo verso un'agognata normalità. Hai visto mai?
Stesso discorso per le Province. Certo, difficilmente sentiremo la mancanza di presidenti, assessori e consiglieri provinciali e dei dieci milioni e passa che dalle nostre tasche migravano ogni anno nelle loro come indennità. Ma abituati, perdonate l'ineleganza, a ritrovare puntualmente la fregatura in ogni riforma epocale, non vorremmo risvegliarci tra qualche mese in una Sicilia dove al posto delle nove Province ci sono tre città metropolitane e una ventina di consorzi di Comuni, così per dire. Stiamo a vedere e speriamo. Appellandoci, e perdonateci l'ultima poco raffinata citazione popolare, all'antico adagio siculo: più scuro di mezzanotte...
25 Marzo 2013
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