I forestali siciliani
La Sicilia annovera all’incirca 25mila lavoratori stagionali che hanno il compito di ripulire i 340mila ettari di boschi. La Sardegna con 1 milione e 200mila ettari di foresta, ha 7mila forestali. Il numero di operai forestali della Sicilia è eccessivo, questo ormai è un dato assodato persino dagli stessi sindacati e lavoratori. Domandiamoci però perché i tagli, in tale sistema, debbano sempre partire dal basso, una buona volta non potrebbero partire dall’alto? Da quei politici e quei dirigenti pubblici che di questo spreco di denaro dei contribuenti sono i maggiori responsabili?
La storia degli sprechi siciliani parte da lontano, dall’era della rivoluzione industriale, quando il lavoro rurale fu travolto da quello nelle fabbriche, per lo più dislocate nell’area del centro-nord Italia. La Sicilia, come molte zone del Sud, diventò così la principale fornitrice di operai che emigrarono al Nord. In cambio la regione, diventò un enorme stipendificio pubblico grazie alle tasse dell’Italia industrializzata. Forse tutto ciò fu reso possibile anche per gli interessi dei colletti bianchi del Nord, che non volevano un concorrente sul piano industriale. Faceva comodo avere una Fabbrica di Operai a buon mercato, mantenendola povera ma non troppo.
Oggi le rovine di quel mondo e di quella cultura, si possono vedere nelle centinaia di enti pubblici inutili, che costellano le amministrazioni regionali del centro-sud. Troppo facile ora gridare allo scandolo, troppo facile ora cimentarsi nel sparare sulla croce rossa. Se si vogliono veramente cambiare le cose bisogna iniziare a cambiare le persone che hanno concepito e diretto questo sistema economico.
Federico Perazzoni
02 Novembre 2012
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