31 agosto 2012

IN ESTATE SI INCENDIANO I BOSCHI E IN AUTUNNO ARRIVANO I NUBIFRAGI


In estate si incendiano i boschi, in autunno arrivano i nubifragi. Gli amministratori? Stanno a guardare e aspettano! Che cosa?  

   

La parte terminale dell’estate, come al solito, rappresenta il periodo del consuntivo dei danni ambientali causati dagli incendi provocati dagli uomini. Come al solito alla fine dell’estate iniziano le piogge che sono spesso caratterizzate da eventi eccezionali nelle aree attraversate dai cumulo nembi che sono veri e propri meteo-serial-killer in grado di inondare la superficie del suolo con decine e centinaia di millimetri di acqua in qualche ora. L’autunno del 2011 è stato caratterizzato dagli eventi catastrofici (oltre 10 vittime) delle Cinque Terre-Garfagnana, di Genova, San Gregorio Magno, messinese tirrenico a Saponara e Barcellona Pozzo di Gotto. Sono eventi ripetitivi e certamente non possono costituire delle sorprese! Gli studi in tempo reale eseguiti dallo scrivente nelle aree devastate hanno fornito dati originali, finora mai rilevati, pubblicati prontamente e diffusi in modo che cittadini ed amministratori sappiano come si può, almeno, agire in modo da evitare altre vittime.

Caratteristiche curve pluviometriche registrate in aree attraversate da cumulo nembi con individuazione del momento in cui deve essere diramato l’Allarme Idrogeologico Immediato al fine di mettere al sicuro i cittadini
Le aree devastate dal fuoco incombenti su aree abitate ed antropizzate possono alimentare flussi detritici distruttivi incanalati quando i versanti vengono investiti da piogge intense connesse al transito di un cumulo nembo che può rilasciare quantitativi di acqua variabili da qualche decina di mm a circa 150 mm in una-due ore. I versanti non percorsi dal fuoco qualora vengano interessati da piogge di oltre100 mm in un’ora e per alcune ore, inevitabilmente alimentano diffuso ruscellamento e conseguenti colate detritiche e piene che possono devastare i fondo valle abitati attraversati spesso da un alveo-strada.
Attualmente, nonostante la prevedibilità degli eventi catastrofici, siamo completamente esposti al rischio idrogeologico.
Conoscenze non adeguate dei fenomeni piovosi connessi al transito dei cumulo nembi e del comportamento dei versanti incombenti su aree abitate rappresentano le premesse di ripetute disgrazie idrogeologiche.
Che fare quando un incendio devasta i versanti?
Senza perdere tempo, dopo gli incendi, i sindaci dovrebbero fare delimitare su carte topografiche di dettaglio le aree percorse dal fuoco al fine di individuare i bacini imbriferi interessati e conseguentemente le aree urbanizzate, a valle, che potrebbero essere interessate rovinosamente da eventuali colate detritiche.
Di seguito dovrebbero predisporre un piano di protezione civile per le aree potenzialmente interessate dai flussi detritici da attivare, in sinergia con la Protezione Civile Regionale, in relazione all’andamento delle piogge da monitorare con uno strumento dedicato, in modo da attuare le idonee misure di difesa della popolazione.
Ci si può difendere dai flussi detritici veloci e dalle piene che sono causati dai cumulo nembi?
Si!  Con il Sistema di allarme idrogeologico immediato

Schema degli effetti al suolo che si possono verificare quando si verifica un eccezionale evento piovoso come quello che ha interessato Monterosso e Vernazza e individuazione del momento in cui fare scattare l’Allarme Idrogeologico Immediato
Le nostre ricerche innovative hanno evidenziato che le precipitazioni molto intense che hanno innescato le colate detritiche degli ultimi anni  (Messina sud nell’ottobre 2009 e messinese tirrenico nello scorso autunno) hanno un andamento tipico che può consentire di allertare l’area urbanizzata con almeno  alcune decine di minuti di anticipo sull’eventuale arrivo di flussi fangoso-detritici; pochi minuti però sufficienti a liberare le strade, preventivamente individuate, dalle persone che vi stiano transitando attuando un piano localmente già messo a punto e verificato con esercitazioni pratiche.
Dopo il disastro del messinese dell’ottobre 2009 evidenziammo che con l’attuale sistema di monitoraggio delle precipitazioni non si è in grado di capire in tempo reale se un cumulo nembo stia investendo una parte della superficie del suolo. Solo dopo il disastro lo sapremo; troppo tardi. Proprio come è accaduto ad Atrani il 9 settembre 2010. L’intensità della pioggia del cumulo nembo è nettamente superiore a quella delle piogge “normali”; pluviometri e moderni sensori meteo ubicati sul territorio con una maglia stretta e collegati in rete sono in grado di individuare e delimitare in tempo reale l’area investita dai cumulo nembi.
In base alle caratteristiche morfologiche e geologiche devono essere costruiti preventivamente scenari di “effetti al suolo” nelle aree dove si possono innescare colate detritiche con il coinvolgimento di alberi d’alto fusto e blocchi lapidei (es. dove i versanti sono inclinati più di 30°) e dove invece vi sarà scorrimento di acqua superficiale e trasporto di sedimenti fini (versanti prevalentemente argillosi inclinati meno di 20° circa).

La tragedia del 1° ottobre 2009 a Giampilieri
Un ruolo fondamentale per garantire una adeguata difesa dei cittadini è riservato al sistema di allarme idrogeologico immediato che deve rappresentare una novità assoluta nei sistemi di protezione civile in aree che possono essere interessate da eventi piovosi eccezionali rilasciati dai cumulo nembi.
Dopo pochi minuti che i pluviometri hanno registrato che il bacino è interessato da piogge molto intense (rilasciate inequivocabilmente dai cumulo nembi) deve scattare l’allarme lungo l’alveo strada e le vie laterali che possono essere invase dai flussi idrici, fangosi e detritici che possono sopraggiungere dopo un periodo variabile da circa 15 a circa 30 minuti qualora nei bacini vi siano parti di versanti che sono state devastate dagli incendi oppure dopo diverse decine di minuti come accaduto a Vernazza (circa 5 ore).
Il piano di protezione civile deve individuare esattamente le aree che possono essere invase dall’acqua, fango e detriti e l’altezza massima inondabile. Quando scatta l’allarme i cittadini si devono portare almeno al primo piano o nelle parti dell’abitato più alte di almeno 5m rispetto alla strada ubicata sull’alveo. Le aperture (porte, finestre) devono essere chiuse con apparati stagni allo scattare dell’allarme.
Lungo il bacino a monte dell’abitato e all’imbocco dell’alveo strada devono essere sistemati congegni per una videosorveglianza e per il controllo meccanico del deflusso in alveo in modo che può essere individuato il sopraggiungere di onde di piena.
 
31 Agosto 2012
 
 

Nessun commento:

Posta un commento

Ogni commento anonimo sarà cestinato, verranno pubblicati tutti tranne quelli offensivi e/o volgari, si ricorda che commentare significa anche assumersi la responsabilità di ciò che si dice. Qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi. Quelli con profilo Anonimo DEVONO essere firmati alla fine del commento altrimenti saranno cancellati. Il titolare del blog declina ogni responsabilità per i commenti rilasciati da terzi. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro rimozione.