Mandiamo a casa la vecchia politica
Grandi nubi si addensano su questo finale di campagna elettorale. Sono le nubi della confusione politica e istituzionale.
Ci sono decine di Comuni in bolletta perché l’amministrazione regionale
non ha erogato i fondi previsti dalle leggi. Tanti Sindaci si rifiutano
di aprire i seggi elettorali per le elezioni regionali di domenica
prossima. Con molta probabilità, verranno precettati dai Prefetti. Ma,
così ci dicono, inizieranno lo sciopero della fame.
Per le strade di Palermo gli operai della Forestale bloccano qua e là il traffico. Caos e disperazione dei cittadini. Motivo:
non vengono pagati da agosto, nonostante promesse e provvedimenti, a quanto pare, più cartacei che sostanziali.
La Regione siciliana è praticamente fallita. Un bel ‘regalo’ per il futuro presidente della Regione.
La politica siciliana tradizionale, intanto, è sempre più
‘politicante’. E sempre più incomprensibile. Non si capisce, ad esempio,
com’è stato possibile che un personaggio come
Rosario Crocetta,
che a Gela ne ha combinate di tutti i colori, sia oggi il candidato
ufficiale del Pd e dell’Udc alla guida della Sicilia. Su di lui abbiamo
letto qualche timido comunicato di esponenti politici. E anche la
notizia che un esponente dello Stato, che si è occupato di lui –
indagando su di lui – negli anni in cui era Sindaco di Gela, adesso è
candidato nel ‘listino’ dello stesso Crocetta.
Una storia incredibile. Un segnale.
In questa grande confusione, nel pieno della campagna elettorale notiamo – non si può non notare – il ruolo attivo della mafia.
A Trapani, tanto per gradire, l’amministrazione provinciale uscente, ‘targata’
Udc, si ‘dimentica’ di costituirsi parte civile in un processo di mafia.
Un altro segnale.
La stessa cosa si ripete negli uffici della Regione siciliana retta da
Raffaele Lombardo:
due alti funzionari, occupandosi di fatti amministrativi, si
‘dimenticano’ la costituzione di parte civile al Tar e al Cga in
processi dove sono coinvolte aziende che una Prefettura ha definito
riconducibili alla mafia.
Ancora un segnale.
Una ‘dimenticanza’ molto brutta, considerato che il presidente della
Regione, Raffaele Lombardo – che è il capo dell’amministrazione
regionale – è inquisito per mafia. Un presidente che è stato oggetto di
accusa gravissime, sempre in ordine a fatti di mafia, formulate dall’ex
assessore,
Marco Venturi. Altro segnale.
Nelle liste – sempre con riferimento ai partiti politici tradizionali – impazzano i candidati inquisiti.
Nulla di nuovo e di strano. Come abbiamo ripetuto più volte, da
garantisti riteniamo che l’essere inquisiti non debba impedire a un
qualunque cittadini di porre la propria candidatura in una competizione
elettorale. A patto che le accuse non riguardino fatti di mafia. In
questo caso dovrebbe essere lo stesso cittadino inquisito per mafia a
farsi da parte per una questione di opportunità. Invece, in alcuni casi,
sono in lista.
Fanno ancora riflettere, a proposito del rapporto
mafia-politica, le dichiarazioni rilasciate qualche settimana fa
dall’Avvocato generale dello Stato, Ignazio De Francisci, che ha detto a
chiare lettere che gli inquisiti per corruzione, turbativa d’asta e
mafia non dovrebbero partecipare alla competizione elettorale. E,
invece, questi personaggi, come già accennato, li ritroviamo pronti per
essere votati dagli elettori.
Nell’osservare questi strani – ma
visibili –
rapporti tra politica e mafia
notiamo altre anomalie. La prima – forse la più macroscopica – è la
presenza tra i Partiti politici tradizionali del Pd siciliano in un
ruolo che, negli anni della cosiddetta Prima Repubblica, è stato della
Dc. Con una differenza: che nella Democrazia cristiana, rispetto a certi
fenomeni degenerativi, non c’era uniformità di vedute e il dibattito
era spesso vivace, se non infuocato. Mentre nel Pd di oggi, al di là di
vacue dichiarazioni di intenti destinate ai giornali (e destinate a
spegnersi negli stessi giornali, senza mai sortire reali effetti
politici) l’accettazione di scelte politiche (e non soltanto politiche…)
avviene, di fatto, all’unanimità (con la sola eccezione dell’area che
si richiama a Ignazio Marino).
Così il Pd siciliano, che pure annovera nel proprio ‘Dna’ personaggi
di grande spessore culturale e politico, sempre in prima fila nella
lotta alla mafia, si ritrova al Governo con un presidente della Regione
inquisito per mafia.
Trovando poi
del tutto ‘normale’ allearsi con l’Udc (l’Udc, lo ricordiamo ancora una
volta, che a Trapani, amministrando la Provincia, si ‘dimentica’ di
costituirsi parte civile in un processo di mafia…) nella corsa alla
presidenza della Regione.
Che cosa abbia spinto il Pd ad occupare lo spazio politico che fu
della Dc, con ‘annessi e connessi’, non è facile capirlo. Certo, quando
ci si unisce con ex democristiani ‘scafati’ come hanno fatto gli ex
comunisti quando si sono ‘mescolati’ con la Margherita per fondare,
appunto, il Pd, non si migliora. Però, arrivare al punto – come ha fatto
il Pd siciliano – di opporsi al ritorno alla gestione pubblica
dell’acqua; di penalizzare i cittadini con scelte dissennate sulla
gestione dei rifiuti (sempre per favorire i privati); di avallare tutte
le scelte clientelari di Lombardo; e di pretendere e ottenere la
gestione della formazione professionale con un proprio dirigente
generale mentre, ufficialmente, il Partito è all’opposizione, beh,
questo è francamente troppo.
La verità è che questo Pd siciliano ha tutti i difetti della Dc, ma non ne ha i pregi. Così,
per la bramosia di potere, ha finito con il perdere del tutto una già
scarna fisionomia di Partito di sinistra. Per finire, ormai senza
possibilità di ritorno, tra le ‘braccia’ dell’Udc.
Di
Raffaele Lombardo non c’è bisogno di parlare:
parlano gli atti amministrativi: suoi, di alcuni suoi assessori e di
alcuni dirigenti regionali a lui vicini (come gli ‘sbadati’ che hanno
dimenticato i processi per mafia in corso).
Nella politica tradizionale, nonostante i suoi sforzi, c’è anche
Gianfranco Miccichè.
Il personaggio è simpatico. Oggi, dopo aver rotto con il Pdl di
Berlusconi, sta cercando di ‘ridisegnare’ il proprio profilo politico.
Anche rispetto alla sua campagna elettorale non possiamo non notare
alcune contraddizioni. Miccichè dice di voler cambiare la Sicilia, ma è
alleato di Lombardo, che la Sicilia, in quattro anni di mal governo,
l’ha praticamente distrutta. Dice di correre per vincere, ma molti
esponenti politici vicini a Lombardo sono finiti in parte nelle liste
dell’Udc, in parte nella lista di Crocetta, in parte della lista di
Futuro e Libertà.
Confusione casuale? Non ci crediamo. Lombardo, per sua abitudine gioca su tre o quattro tavoli.
Noi vorremmo credere a Gianfranco Miccichè, alla sua candidatura per vincere. Ma i fatti oggettivi raccontano un’altra storia.
Miccichè ha già governato la Sicilia con Lombardo, con il Pd, con
l’Udc, con Futuro e Libertà, insomma, con quanto di peggio offre oggi la
politica siciliana.
Certi candidati di Lombardo stanno facendo votare Crocetta. Noi vorremmo tanto sbagliarci.
Ma
come si fa a non pensare a un’alleanza tra Lombardo, Crocetta, l’Udc,
il Pd e Futuro e Libertà per ostacolare la candidatura di Nello
Musumeci?
E’ un fatto oggettivo. Anche perché, grazie alla stupida legge
elettorale siciliana, verrà eletto un presidente della Regione senza
maggioranza. Miccichè ha forse detto che, in caso di elezione di
Crocetta, Grande Sud non farà parte del Governo regionale?
Riepilogando: Pd siciliano, Crocetta, Udc, Miccichè, Fli: tutti uniti
per fare perdere Musumeci. Una cosa del genere, qualche anno fa,
l’hanno fatta anche a Catania per fare perdere sempre Musumeci, che era
candidato a Sindaco della città Etnea. Ci riusciranno anche stavolta?
Come i nostri lettori possono notare, questi Partiti che abbiamo nominato rappresentano il peggio della politica
siciliana.
Anche
lo stesso Musumeci, gran persona per bene, alla fine è appoggiato da
due Partiti – Pdl e Cantiere popolari-Pid – che hanno governato la
Sicilia negli ultimi dieci anni. Affossandola.
Rivediamo assieme personaggi e Partiti che hanno distrutto la Regione
siciliana, portandola al dissesto finanziario, mortificando l’Autonomia
tra precari, ruberie nell’agricoltura (ridotta allo stremo), gestione
folle della pubblica amministrazione (mille e 800 dirigenti, un numero
superiore a quello dell’intera amministrazione pubblica francese),
mancato impiego dei fondi europei, Comuni al fallimento, gestione
dell’acqua e dei rifiuti ai privati e via continuando con lo sfascio.
Quando Giovanna Marano, candidata della vera Sinistra alla presidenza
della Regione, dice che Crocetta, pessimo Sindaco di Gela, rappresenta
la continuazione del lombardismo dice una sacrosanta verità. Come si fa a
votare ancora per il Pd, per il Pdl, per l’Udc? Basta! Non si può
continuare ad affidare la Regione a chi l’ha massacrata.
Siamo in democrazia. E’ giusto che Lombardo, Cracolici, Lumia,
Miccichè, l’Udc, Fli tentino di nuovo di prendere in giro i siciliani.
Ma è altrettanto giusto non farsi più prendere in giro.
Oggi, i siciliani, hanno una grande opportunità: liberarsi,
in un solo colpo, di Raffaele Lombardo, del Pd di Antonello Cracolici e
di Giuseppe Lumia, dell’Udc, del Pdl, degli altri ex democristiani e, in
generale, di tutto quello che gira intorno alla candidatura di
Crocetta.
Se si vuole veramente iniziare una stagione politica senza mafia
bisogna voltare pagina. Se in Sicilia si deve cambiare, con il rispetto
per i candidati alla presidenza della Regione che non abbiamo citato, i
siciliani hanno a disposizione due nomi: q
uello di Giovanna Marano e quello del grillino Giancarlo Cancelleri.
Il nostro sogno? Vedere questi due candidati al primo e al secondo
posto, non importa in che ordine. Vincano e governino insieme. Per dare
alla Sicilia una speranza di cambiamento. Con la mafia spedita
finalmente all’opposizione.
25 Ottobre 2012