24 ottobre 2012

POLVERIERA SICILIA




Polveriera Sicilia

 

 I pasticcini di Report
e gli arancini di Camilleri

report sicilia
C’era una volta, anzi c’è ancora, qualcuno che entra in pasticceria, si guarda attorno, posa lo sguardo su ciò che lo attrae di più e chiede se i pasticcini sono freschi. La risposta è quella di sempre, “freschissimi sono”, ma la faccia di chi la regala la risposta, subisce delle contrazioni, essendo diventato ormai difficile trattenere la risata di fronte a tanta sprovvedutezza.
È per questa ragione che quando si vuole addebitare a qualcuno una imperdonabile ingenuità, l’inutilità di un quesito a causa della risposta scontata, si fa dell’ironia, ripetendo l’ormai logora domanda sui pasticcini.
Questa tiritera per avvertirvi che il problema non finisce uscendo dalla pasticceria. Nel mondo dell’informazione le domande con risposta prestampata vengono poste continuamente con l’aggravante che il destinatario non viene colto da conati di risate pazzesche e chi le pone ritiene di stare indagando sui destini del mondo.
Facciamo un esempio. Lo Speciale di Report dedicato alle elezioni regionali siciliane è un contenitore irripetibile di domande del tipo: i pasticcini sono freschi? C’è stato qualcuno che se n’è accorto? Nessuno, anzi. Le nostre osservazioni sulla superficialità dello Speciale, che rompe con una tradizione di accuratezza e lavoro d’indagine senza uguale (in Italia), sono state accolte come un tentativo di giustificare la politica siciliana e le sue nefandezze. La cosa non ci sorprende e non ci smarrisce: il manicheismo obnubila la mente più dell’ignoranza, del pregiudizio, della malafede, dell’intolleranza. Una cosa è lo stato dell’arte – una Sicilia politica inaccettabile – un’altra il modo in cui essa è stata rappresentata, illustrandola come una incursione nell’ombelico del mondo, dove tutto è tenebra e miseria con il risultato che non si si capisce più niente e si finisce con l’assolvere tutto e tutti, perché tanto sono tutti uguali.
Ma andiamo ai pasticcini. Il filo conduttore dello speciale è rappresentato dalla folla di dipendenti pubblici, oltre che dai candidati indagati e dai voltagabbana. Un numero strabocchevole di dipendenti pubblici che pesa in modo mostruoso sui conti e propone. La carrellata di Report sugli organici del personale, e questo è un elemento positivo, ci ha fatto scoprire la presenza di precari che “lavorano” anche nelle chiese siciliane. Ce ne sono, a quanto pare, ben quattrocento, retribuiti, al servizio delle parrocchie.
Ma questo è folklore, rispetto alla elefantiasi dei forestali, tanto per fare un esempio, la cui organizzazione del lavoro non ha impedito che la Sicilia fosse fra le Regioni più colpite dagli incendi nel Paese (organizzazione del lavoro, e non responsabilità personale dei lavoratori).
Report propone un test sulla volontà dei candidati alla presidenza della Regione ed alla carica di deputati regionali di liberarsi di questa folla di forestali. Come? Chiede ai candidati, alla vigilia delle rune, se intendano, in pratica, mandare a casa i trentamila forestali. Che cosa volte che rispondano i candidati ad una settimana dalle urne, che cacceranno via tutti quanti? Insomma, i pasticcini sono freschi? Nessuno, naturalmente, ha osato accennare all’opportunità di ridimensionare gli organici.
Piuttosto nello sciorinare i numeri e fare comparazioni fra la Sicilia e la Lombardia, si sarebbe dovuto, e potuto dire, che i forestali regionali lombardi sono molti di meno, perché la Lombardia ha anche forestali statali, mentre la Sicilia, regione a statuto speciale, non ha forestali statali, ma solo regionali. Ed è per questa ragione che sono di più.
Questa precisazione non cambia le cose, perché i forestali siciliani sono molto di più e che nonostante sia diminuito il loro numero, a causa di una legge regionale, approvata alla vigilia delle urne nel 2006, ha aumentato i costi alzando il numero delle giornate lavorative senza intervenire nell’organizzazione del lavoro. Puro clientelismo ed assistentato.
Un altro esempio? I consulenti. Report ha raccontato che sono 700 e si sono spesi tanti soldi per loro. Avrebbe potuto aggiungere che una legge regionale impone la trimestralità delle consulenze ed il loro rinnovo, sicché i numeri siciliani si moltiplicano per quattro e risultano, così, inferiori a quelli di tante altre regioni d’Italia. Significa che la Regione ha operato con buonsenso e oculatezza? Manco per sogno, le consulenze vanno ridotte drasticamente e sono, spesso, un modo per farsi gli amici o premiare i “clienti”.
Queste distorsioni del mercato del lavoro stanno dentro un’economia largamente condizionata dalle risorse pubbliche e dalla modesta offerta di lavoro “privato”. La realtà non ha bisogno di essere drogata. È vero che al botteghino si vende meglio il film fosco e drammatico, ma Report ha rappresenta il meglio del giornalismo italiano e al botteghino non ha mai badato.
Il fatto è che quando si affronta la questione siciliana, c’è una naturale propensione a esasperarne i toni. Altrimenti non fa notizia. Una escalation comunicazionale che provoca assuefazione e finisce con l’attenuare l’indignazione e la voglia di partecipazione, piuttosto che suscitarle. Meglio gli arancini di Camilleri che i pasticcini di Report.

24 Ottobre 2012






2 commenti:

  1. Un operaio forestale24 ottobre 2012 alle ore 21:53

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  2. Carissimo operaio forestale, i commenti devono essere firmati, puoi anche decidere di rimanere anonimo, basta che lo specifichi. Saluti affettuosi

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