Sicilia, "tempesta" senza crisi
In un paesino della Sicilia più profonda, la gente si muove in auto, persino con ingombranti fuoristrada. Da dove arrivano i quattrini? Su 2087 abitanti, 1.000 pensioni...
Operai forestali in Sicilia.
Di recente sono stato in Sicilia, proprio mentre imperversava la tempesta finanziaria. Nell'entroterra della più grande isola del Mediterraneo, arrivavano gli echi degli alti e bassi della Borsa nei sonnacchiosi paesini appollaiati sulle rupi sotto un cielo turchino che è difficile trovare altrove. Apparentemente nessuno sembrava interessarsi alla crisi. Una sorta di rassegnata pazienza sembrava avvolgere il giallo paesaggio delle stoppie estive.
Qualcuno mi faceva notare che da quelle parti la crisi non c'è. E già questo appare sorprendente. In effetti non è proprio così. Non c'è la crisi perché non c'è neppure un tessuto produttivo ed economico. E allora di che cosa vive la popolazione locale? L'agricoltura è residuale, così pure la pastorizia che insieme danno lavoro a due o tre famiglie. Ma solo in parte. Eppure ci sono negozi, perfino piccoli supermercati. La gente si muove in auto, perfino con gli ingombranti fuoristrada anche solo per percorrere poche centinaia di metri. Dunque esiste una circolazione monetaria per quanto ridotta. Da dove arrivano i quattrini?
La prima grande "industria" è costituita dalle pensioni dei vecchi. Su 2.087 abitanti (dati 2010), con un’età media di 47,1, ci sono 862 famiglie e 1.000 pensioni. Quarantacinque famiglie circa campano grazie allo stipendio del Comune. Altrettanti sono i "lavoratori socialmente utili", tradotto vuol dire categoria di assistiti che gravano sulle finanze degli enti locali. E ancora si contano una quarantina di operai forestali. Ce ne sono oltre 30.000 in tutta l'isola, divisi in due grandi categorie: i cinquatunisti (quelli impiegati per 51 giorni all’anno) e i centocinquantunisti (quelli che lavorano 151 giorni all’anno).
Sono padri di famiglia impegnati stagionalmente nei rari boschi siciliani che ogni tanto ardono misteriosamente. Quando i forestali non corrono tra gli alberi bruciacchiati risultano disoccupati e quindi retribuiti con l'apposita indennità Inps. Nel frattempo fanno di tutto: i contadini, gli allevatori, gli imbianchini... In nero. La crisi è altrove. Calati juncu ca l'acqua passa... Letteralmente: abbassati giunco che l’acqua passa. Vuol dire che i siciliani piuttosto che ribellarsi si piegano e aspettano che passi la tempesta.
Qualcuno mi faceva notare che da quelle parti la crisi non c'è. E già questo appare sorprendente. In effetti non è proprio così. Non c'è la crisi perché non c'è neppure un tessuto produttivo ed economico. E allora di che cosa vive la popolazione locale? L'agricoltura è residuale, così pure la pastorizia che insieme danno lavoro a due o tre famiglie. Ma solo in parte. Eppure ci sono negozi, perfino piccoli supermercati. La gente si muove in auto, perfino con gli ingombranti fuoristrada anche solo per percorrere poche centinaia di metri. Dunque esiste una circolazione monetaria per quanto ridotta. Da dove arrivano i quattrini?
La prima grande "industria" è costituita dalle pensioni dei vecchi. Su 2.087 abitanti (dati 2010), con un’età media di 47,1, ci sono 862 famiglie e 1.000 pensioni. Quarantacinque famiglie circa campano grazie allo stipendio del Comune. Altrettanti sono i "lavoratori socialmente utili", tradotto vuol dire categoria di assistiti che gravano sulle finanze degli enti locali. E ancora si contano una quarantina di operai forestali. Ce ne sono oltre 30.000 in tutta l'isola, divisi in due grandi categorie: i cinquatunisti (quelli impiegati per 51 giorni all’anno) e i centocinquantunisti (quelli che lavorano 151 giorni all’anno).
Sono padri di famiglia impegnati stagionalmente nei rari boschi siciliani che ogni tanto ardono misteriosamente. Quando i forestali non corrono tra gli alberi bruciacchiati risultano disoccupati e quindi retribuiti con l'apposita indennità Inps. Nel frattempo fanno di tutto: i contadini, gli allevatori, gli imbianchini... In nero. La crisi è altrove. Calati juncu ca l'acqua passa... Letteralmente: abbassati giunco che l’acqua passa. Vuol dire che i siciliani piuttosto che ribellarsi si piegano e aspettano che passi la tempesta.
Giuseppe Altamore.
Nessun commento:
Posta un commento
Ogni commento anonimo sarà cestinato, verranno pubblicati tutti tranne quelli offensivi e/o volgari, si ricorda che commentare significa anche assumersi la responsabilità di ciò che si dice. Qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi. Quelli con profilo Anonimo DEVONO essere firmati alla fine del commento altrimenti saranno cancellati. Il titolare del blog declina ogni responsabilità per i commenti rilasciati da terzi. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro rimozione.